Viviane Couzinet, Médiations hybrides: le documentaliste et le chercheur en sciences de l'information

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Serena Sangiorgi

Abstract

Viviane Couzinet. Médiations hybrides: le documentaliste et le chercheur en sciences de l'information. Paris: ADBS , 2001. 340 p. (Collection Sciences de l'information. Série Recherches et documents). ISBN 2- 84365-045-3. Eur 27,44.
La figura del documentalista in Francia ha una storia e un profilo molto articolati, ben difficilmente comparabili o traducibili in italiano. La problematica affrontata in questo volume ne è un esempio: il rapporto tra il documentalista professionista e il ricercatore accademico di scienze dell'informazione, indagato attraverso l'analisi dei contributi pubblicati sulla rivista «Documentaliste - Sciences de l'information» (Doc-SI) tra il 1964 e il 1997. L'autrice attraverso una meticolosa disamina degli articoli di quegli anni presenta un interessante quadro dell'evoluzione dello scambio tra le due componenti, ma soprattutto puntualizza una serie di concetti molto interessanti anche al di là dell'ambito specifico e geografico della ricerca. Per un lettore non documentalista (o che non si ritiene tale) e non francese riveste infatti grande interesse il metodo usato nell'analisi, che offre spunti inediti per una trasposizione e una traduzione in ambiti del tutto differenti. Il volume si presenta suddiviso in tre capitoli, preceduti da una corposa Introduzione e seguiti da più brevi Conclusioni, e termina con un poderoso apparato critico. L'idea di partenza è esposta sin dalla prima frase: «Cette recherche es largement liée a notre histoire personnelle et à notre parcours professionnel. Documentaliste, nous avons fréquenté des outils d'information ancrés dans les techniques, dans le savoir-faire professionnels. Devenue enseignante-chercheuse en sciences de l'information (SI), nous avons changé de pratique: d'une pratique professionnelle de la documentantion, nous sommes passée à une pratique de recherche et d'enseignement sul la documentation. Changé? Pas vraiment, pas complètement». Il legame è costituito dallo strumento comune: la rivista (Doc-SI) che viene indagata come specchio di entrambe le parti. Nata come «Documentaliste» nel 1964, rivista professionale dei documentalisti francesi (riuniti in una associazione nazionale fin dal 1963), dal 1976 cambia titolo fondendosi con (e proseguendo la storia di) «Sciences de l'information» (nata nel 1972 con timida apertura verso la ricerca pura). Nel trattino del titolo si identifica veramente un "trait d'union", fertile campo di crescita delle "médiations hybrides", ovvero di natura duplice, innestata (e non si confonda con altri ibridismi, oggi molto di moda in ambito bibliotecario). La rivista viene a pubblicare contributi professionali, derivati dalla pratica del lavoro di documentalista, ma anche articoli di ricerca universitaria nel campo delle scienze dell'informazione, in una costante interazione che l'autrice viene a definire médiations mosaiques alludendo all'effetto visivo delle varie tessere composte in un unico colpo d'occhio. Analizzando in profondità i titoli, i contenuti, i profili degli autori, le due parti dapprima fortemente disarmoniche, con netta prevalenza dei documentalisti professionali e delle loro problematiche, tendono nel tempo e soprattutto negli anni Novanta a un sostanziale pareggio, suscitando anche qualche polemica proprio per questo fatto tra i documentalisti "puri". Di particolare interesse è il percorso metodologico che supporta l'intera analisi. La riflessione porta l'autrice ad interrogarsi sul quadro storico della nascita della figura e del termine stesso di "documentalista"; sul perché si sia scelta una rivista e quella rivista; su cosa siano una rivista ed un articolo scientifico, ovvero quali siano i connotati specifici di "scientificità" per questi due termini; sull'esistenza di un contrapposto ambito "professionale" con norme, temi di interesse, anche un linguaggio specifici; sulle implicazioni dei legami personali tra gli autori principali (spesso figure importanti nell'associazione dei documentalisti) e il mondo della cultura francese, accademica e non. Questo tipo di indagine potrebbe essere trasportato con risultati degni di nota anche in ambienti diversi.
Possono suscitare qualche dubbio invece soprattutto due fattori: il ricorso a fonti rigidamente francesi e lo stile delle note. Benché centrato su una analisi molto circoscritta (essendo francesi la rivista, l'associazione professionale, l'organizzazione accademica) la scarsità di riferimenti fuori dal contesto strettamente nazionale, con appena qualche apertura al mondo francofono canadese, non può passare inosservata anche e soprattutto per quanto riguarda i rimandi metodologici. Anche l'uso severo delle norme di citazione in pieno "Name-year Style" e la numerazione delle note in modo decisamente poco usuale alla consuetudine italiana, più avvezza all'impostazione ISO 690, non può non destare qualche perplessità.

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