La crisi della comunicazione scientifica: soluzioni a confronto

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Sandra Di Majo

Abstract

Negli ultimi decenni del '900 sono già chiari agli osservatori più attenti i problemi e le contraddizioni del sistema formale della comunicazione scientifica. Dal punto di vista delle biblioteche universitarie e di ricerca, la crisi viene percepita come la progressiva difficoltà, conseguente alla crescita esponenziale della quantità e dei prezzi delle pubblicazioni, a far fronte alle esigenze di informazione e documentazione del pubblico.
Una volta accertato che la dismissione degli abbonamenti, a cui pure sono tuttora costrette, è un rimedio solo effimero o addirittura controproducente (data la scarsa elasticità della domanda che caratterizza in particolare i periodici) e consapevoli delle opportunità aperte dallo sviluppo delle reti, le biblioteche hanno esteso la cooperazione aderendo o riunendosi in consorzi finalizzati all'acquisto delle pubblicazioni elettroniche. Non si possono certo negare gli effetti positivi di queste aggregazioni. Ne sono evidenti esempi l'aumentato potere contrattuale nei confronti degli editori (che agisce non solo sui prezzi, ma anche su altre condizioni delle licenze) e un ampliamento nell'offerta informativa certamente impensabile se le trattative di acquisto fossero svolte isolatamente. Non si possono tuttavia altresì ignorare le ragioni di chi afferma che i consorzi non rimuovono la principale causa della crisi e cioè la posizione pressoché monopolistica assunta dall'editoria commerciale nella circolazione dell'informazione scientifica. Le reali soluzioni alla crisi sono quindi quelle che consentono di restituire competitività al mercato.
Quest'ultima linea di pensiero ha trovato espressione in più iniziative: l'appoggio a riviste di elevata qualità scientifica e prezzi nettamente concorrenziali a quelli di mercato (è la finalità di Sparc, una coalizione tra società scientifiche, università e biblioteche di ricerca che ha di recente istituito anche una sezione in Italia). La proposta di liberalizzare l'accesso a tutta la produzione scientifica trascorso un certo periodo di tempo dalla pubblicazione (PubMed Central ne è un concreto esempio). La proposta, ancor più radicale, di S. Harnad di costituire presso ogni università o società scientifica, archivi (che possano tra loro colloquiare) dove far confluire la produzione scientifica che i ricercatori vogliono diffondere per comunicare i risultati delle proprie ricerche senza aspirare ad un immediato compenso economico.
Nella prospettiva di così profonde trasformazioni, è importante che la professione abbia piena consapevolezza dei problemi ed adeguata preparazione per partecipare attivamente alle innovazioni e non semplicemente subirle. Dare un appoggio in questa direzione rientra certamente tra i compiti delle Associazioni professionali.

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