Chun Wei Choo - Brian Dettor - Don Turnbull, Web work: information seeking and knowledge work on the World Wide Web
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Abstract
Chun Wei Choo – Brian Detlor – Don Turnbull. Web work: information seeking and knowledge work on the World Wide Web. Dordrecht: Kluwer, 2000. 219 p. (Information science and knowledge management; 1). ISBN 0-7923-6460-0. Eur 86.
Una piacevolezza da segnalare di questa nuova collana della Kluwer (che l'opera qui recensita inaugura) è che nel suo comitato editoriale internazionale è presente anche un noto membro italiano: Augusta Maria Paci dell'ISRDS del CNR. Anche gli autori sono singolarmente conosciuti nel mondo del Web e del KM e tutti e tre insieme, tutti e tre dell'Università di Toronto, Facoltà d'Information studies, hanno già collaborato per una comunicazione al congresso 1998 dell'ASIS sul medesimo argomento (che è, anzi, base scientifica di questo libro), quando presentarono un modello comportamentale della ricerca delle informazioni su Web, soprattutto centrato su che cosa fanno i manager e gli specialisti della tecnologia dell'informazione la fotografia di come ci muoviamo noi nel Web, insomma! Dei tre, Choo è l'inventore, tra l'altro e oltre al resto della sua estesa produzione, dell'ormai famosa piramide cognitiva dell'organizzazione intelligente, che lega in un tutto sinergico ingegneri, bibliotecarî e direttori generali; di Detlor forse qualcuno ha apprezzato un articolo sull'«International journal of information management» dell'aprile 2000 dedicato ai portali come tentativo/occasione per dare un'infrastruttura razionale al caos dell'informazione aziendale (un modo, insomma, per riacchiappare dalla coda la razionalità dei sistemi informativi); quanto a Turnbull, è esperto d'informetrica del data mining ed è probabilmente l'ideatore del modello matematico che qui viene utilizzato (ma in ogni caso, e per fortuna, non presentato).
L'opera si rivolge a un uditorio che va dagli studenti universitarî ai professionisti impegnati nella creazione di sistemi informativi per l'Intranet, e si prefigge tre obiettivi, corrispondenti ad altrettante sezioni dell'opera:
fornire una rassegna e una sintesi dei modelli teorici descrittivi dei modi con i quali avvengono, nelle organizzazioni, la ricerca dell'informazione e le correlate attività cognitive;valutare il ruolo dell'Intranet come infrastruttura per il lavoro collaborativo e proporne nuovi modelli;studiare la ricerca dell'informazione sul Web e derivarne metodi quantitativi che possano migliorarne le prestazioni.I titoli delle sezioni e dei capitoli sono espliciti:Information seeking and knowledge work (1. Information seeking; 2. The structure and dynamics of organizational knowledge);Knowledge work on Intranets (1. The Intranet as infrastructure for knowledge work; 2. Designing Intranets to support knowledge work);Information seeking on the World Wide Web (1. Models of information seeking on the word wide web; 2. Understanding organizational Web use).Partendo dal principio che l'uso del Web implica un lavoro sull'uomo e sulla società in quanto si esprimono attraverso il Web, viene proposta, al fine di coniugare il significato degli oggetti virtuali insieme con gli scopi per i quali essi esistono, l'imprescindibilità di ogni ricerca di valore dalla catenadati => informazione => conoscenza => azione => risultatirivendicando, quindi, gli intenti pragmatici di ogni forma di comunicazione, che non può cioè avvenire senza uno scopo o, almeno, un'intenzione, e che sono qui, entrambi, supposti razionali, almeno per quanto la razionalità (ma, in più, ci chiediamo: quale razionalità?) possa insistere alla base di un'azione business oriented.Poiché la trasformazione della conoscenza in azione/risultato esige l'integrazione delle categorie, rispettivamente, delle risorse conoscitive (il tacito, l'esplicito, il culturale) con quelle dei connessi processi conoscitivi (creazione, diffusione, utilizzo), gli autori pongono sotto esame due modelli di questa possibile integrazione. Nel primo, le organizzazioni generano nuove capacità mediante le "semplici" combinazione e integrazione della conoscenza attuale nei loro membri; nel secondo, è il conoscere stesso dell'organizzazione che viene posto come risultato finale emergente da una rete di processi informativi che sanno connettere la creazione della conoscenza con l'attribuzione di senso e la presa delle decisioni.
La relativa staticità e "gratuità" della situazione del primo caso - che è, comunque, base del secondo - viene quindi maggiormente dinamizzata orientando il sistema, appunto, all'azione. Va da sé che la chiave della trasformazione risieda, ancora e sempre, in un accorto e "proattivo" uso della tecnologia dell'informazione, che può accelerare - e, comunque, condizionare - i processi trasformativi stessi in diversi modi: fornendo accesso rapido e diretto a una vasta gamma di risorse informative elettroniche; consentendo agli utenti non solo di consultare più fonti, ma anche di filtrarle in modo selettivo, di spiare (monitoring) le tendenze in atto e gli sviluppi in corso, di scoprire percorsi significativi nascosti in grandi insiemi di dati, di condividere, discutere, interpretare nuove informazioni; di fare da supporto, infine, all'azione mediante il governo (managing) dell'informazione e mediante la disponibilità dell'informazione appropriata per un determinato individuo o un determinato gruppo impegnati in un determinato compito o che collaborano per un determinato progetto.
Il senso di tutto ciò è anche uno dei sensi del libro: il ruolo vitale ricoperto dalla tecnologia dell'informazione nel creare un'infrastruttura in grado di dar supporto (razionale, appunto) al "lavoro" della conoscenza. Fin qui, forse, nulla di nuovo o che già non sappiamo. Il suggerimento nuovo che ne discende sta, invece, da un'altra parte, e risiede nel concetto di ecologia dell'informazione che deve permeare di sé non solo ogni struttura organizzativa, ma anche ogni comportamento informativo e ogni pratica di lavoro dei membri dell'organizzazione. Qui ecologia vale, correttamente, casa cioè ambiente, cioè cultura informativa e politica - con tutti i sensi e significati che questa parola sottende - dell'informazione: un orientamento all'esterno, ai fini, ai perché esistenziali ed economici dell'organizzazione, che servono a posizionare ogni azione informativa nell'insieme di tutte le altre.
Che il riferimento di base non sia la tecnologia ma, in ultima analisi, l'etica, ce lo dice un passo nel quale si sottolinea che mediante il focalizzarsi sul comportamento dell'utente, sulle sue azioni pratiche, concrete, e sulle sue percezioni, l'infrastruttura conoscitiva verrebbe progettata per promuovere un corretto uso della tecnologia piuttosto che per promuovere la tecnologia in quanto tale. A che cosa serve, infatti, la tecnologia, se non a essere docile strumento dell'agire umano? Questa prospettiva rovescia quella - ormai, tradizionale - dell'Internet-fine-a-se-stesso, orizzonte ontologico che - esso sì - darebbe senso e valore all'informazione e alla conoscenza. Il Web, sostengono gli autori, ha, infatti, trasfigurato l'ambiente dell'informazione online in una comunità d'informazione ipertestuale che non tollera confini e che è assai poco disposta a riconoscere e accettare controlli o autorità.
Così, in quanto nuovo genere di mezzo informativo, il Web stimola continuamente nuovi comportamenti da parte dei suoi utenti che, a loro volta, stimolano le nuove traiettorie che il Web andrà a seguire. In questa circolarità sono i nuovi "digerati" (letterati del digitale! controllate l'anglo-neologismo sul Merriam - Webster) che diventano attori dell'evoluzione perché navigando, trovando e valutando informazione, tracciando e seguendo rotte, organizzando l'informazione personale, costringono il Web ad aver bisogno di siti che devono essere visitati e ricordati, siti correlati che devono essere raccomandati, informazione rilevante che dev'essere ritrovata automaticamente, eccetera.
Basandosi su questa rassegna di come il Web viene attualmente usato, gli autori tracciano, infine, un elenco di principi (riassunti in una tabella) per potenziare l'uso efficace del Web nel contesto dell'organizzazione, che potremmo anche usare nella creazione dei nostri virtual reference desk, se non addirittura come paradigma per orientare le nostre ricerche future. Soprattutto la seconda sezione può risultare utile per chi, di noi, sta progettando, con l'incubo del dicembre 2003, Intranet aziendali, magari "solo" come ambiente nel quale far circolare i flussi documentali del protocollo e dell'archivio "corrente".
Una piacevolezza da segnalare di questa nuova collana della Kluwer (che l'opera qui recensita inaugura) è che nel suo comitato editoriale internazionale è presente anche un noto membro italiano: Augusta Maria Paci dell'ISRDS del CNR. Anche gli autori sono singolarmente conosciuti nel mondo del Web e del KM e tutti e tre insieme, tutti e tre dell'Università di Toronto, Facoltà d'Information studies, hanno già collaborato per una comunicazione al congresso 1998 dell'ASIS sul medesimo argomento (che è, anzi, base scientifica di questo libro), quando presentarono un modello comportamentale della ricerca delle informazioni su Web, soprattutto centrato su che cosa fanno i manager e gli specialisti della tecnologia dell'informazione la fotografia di come ci muoviamo noi nel Web, insomma! Dei tre, Choo è l'inventore, tra l'altro e oltre al resto della sua estesa produzione, dell'ormai famosa piramide cognitiva dell'organizzazione intelligente, che lega in un tutto sinergico ingegneri, bibliotecarî e direttori generali; di Detlor forse qualcuno ha apprezzato un articolo sull'«International journal of information management» dell'aprile 2000 dedicato ai portali come tentativo/occasione per dare un'infrastruttura razionale al caos dell'informazione aziendale (un modo, insomma, per riacchiappare dalla coda la razionalità dei sistemi informativi); quanto a Turnbull, è esperto d'informetrica del data mining ed è probabilmente l'ideatore del modello matematico che qui viene utilizzato (ma in ogni caso, e per fortuna, non presentato).
L'opera si rivolge a un uditorio che va dagli studenti universitarî ai professionisti impegnati nella creazione di sistemi informativi per l'Intranet, e si prefigge tre obiettivi, corrispondenti ad altrettante sezioni dell'opera:
fornire una rassegna e una sintesi dei modelli teorici descrittivi dei modi con i quali avvengono, nelle organizzazioni, la ricerca dell'informazione e le correlate attività cognitive;valutare il ruolo dell'Intranet come infrastruttura per il lavoro collaborativo e proporne nuovi modelli;studiare la ricerca dell'informazione sul Web e derivarne metodi quantitativi che possano migliorarne le prestazioni.I titoli delle sezioni e dei capitoli sono espliciti:Information seeking and knowledge work (1. Information seeking; 2. The structure and dynamics of organizational knowledge);Knowledge work on Intranets (1. The Intranet as infrastructure for knowledge work; 2. Designing Intranets to support knowledge work);Information seeking on the World Wide Web (1. Models of information seeking on the word wide web; 2. Understanding organizational Web use).Partendo dal principio che l'uso del Web implica un lavoro sull'uomo e sulla società in quanto si esprimono attraverso il Web, viene proposta, al fine di coniugare il significato degli oggetti virtuali insieme con gli scopi per i quali essi esistono, l'imprescindibilità di ogni ricerca di valore dalla catenadati => informazione => conoscenza => azione => risultatirivendicando, quindi, gli intenti pragmatici di ogni forma di comunicazione, che non può cioè avvenire senza uno scopo o, almeno, un'intenzione, e che sono qui, entrambi, supposti razionali, almeno per quanto la razionalità (ma, in più, ci chiediamo: quale razionalità?) possa insistere alla base di un'azione business oriented.Poiché la trasformazione della conoscenza in azione/risultato esige l'integrazione delle categorie, rispettivamente, delle risorse conoscitive (il tacito, l'esplicito, il culturale) con quelle dei connessi processi conoscitivi (creazione, diffusione, utilizzo), gli autori pongono sotto esame due modelli di questa possibile integrazione. Nel primo, le organizzazioni generano nuove capacità mediante le "semplici" combinazione e integrazione della conoscenza attuale nei loro membri; nel secondo, è il conoscere stesso dell'organizzazione che viene posto come risultato finale emergente da una rete di processi informativi che sanno connettere la creazione della conoscenza con l'attribuzione di senso e la presa delle decisioni.
La relativa staticità e "gratuità" della situazione del primo caso - che è, comunque, base del secondo - viene quindi maggiormente dinamizzata orientando il sistema, appunto, all'azione. Va da sé che la chiave della trasformazione risieda, ancora e sempre, in un accorto e "proattivo" uso della tecnologia dell'informazione, che può accelerare - e, comunque, condizionare - i processi trasformativi stessi in diversi modi: fornendo accesso rapido e diretto a una vasta gamma di risorse informative elettroniche; consentendo agli utenti non solo di consultare più fonti, ma anche di filtrarle in modo selettivo, di spiare (monitoring) le tendenze in atto e gli sviluppi in corso, di scoprire percorsi significativi nascosti in grandi insiemi di dati, di condividere, discutere, interpretare nuove informazioni; di fare da supporto, infine, all'azione mediante il governo (managing) dell'informazione e mediante la disponibilità dell'informazione appropriata per un determinato individuo o un determinato gruppo impegnati in un determinato compito o che collaborano per un determinato progetto.
Il senso di tutto ciò è anche uno dei sensi del libro: il ruolo vitale ricoperto dalla tecnologia dell'informazione nel creare un'infrastruttura in grado di dar supporto (razionale, appunto) al "lavoro" della conoscenza. Fin qui, forse, nulla di nuovo o che già non sappiamo. Il suggerimento nuovo che ne discende sta, invece, da un'altra parte, e risiede nel concetto di ecologia dell'informazione che deve permeare di sé non solo ogni struttura organizzativa, ma anche ogni comportamento informativo e ogni pratica di lavoro dei membri dell'organizzazione. Qui ecologia vale, correttamente, casa cioè ambiente, cioè cultura informativa e politica - con tutti i sensi e significati che questa parola sottende - dell'informazione: un orientamento all'esterno, ai fini, ai perché esistenziali ed economici dell'organizzazione, che servono a posizionare ogni azione informativa nell'insieme di tutte le altre.
Che il riferimento di base non sia la tecnologia ma, in ultima analisi, l'etica, ce lo dice un passo nel quale si sottolinea che mediante il focalizzarsi sul comportamento dell'utente, sulle sue azioni pratiche, concrete, e sulle sue percezioni, l'infrastruttura conoscitiva verrebbe progettata per promuovere un corretto uso della tecnologia piuttosto che per promuovere la tecnologia in quanto tale. A che cosa serve, infatti, la tecnologia, se non a essere docile strumento dell'agire umano? Questa prospettiva rovescia quella - ormai, tradizionale - dell'Internet-fine-a-se-stesso, orizzonte ontologico che - esso sì - darebbe senso e valore all'informazione e alla conoscenza. Il Web, sostengono gli autori, ha, infatti, trasfigurato l'ambiente dell'informazione online in una comunità d'informazione ipertestuale che non tollera confini e che è assai poco disposta a riconoscere e accettare controlli o autorità.
Così, in quanto nuovo genere di mezzo informativo, il Web stimola continuamente nuovi comportamenti da parte dei suoi utenti che, a loro volta, stimolano le nuove traiettorie che il Web andrà a seguire. In questa circolarità sono i nuovi "digerati" (letterati del digitale! controllate l'anglo-neologismo sul Merriam - Webster) che diventano attori dell'evoluzione perché navigando, trovando e valutando informazione, tracciando e seguendo rotte, organizzando l'informazione personale, costringono il Web ad aver bisogno di siti che devono essere visitati e ricordati, siti correlati che devono essere raccomandati, informazione rilevante che dev'essere ritrovata automaticamente, eccetera.
Basandosi su questa rassegna di come il Web viene attualmente usato, gli autori tracciano, infine, un elenco di principi (riassunti in una tabella) per potenziare l'uso efficace del Web nel contesto dell'organizzazione, che potremmo anche usare nella creazione dei nostri virtual reference desk, se non addirittura come paradigma per orientare le nostre ricerche future. Soprattutto la seconda sezione può risultare utile per chi, di noi, sta progettando, con l'incubo del dicembre 2003, Intranet aziendali, magari "solo" come ambiente nel quale far circolare i flussi documentali del protocollo e dell'archivio "corrente".
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