La biblioteca provinciale: l'utente e i servizi: IV convegno nazionale, Pescara, 28-29 settembre 2000
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Abstract
La biblioteca provinciale: l'utente e i servizi: IV convegno nazionale, Pescara, 28-29 settembre 2000, a cura di Dario D'Alessandro. Roma: AIB, 2001. 181 p. ISBN 88-7812-074-X. Eur 18,07.
A volere sintetizzare in due parole il salto di qualità compiuto dagli organizzatori nel concepire il quarto convegno nazionale pescarese, di cui anche quest'anno l'Associazione pubblica gli atti, potremmo dire: l'utente, finalmente. I precedenti incontri sulle biblioteche provinciali - che il presidente dell'AIB Poggiali definisce un «tentativo di tipologia», mentre il curatore del volume ha cercato a più riprese di delinearne un profilo istituzionale e ne ha promosso il coordinamento - erano stati dedicati al ruolo e alla funzione pubblica, alle forme di gestione e alla formazione professionale, all'accesso alla professione e alle dotazioni organiche. Avere questa volta incentrato i lavori del convegno sui servizi al pubblico (istanza, per la verità, non del tutto trascurata nei convegni degli anni precedenti) ci pare abbia contribuito enormemente, mi si perdoni l'espressione un po' canzonatoria, a “sprovincializzare” i contenuti del dibattito, sottraendolo al rischio di arenarsi nelle secche delle disposizioni contrattuali, di agitarsi nelle acque torbide dei pasticci legislativi che da sempre caratterizzano il nostro settore, di ruotare su se stesso in cerca di un'alchimia amministrativa o gestionale che da sola, come il genio della lampada, sia in grado di avverare magicamente ogni probo desiderio del bibliotecario professionale e progressivo.
Finalmente, l'utente. La ragion d'essere delle biblioteche comunali, provinciali, consortili, regionali, statali, nazionali, o di quel che volete. Bibliotecari e amministratori, riuniti nella biblioteca provinciale “Gabriele D'Annunzio” di Pescara, che ricominciano a discutere dall'inizio, cioè avendo come focus il pubblico della biblioteca pubblica. E allora ben venga l'appello iniziale per la modifica dell'art. 2 della legge n. 248/2000 (diritto d'autore), ben vengano i continui richiami alle nuove Guidelines dell'IFLA e alla professionalità degli operatori da parte di Igino Poggiali (La biblioteca al servizio dello sviluppo del territorio) e degli altri relatori, benvenuto l'invito di Alberto Petrucciani (Nuovi servizi e uguaglianza di accesso) a considerare la necessità di transitare con coraggio dalla biblioteca “aperta a tutti” a quella “rivolta a tutti”, secondo il discrimine qualitativo esistente tra il principio dell'uguaglianza di accesso e la logica dell'equità di servizio (in proposito, Petrucciani dimostra in modo convincente l'attualità di alcune indicazioni contenute in un volume pubblicato dall'AIB quasi quarant'anni fa: La biblioteca pubblica in Italia: compiti istituzionali e principi generali di ordinamento e funzionamento). Dario D'Alessandro nella Premessa correttamente individua nella cooperazione lo strumento per potere garantire un servizio davvero soddisfacente a tutti gli utenti delle biblioteche pubbliche italiane, da Asti a Trapani (distanza in termini biblioteconomici ancora tutt'altro che accorciata, attenzione ai facili ottimismi!). Giovanni Di Domenico (La dimensione provinciale della cooperazione) avverte che il successo del cooperare non può prescindere da una preliminare ristrutturazione organizzativa che abbracci in modo complessivo gli utenti, il personale, i processi, gli ambienti operativi e le tecnologie, i modelli organizzativi e quelli gestionali, trasformando così le reti tra biblioteche, da semplici aggregazioni mirate a condividere risorse documentarie, in sistemi orientati allo sviluppo della conoscenza e del sapere organizzativo, secondo moderni principi di knowledge management. Occorre peraltro valutare i servizi e misurare i livelli di user satisfaction, per riorientare costantemente la programmazione. Anche Giambruno Ravenni (Ripensare i sistemi bibliotecari: l'esperienza toscana e le reti provinciali), descrivendo lo scenario in Toscana all'indomani della nuova legge regionale, traccia una prospettiva di cooperazione non limitata alla catalogazione condivisa, ma che dovrebbe estendersi, come nel 1989 sosteneva Diego Maltese, citato da Ravenni nel suo intervento, alla «partecipazione di tutte le biblioteche del sistema alle risorse di ciascuna, intendendo come risorse il personale, i processi, le idee, i materiali, i mezzi che fanno la sostanza di una biblioteca», secondo standard e livelli di integrazione che trovano la loro naturale forma di comunicazione all'utente in una carta dei servizi di rete. Un esempio di cooperazione all'estero, relativo alle biblioteche delle regioni autonome nello Stato federale austriaco, viene illustrato da Karin Heller (La Landesbibliothek in Austria: compiti e servizi), e fa riferimento ad attività di amministrazione del deposito legale, conservazione per la documentazione storica a livello locale, organizzazione di esposizioni, sviluppo di raccolte speciali, redazione di bibliografie regionali, formazione di cataloghi collettivi, gestione di gruppi di lavoro per attività coordinate. Un breve excursus legislativo di Giovanni Lazzari (Biblioteca della provincia, Biblioteca della Provincia) conferma l'identità sospetta delle biblioteche provinciali, in bilico tra servizio pubblico di base e struttura specializzata di supporto all'attività amministrativa dell'ente Provincia; ma tale mission duplice - e apparentemente contraddittoria - potrebbe trovare il suo momento unificante nei compiti legati alla programmazione e alla gestione di servizi bibliotecari territoriali di area sovracomunale (come qualche spiraglio aperto dalla recente normativa sugli enti locali lascia sperare). Completano la prima parte del volume gli interventi di Simonetta Buttò (Editoria come servizio della biblioteca), la quale si sofferma su quel particolare tipo di comunicazione con l'utente rappresentato dall'editoria istituzionale, per metterne in risalto gli aspetti funzionali alla soddisfazione del pubblico (e cioè: chiarezza, aggiornamento, esattezza e precisione), e di Dario D'Alessandro (Come ci vedono gli altri: il cinema e i servizi di biblioteca), impegnato in una veloce “zoomata” a carattere tematico sul mondo bibliotecario visto attraverso il grande schermo (con saporiti accenni a scene legate alla classificazione, al prestito, alla consultazione, all'uso di Internet e così via).
Seguono tre tavole rotonde aperte alla discussione dei responsabili di biblioteche. Nel corso della prima (La qualità dei servizi delle biblioteche provinciali e consorziali), Vittoria Bonani, Angela Costabile, Francesco Lullo e Giovanni Battista Sguario (intervenuti rispettivamente per le biblioteche provinciali di Salerno, Potenza, Chieti, e per la consorziale di Viterbo) fanno emergere diverse problematiche, tra cui il ruolo della promozione culturale sul territorio, l'organizzazione delle risorse umane, l'ipotesi di gestione di una biblioteca provinciale e del relativo sistema bibliotecario attraverso la forma dell'Istituzione (è il caso della “De Meis” di Chieti), i criteri di valutazione dei servizi. Nella seconda (I servizi della biblioteca provinciale e consorziale tra innovazione e trasformazione) Anita Bogetti, Tonino Cugusi, Carmela Di Mase, Vincenzo Lombardi, Donatella Porcedda Mitidieri e Agostino Rocco affrontano molti dei temi del cambiamento (l'utilizzo ottimale e consapevole delle nuove tecnologie; il rapporto tra programmazione dei servizi e analisi dei bisogni della comunità di riferimento; la multimedialità; la definizione di indicatori di riferimento per lo sviluppo; la cooperazione in SBN) calandoli nella propria realtà istituzionale, da Asti a Nuoro, da Matera a Campobasso, da Gorizia a Isernia.
L'ultima tavola rotonda (La biblioteca provinciale e consorziale tra servizio all'ente e servizio al territorio), con i contributi di Ubaldo Augugliaro, Carmela Caravetta, Ester Grandesso Silvestri, Lorena Pesaresi, Enrico Sorrentino, completa la rassegna delle esperienze locali. Il lettore si trova così testimone degli sforzi innovativi e delle potenzialità, ma anche dei numerosi problemi legislativi, amministrativi e territoriali ancora irrisolti, a Trapani come a Cosenza, a Cagliari come a Perugia o a Roma.Rimane, in conclusione, la sensazione, purtroppo consueta quando si parla di biblioteche pubbliche italiane, della denuncia, talvolta manifesta, talvolta più sotterranea o meno consapevolmente espressa da parte dei bibliotecari, di un quadro istituzionale tremendamente confuso, di un approccio ai temi e ai problemi professionali da parte degli stakeholder ancora disordinato e pieno di compromessi e, in generale, di un patrimonio di risorse umane e documentarie sottoutilizzato. Per questo l'approccio che parte dall'utente non dovrebbe mai essere lasciato in secondo piano, trattandosi dell'unica forma mentis adottabile se si vuole intraprendere con convinzione il cammino verso quel modello, da noi tanto invidiato, della public library, che ricordiamo echeggiava anche nel titolo di uno dei convegni di Pescara qualche anno fa.
A volere sintetizzare in due parole il salto di qualità compiuto dagli organizzatori nel concepire il quarto convegno nazionale pescarese, di cui anche quest'anno l'Associazione pubblica gli atti, potremmo dire: l'utente, finalmente. I precedenti incontri sulle biblioteche provinciali - che il presidente dell'AIB Poggiali definisce un «tentativo di tipologia», mentre il curatore del volume ha cercato a più riprese di delinearne un profilo istituzionale e ne ha promosso il coordinamento - erano stati dedicati al ruolo e alla funzione pubblica, alle forme di gestione e alla formazione professionale, all'accesso alla professione e alle dotazioni organiche. Avere questa volta incentrato i lavori del convegno sui servizi al pubblico (istanza, per la verità, non del tutto trascurata nei convegni degli anni precedenti) ci pare abbia contribuito enormemente, mi si perdoni l'espressione un po' canzonatoria, a “sprovincializzare” i contenuti del dibattito, sottraendolo al rischio di arenarsi nelle secche delle disposizioni contrattuali, di agitarsi nelle acque torbide dei pasticci legislativi che da sempre caratterizzano il nostro settore, di ruotare su se stesso in cerca di un'alchimia amministrativa o gestionale che da sola, come il genio della lampada, sia in grado di avverare magicamente ogni probo desiderio del bibliotecario professionale e progressivo.
Finalmente, l'utente. La ragion d'essere delle biblioteche comunali, provinciali, consortili, regionali, statali, nazionali, o di quel che volete. Bibliotecari e amministratori, riuniti nella biblioteca provinciale “Gabriele D'Annunzio” di Pescara, che ricominciano a discutere dall'inizio, cioè avendo come focus il pubblico della biblioteca pubblica. E allora ben venga l'appello iniziale per la modifica dell'art. 2 della legge n. 248/2000 (diritto d'autore), ben vengano i continui richiami alle nuove Guidelines dell'IFLA e alla professionalità degli operatori da parte di Igino Poggiali (La biblioteca al servizio dello sviluppo del territorio) e degli altri relatori, benvenuto l'invito di Alberto Petrucciani (Nuovi servizi e uguaglianza di accesso) a considerare la necessità di transitare con coraggio dalla biblioteca “aperta a tutti” a quella “rivolta a tutti”, secondo il discrimine qualitativo esistente tra il principio dell'uguaglianza di accesso e la logica dell'equità di servizio (in proposito, Petrucciani dimostra in modo convincente l'attualità di alcune indicazioni contenute in un volume pubblicato dall'AIB quasi quarant'anni fa: La biblioteca pubblica in Italia: compiti istituzionali e principi generali di ordinamento e funzionamento). Dario D'Alessandro nella Premessa correttamente individua nella cooperazione lo strumento per potere garantire un servizio davvero soddisfacente a tutti gli utenti delle biblioteche pubbliche italiane, da Asti a Trapani (distanza in termini biblioteconomici ancora tutt'altro che accorciata, attenzione ai facili ottimismi!). Giovanni Di Domenico (La dimensione provinciale della cooperazione) avverte che il successo del cooperare non può prescindere da una preliminare ristrutturazione organizzativa che abbracci in modo complessivo gli utenti, il personale, i processi, gli ambienti operativi e le tecnologie, i modelli organizzativi e quelli gestionali, trasformando così le reti tra biblioteche, da semplici aggregazioni mirate a condividere risorse documentarie, in sistemi orientati allo sviluppo della conoscenza e del sapere organizzativo, secondo moderni principi di knowledge management. Occorre peraltro valutare i servizi e misurare i livelli di user satisfaction, per riorientare costantemente la programmazione. Anche Giambruno Ravenni (Ripensare i sistemi bibliotecari: l'esperienza toscana e le reti provinciali), descrivendo lo scenario in Toscana all'indomani della nuova legge regionale, traccia una prospettiva di cooperazione non limitata alla catalogazione condivisa, ma che dovrebbe estendersi, come nel 1989 sosteneva Diego Maltese, citato da Ravenni nel suo intervento, alla «partecipazione di tutte le biblioteche del sistema alle risorse di ciascuna, intendendo come risorse il personale, i processi, le idee, i materiali, i mezzi che fanno la sostanza di una biblioteca», secondo standard e livelli di integrazione che trovano la loro naturale forma di comunicazione all'utente in una carta dei servizi di rete. Un esempio di cooperazione all'estero, relativo alle biblioteche delle regioni autonome nello Stato federale austriaco, viene illustrato da Karin Heller (La Landesbibliothek in Austria: compiti e servizi), e fa riferimento ad attività di amministrazione del deposito legale, conservazione per la documentazione storica a livello locale, organizzazione di esposizioni, sviluppo di raccolte speciali, redazione di bibliografie regionali, formazione di cataloghi collettivi, gestione di gruppi di lavoro per attività coordinate. Un breve excursus legislativo di Giovanni Lazzari (Biblioteca della provincia, Biblioteca della Provincia) conferma l'identità sospetta delle biblioteche provinciali, in bilico tra servizio pubblico di base e struttura specializzata di supporto all'attività amministrativa dell'ente Provincia; ma tale mission duplice - e apparentemente contraddittoria - potrebbe trovare il suo momento unificante nei compiti legati alla programmazione e alla gestione di servizi bibliotecari territoriali di area sovracomunale (come qualche spiraglio aperto dalla recente normativa sugli enti locali lascia sperare). Completano la prima parte del volume gli interventi di Simonetta Buttò (Editoria come servizio della biblioteca), la quale si sofferma su quel particolare tipo di comunicazione con l'utente rappresentato dall'editoria istituzionale, per metterne in risalto gli aspetti funzionali alla soddisfazione del pubblico (e cioè: chiarezza, aggiornamento, esattezza e precisione), e di Dario D'Alessandro (Come ci vedono gli altri: il cinema e i servizi di biblioteca), impegnato in una veloce “zoomata” a carattere tematico sul mondo bibliotecario visto attraverso il grande schermo (con saporiti accenni a scene legate alla classificazione, al prestito, alla consultazione, all'uso di Internet e così via).
Seguono tre tavole rotonde aperte alla discussione dei responsabili di biblioteche. Nel corso della prima (La qualità dei servizi delle biblioteche provinciali e consorziali), Vittoria Bonani, Angela Costabile, Francesco Lullo e Giovanni Battista Sguario (intervenuti rispettivamente per le biblioteche provinciali di Salerno, Potenza, Chieti, e per la consorziale di Viterbo) fanno emergere diverse problematiche, tra cui il ruolo della promozione culturale sul territorio, l'organizzazione delle risorse umane, l'ipotesi di gestione di una biblioteca provinciale e del relativo sistema bibliotecario attraverso la forma dell'Istituzione (è il caso della “De Meis” di Chieti), i criteri di valutazione dei servizi. Nella seconda (I servizi della biblioteca provinciale e consorziale tra innovazione e trasformazione) Anita Bogetti, Tonino Cugusi, Carmela Di Mase, Vincenzo Lombardi, Donatella Porcedda Mitidieri e Agostino Rocco affrontano molti dei temi del cambiamento (l'utilizzo ottimale e consapevole delle nuove tecnologie; il rapporto tra programmazione dei servizi e analisi dei bisogni della comunità di riferimento; la multimedialità; la definizione di indicatori di riferimento per lo sviluppo; la cooperazione in SBN) calandoli nella propria realtà istituzionale, da Asti a Nuoro, da Matera a Campobasso, da Gorizia a Isernia.
L'ultima tavola rotonda (La biblioteca provinciale e consorziale tra servizio all'ente e servizio al territorio), con i contributi di Ubaldo Augugliaro, Carmela Caravetta, Ester Grandesso Silvestri, Lorena Pesaresi, Enrico Sorrentino, completa la rassegna delle esperienze locali. Il lettore si trova così testimone degli sforzi innovativi e delle potenzialità, ma anche dei numerosi problemi legislativi, amministrativi e territoriali ancora irrisolti, a Trapani come a Cosenza, a Cagliari come a Perugia o a Roma.Rimane, in conclusione, la sensazione, purtroppo consueta quando si parla di biblioteche pubbliche italiane, della denuncia, talvolta manifesta, talvolta più sotterranea o meno consapevolmente espressa da parte dei bibliotecari, di un quadro istituzionale tremendamente confuso, di un approccio ai temi e ai problemi professionali da parte degli stakeholder ancora disordinato e pieno di compromessi e, in generale, di un patrimonio di risorse umane e documentarie sottoutilizzato. Per questo l'approccio che parte dall'utente non dovrebbe mai essere lasciato in secondo piano, trattandosi dell'unica forma mentis adottabile se si vuole intraprendere con convinzione il cammino verso quel modello, da noi tanto invidiato, della public library, che ricordiamo echeggiava anche nel titolo di uno dei convegni di Pescara qualche anno fa.
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