Tullio De Mauro e le biblioteche

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Redazione Bollettino

Abstract

Qualche settimana fa Tullio De Mauro ha compiuto settant'anni: «Una vita divisa fra cultura e politica, anche se in maniera diseguale. L'accento cade, certo, sul primo dei due vocaboli», come ha scritto Nello Ajello sul quotidiano "La Repubblica". In alcune fasi l'impegno diretto in politica e l'assunzione di responsabilità di governo hanno reso più immediata questa connotazione del suo modo di essere, ma la stessa passione e le medesime idealità hanno caratterizzato costantemente il suo lavoro. Occuparsi di Ferdinand de Saussure o della lingua dell'uso, del rapporto che i giovani hanno con la letteratura o della comprensibilità del linguaggio della burocrazia, presiedere un sistema bibliotecario urbano o reggere il dicastero dell'istruzione, tutto si tiene nell'attività di Tullio De Mauro. Colleghi, allievi ed amici lo hanno festeggiato durante una giornata di studi in suo onore tenuta presso l'Università di Roma “La Sapienza”. Non intendiamo aggiungerci con queste poche righe - non ne avremmo né titolo né capacità - a quanti hanno celebrato i meriti dello studioso e analizzato il contributo che egli ha dato alla cultura del nostro Paese con la sua militanza scientifica, didattica e civile.I bibliotecari italiani, attraverso la rivista della loro associazione professionale, desiderano soltanto ricordare l'intensa attività da lui svolta a favore della lettura e delle biblioteche, inviandogli per l'occasione un augurio affettuoso e un ringraziamento sincero.Nella produzione di De Mauro sono assai frequenti i riferimenti al libro e alla lettura: «Leggere, potere leggere, avere il gusto di leggere - come egli scrisse qualche tempo fa - è un privilegio. È un privilegio della nostra intelligenza che trova nei libri l'elemento primo della informazione e gli stimoli al confronto, alla critica, allo sviluppo; un privilegio della fantasia che attraverso le parole scritte nei secoli si apre il varco verso l'espressione fantastica dell'immaginario, del mareggiare delle altre possibilità, tra le quali si è costruita l'esperienza reale degli esseri umani. È un privilegio della nostra vita pratica, perfino economica; chi ha il gusto di leggere non è mai solo, con spesa assai modesta può intessere i più affascinanti colloqui ed assistere agli spettacoli più fastosi».De Mauro, oltre che un illustre linguista è anche uno dei massimi esperti dei problemi della scuola e in tutta la sua lunga attività di studioso e di intellettuale impegnato nella vita pubblica ha continuamente fatto riferimento al ruolo primario che il libro, la lettura e le biblioteche ricoprono nei processi di apprendimento. Quando, da assessore alla cultura della Regione Lazio, da presidente dell'Istituzione biblioteche del Comune di Roma e infine quando, nel 2000/2001, ha avuto la responsabilità del Ministero della pubblica istruzione, ha fattivamente operato per il potenziamento e la valorizzazione dei servizi bibliotecari di base.Alcuni mesi prima della sua nomina al vertice del ministero di viale Trastevere, intervistato dalla rivista "Tuttoscuola"sul ruolo che le biblioteche potevano ricoprire nella scuola dell'autonomia, si è dichiarato convinto che «potenziare le biblioteche scolastiche di ogni livello e renderle effettivamente accessibili - cioè centri di informazione e formazione e non teche di libri e materiali multimediali intangibili - sia di grande importanza per lo sviluppo di attività formative vive. Le grandi biblioteche di conservazione italiane sono poche e non devono (non dovrebbero) servire alla didattica elementare e media. Le biblioteche territoriali locali sono una rete buona solo in alcune regioni e mancano o funzionano assai male in troppe regioni e città, a cominciare dalla Capitale. Perfino le librerie vere, che non siano cioè cartolibrerie e smerci di testi scolastici, sono assai poche. Le famiglie con una discreta minima dotazione di libri sono meno di un quarto. Le biblioteche scolastiche, se e dove ci sono, sono allo stato l'unico luogo per consentire a tutti i ragazzi e giovani di accostarsi alla cultura scritta, alle letterature, alle opere di base dei diversi settori disciplinari: un accostamento indispensabile, ripeto, perché abbia pieno effetto una buona didattica».Qualche mese dopo, da Ministro, ha continuato l'opera già avviata dal suo predecessore Luigi Berlinguer, erogando cospicui finanziamenti per le biblioteche scolastiche e avviando attività formative per gli insegnanti incaricati di gestirle. Si potrebbero citare tanti altri suoi interventi in cui si parla di biblioteche e di promozione della lettura, ma ciò che maggiormente ci preme sottolineare in questa circostanza è il riconoscimento che Tullio De Mauro ha sempre tributato a chi opera a livello di base: parlando della scuola, ad esempio, egli ha più volte richiamato il ruolo insostituibile che le “maestrine” hanno avuto nella sconfitta dell'analfabetismo e nella creazione di un'Italia unita, dando corpo all'unità nazionale anche attraverso una cultura e una lingua comune. Al di là delle sue parole, ci piace pensare che le biblioteche siano accomunate in questo riconoscimento.L'attenzione particolare che egli dedica ai problemi della lettura e la valenza che riconosce alle biblioteche è di grande aiuto e incoraggiamento a chi opera in questo settore. Contiamo anche per il futuro sul suo sostegno e sugli stimoli che vengono dalle sue riflessioni.Grazie, professor De Mauro, e buon compleanno!

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Editoriale