Conservare il Novecento: la stampa periodica, II Convegno nazionale, Ferrara, Salone internazionale dell'arte del restauro e della conservazione dei beni culturali e ambientali, 29-30 marzo 2001: atti
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Abstract
Conservare il Novecento: la stampa periodica, II Convegno nazionale, Ferrara, Salone internazionale dell'arte del restauro e della conservazione dei beni culturali e ambientali, 29-30 marzo 2001: atti, a cura di Maurizio Messina e Giuliana Zagra. Roma: AIB, 2002. 174 p.: ill. ISBN 88-7812-096-0. Eur 18,08.
Con questo Conservare il Novecento: la stampa periodica (Ferrara, 29-30 marzo 2001), secondo e ormai tradizionale appuntamento legato al Salone internazionale dell'arte del restauro e della conservazione dei beni culturali e ambientali, ho l'impressione che l'impulso dato l'anno precedente (vedi «Bollettino AIB», 41, 2001, p. 501-502) allo sviluppo di queste tematiche abbia cominciato a incanalarsi in una prospettiva più definita e più certa e, di conseguenza, più specializzata. Tutto ciò del resto chiaramente emerge dalle osservazioni poste in premessa da Giuliana Zagra, con Maurizio Messina animatrice della manifestazione e curatrice degli atti: «Senza dubbio siamo partiti da una doppia sfida: portare le tematiche della conservazione del libro e della documentazione bibliografica all'interno del Salone, dove la parola restauro era da sempre associata ad altri beni culturali, e di averlo fatto scegliendo un approccio del tutto nuovo, svincolato dalle problematiche della conservazione del libro antico, l'unico per il quale si fosse elaborata una disciplina conservativa specialistica […] l'obiettivo di partenza è stato realizzato: si è delineato un terreno di riflessione che è andato via via legittimandosi e connotandosi […] con la seconda edizione del 2001 […] si è voluto dar luogo al primo approfondimento, concentrando l'attenzione intorno a un unico tema, quello della stampa periodica, nell'intento di mettere a fuoco un aspetto specifico e centrale della documentazione contemporanea».
Le considerazioni proposte in questa premessa sono, a mio parere, pienamente condivisibili, soprattutto quando si considera necessario svincolare la conservazione del libro dall'ambito esclusivo del libro antico, visto che non poche, e affatto diverse, sono le problematiche del libro moderno. E non certo a caso alle considerazioni della curatrice si associano, in un ideale filo rosso, quelle di Fiorella Romano che introducendo la seconda sessione del Convegno, Per un'emeroteca italiana, ne sintetizza il senso definendolo «un invito a esplorare territori che per troppo tempo sono stati considerati, in ambito biblioteconomico, riserva esclusiva di professionalità formatesi nel solco di una cultura tendente a individuare solo nell'antico, nel manoscritto, nel pezzo prezioso e raro, l'oggetto meritevole di essere al centro di strategie di tutela e di conservazione». Ottima allora l'idea di partire dalla stampa periodica, da riviste e giornali, «che rappresentano tanta parte della memoria del nostro presente e del nostro passato più o meno prossimo», e che, come ben sa chi se ne occupa nelle biblioteche, rappresentano forse il materiale più complesso da gestire. Ebbene, le voci che si sono raccolte nel convegno di Ferrara e riproposte ora negli atti ottengono di certo il risultato di dare un quadro della riflessione in atto in Italia, di dar conto di esperienze sul campo, proposte e soluzioni di problemi.Il volume si articola, così come il Convegno, in tre sessioni che partendo da un inquadramento storico, I periodici nella storia e nella cultura contemporanea, moderatore Luigi Crocetti, passa a esaminare, nella citata sessione moderata dalla Romano, le ragioni di un'emeroteca italiana, fino a entrare ancora più nel merito con I periodici tra consultazione e conservazione, moderatore Carlo Federici. E bisogna dire che, in effetti, si tratta di tre modi diversi, ben evidenziati dagli intervenuti, di affrontare la questione a significarne le complesse implicazioni storiche e culturali, di strategia e metodo della conservazione, di progettualità per la consultazione. Quindi, nella prima sessione, a interventi di taglio prettamente storiografico (F. Della Peruta, I periodici dell'Otto-Novecento: luoghi, temi e problemi; A. Cristiano, Alle origini dei periodici scientifici in Italia) fanno seguito interventi che coniugano l'analisi e l'inquadramento storico con la descrizione di esperienze sul campo (M. Capra, I periodici musicali del Novecento; C. Donati, I periodici letterari del Novecento: una proposta per lo studio e la conservazione; M. Infelise, Sulla conservazione dei periodici). La seconda sessione, come evidenzia ancora Fiorella Romano, è incentrata sulla necessità di trovare soluzioni al rischio di gravi perdite della memoria storica rappresentata dalla stampa periodica a causa della scadente qualità del supporto su cui sono stati stampati giornali e riviste, ma anche i libri naturalmente, a partire dalla metà dell'Ottocento, e sull'importanza della costituzione di un'emeroteca nazionale che, in uno sforzo di cooperazione, possa verificare le «misure da assumere per il trattamento delle collezioni cartacee, intese nella loro "fisicità", ma anche i servizi da sviluppare non solo per offrire un'adeguata alternativa alla consultazione degli originali […], ma anche per attuare un piano di condivisione di risorse volto, con l'ausilio delle nuove tecnologie, a evitare inutili sovrapposizioni». Di grande interesse gli interventi di questa sessione a partire da quello di C. Federici, Per un'emeroteca nazionale, che riflette sui temi della conservazione e su quelli della diffusione con particolare riferimento a tecniche di conservazione d'avanguardia, alla gestione della riproduzione su supporti diversi dalla carta e della consultazione. Egualmente utili, incentrati sulle collezioni delle biblioteche d'appartenenza, gli interventi di A. Giardullo, I periodici della Nazionale di Firenze, e P. Puglisi, Per un archivio nazionale della stampa periodica: i giornali nella Biblioteca nazionale centrale di Roma.. A questi interventi fanno seguito quelli di alcuni esponenti di Regioni, purtroppo solo del nord del paese, che hanno in questo campo mostrato una notevole progettualità e un forte impegno complessivo: R. Campioni, Un'eredità novecentesca ingombrante), O. Foglieni, I progetti della Regione Lombradia, M. Chiazza, Progetti e problemi per la conservazione dei periodici del Piemonte.
La terza e ultima sessione prosegue idealmente la precedente discussione offrendo alcune esperienze sul tema di biblioteche diverse tra loro a partire dalle pubbliche, C. Revelli, La conservazione dei periodici nel sistema della biblioteca pubblica, alle nazionali come la Braidense, F. Alloatti, I giornali tra consultazione e conservazione, ai casi particolari come quello presentato da D. Bolognesi, L'emeroteca della Biblioteca Oriani, a interventi più tecnici come quelli di C. Angeletti, EVA: Emeroteca virtuale aperta. Periodici digitalizzati della Biblioteca nazionale Braidense, di G: Cirocchi, Conservazione: c'è ancora un posto per il microfilm?, e M. Santoro, Conservare/digitalizzare: l'esperienza dei periodici.Come si è potuto vedere il materiale su cui i nostri curatori ci invitano a riflettere è molto e di buona qualità: di certo non capita spesso nella "convegnistica" sulle biblioteche avere a che fare con questa densità di impegno e con questa attenzione ai contenuti più che alla presenza. E credo che ciò emerga con chiarezza dalla chiusa della già citata Premessa al libro, utile da citare, a mia volta, come chiusa di questo resoconto: «Ancora una volta, come già emerso nella prima edizione di "Conservare il Novecento" a proposito degli archivi letterari, ci si rende conto di quanto, oggi meno che mai, sia possibile pensare alla conservazione come a un sistema centralizzato cui è demandato il compito di "conservare tutto", ma di come risposte efficaci possano nascere soltanto da politiche di cooperazione che condividano metodi, obiettivi e risorse».
Con questo Conservare il Novecento: la stampa periodica (Ferrara, 29-30 marzo 2001), secondo e ormai tradizionale appuntamento legato al Salone internazionale dell'arte del restauro e della conservazione dei beni culturali e ambientali, ho l'impressione che l'impulso dato l'anno precedente (vedi «Bollettino AIB», 41, 2001, p. 501-502) allo sviluppo di queste tematiche abbia cominciato a incanalarsi in una prospettiva più definita e più certa e, di conseguenza, più specializzata. Tutto ciò del resto chiaramente emerge dalle osservazioni poste in premessa da Giuliana Zagra, con Maurizio Messina animatrice della manifestazione e curatrice degli atti: «Senza dubbio siamo partiti da una doppia sfida: portare le tematiche della conservazione del libro e della documentazione bibliografica all'interno del Salone, dove la parola restauro era da sempre associata ad altri beni culturali, e di averlo fatto scegliendo un approccio del tutto nuovo, svincolato dalle problematiche della conservazione del libro antico, l'unico per il quale si fosse elaborata una disciplina conservativa specialistica […] l'obiettivo di partenza è stato realizzato: si è delineato un terreno di riflessione che è andato via via legittimandosi e connotandosi […] con la seconda edizione del 2001 […] si è voluto dar luogo al primo approfondimento, concentrando l'attenzione intorno a un unico tema, quello della stampa periodica, nell'intento di mettere a fuoco un aspetto specifico e centrale della documentazione contemporanea».
Le considerazioni proposte in questa premessa sono, a mio parere, pienamente condivisibili, soprattutto quando si considera necessario svincolare la conservazione del libro dall'ambito esclusivo del libro antico, visto che non poche, e affatto diverse, sono le problematiche del libro moderno. E non certo a caso alle considerazioni della curatrice si associano, in un ideale filo rosso, quelle di Fiorella Romano che introducendo la seconda sessione del Convegno, Per un'emeroteca italiana, ne sintetizza il senso definendolo «un invito a esplorare territori che per troppo tempo sono stati considerati, in ambito biblioteconomico, riserva esclusiva di professionalità formatesi nel solco di una cultura tendente a individuare solo nell'antico, nel manoscritto, nel pezzo prezioso e raro, l'oggetto meritevole di essere al centro di strategie di tutela e di conservazione». Ottima allora l'idea di partire dalla stampa periodica, da riviste e giornali, «che rappresentano tanta parte della memoria del nostro presente e del nostro passato più o meno prossimo», e che, come ben sa chi se ne occupa nelle biblioteche, rappresentano forse il materiale più complesso da gestire. Ebbene, le voci che si sono raccolte nel convegno di Ferrara e riproposte ora negli atti ottengono di certo il risultato di dare un quadro della riflessione in atto in Italia, di dar conto di esperienze sul campo, proposte e soluzioni di problemi.Il volume si articola, così come il Convegno, in tre sessioni che partendo da un inquadramento storico, I periodici nella storia e nella cultura contemporanea, moderatore Luigi Crocetti, passa a esaminare, nella citata sessione moderata dalla Romano, le ragioni di un'emeroteca italiana, fino a entrare ancora più nel merito con I periodici tra consultazione e conservazione, moderatore Carlo Federici. E bisogna dire che, in effetti, si tratta di tre modi diversi, ben evidenziati dagli intervenuti, di affrontare la questione a significarne le complesse implicazioni storiche e culturali, di strategia e metodo della conservazione, di progettualità per la consultazione. Quindi, nella prima sessione, a interventi di taglio prettamente storiografico (F. Della Peruta, I periodici dell'Otto-Novecento: luoghi, temi e problemi; A. Cristiano, Alle origini dei periodici scientifici in Italia) fanno seguito interventi che coniugano l'analisi e l'inquadramento storico con la descrizione di esperienze sul campo (M. Capra, I periodici musicali del Novecento; C. Donati, I periodici letterari del Novecento: una proposta per lo studio e la conservazione; M. Infelise, Sulla conservazione dei periodici). La seconda sessione, come evidenzia ancora Fiorella Romano, è incentrata sulla necessità di trovare soluzioni al rischio di gravi perdite della memoria storica rappresentata dalla stampa periodica a causa della scadente qualità del supporto su cui sono stati stampati giornali e riviste, ma anche i libri naturalmente, a partire dalla metà dell'Ottocento, e sull'importanza della costituzione di un'emeroteca nazionale che, in uno sforzo di cooperazione, possa verificare le «misure da assumere per il trattamento delle collezioni cartacee, intese nella loro "fisicità", ma anche i servizi da sviluppare non solo per offrire un'adeguata alternativa alla consultazione degli originali […], ma anche per attuare un piano di condivisione di risorse volto, con l'ausilio delle nuove tecnologie, a evitare inutili sovrapposizioni». Di grande interesse gli interventi di questa sessione a partire da quello di C. Federici, Per un'emeroteca nazionale, che riflette sui temi della conservazione e su quelli della diffusione con particolare riferimento a tecniche di conservazione d'avanguardia, alla gestione della riproduzione su supporti diversi dalla carta e della consultazione. Egualmente utili, incentrati sulle collezioni delle biblioteche d'appartenenza, gli interventi di A. Giardullo, I periodici della Nazionale di Firenze, e P. Puglisi, Per un archivio nazionale della stampa periodica: i giornali nella Biblioteca nazionale centrale di Roma.. A questi interventi fanno seguito quelli di alcuni esponenti di Regioni, purtroppo solo del nord del paese, che hanno in questo campo mostrato una notevole progettualità e un forte impegno complessivo: R. Campioni, Un'eredità novecentesca ingombrante), O. Foglieni, I progetti della Regione Lombradia, M. Chiazza, Progetti e problemi per la conservazione dei periodici del Piemonte.
La terza e ultima sessione prosegue idealmente la precedente discussione offrendo alcune esperienze sul tema di biblioteche diverse tra loro a partire dalle pubbliche, C. Revelli, La conservazione dei periodici nel sistema della biblioteca pubblica, alle nazionali come la Braidense, F. Alloatti, I giornali tra consultazione e conservazione, ai casi particolari come quello presentato da D. Bolognesi, L'emeroteca della Biblioteca Oriani, a interventi più tecnici come quelli di C. Angeletti, EVA: Emeroteca virtuale aperta. Periodici digitalizzati della Biblioteca nazionale Braidense, di G: Cirocchi, Conservazione: c'è ancora un posto per il microfilm?, e M. Santoro, Conservare/digitalizzare: l'esperienza dei periodici.Come si è potuto vedere il materiale su cui i nostri curatori ci invitano a riflettere è molto e di buona qualità: di certo non capita spesso nella "convegnistica" sulle biblioteche avere a che fare con questa densità di impegno e con questa attenzione ai contenuti più che alla presenza. E credo che ciò emerga con chiarezza dalla chiusa della già citata Premessa al libro, utile da citare, a mia volta, come chiusa di questo resoconto: «Ancora una volta, come già emerso nella prima edizione di "Conservare il Novecento" a proposito degli archivi letterari, ci si rende conto di quanto, oggi meno che mai, sia possibile pensare alla conservazione come a un sistema centralizzato cui è demandato il compito di "conservare tutto", ma di come risposte efficaci possano nascere soltanto da politiche di cooperazione che condividano metodi, obiettivi e risorse».
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