The virtual score: representation, retrieval, restoration

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Nicola Tangari

Abstract

The virtual score: representation, retrieval, restoration, ed. by Walter B. Hewlett and Eleanor Selfridge-Field. Cambridge: The MIT Press - Stanford (CA): CCARH, 2001. 291 p. (Computing in musicology, 12), ISBN 0-262-58209-0. $ 28.
The virtual score è l'ultima di una serie di monografie dedicate ai problemi dell'applicazione dell'informatica alla ricerca e alla documentazione musicale. La collana a cui appartiene, denominata Computing in musicology e pubblicata dal Center for computer assisted research in the humanities (CCARH, http://www.ccarh.org) della Stanford University, offre annualmente agli studiosi oltre al resoconto delle ricerche e dei progetti più avanzati, anche una continua riflessione sui principali problemi teorici e applicativi implicati nell'uso delle nuove tecnologie in campo musicale.Nelle sue varie manifestazioni, il mondo musicale è stato da sempre vicino, se non strettamente connesso a quello della tecnica. Per questo, come concezione primaria, la serie «Computing in musicology» copre un ambito di interesse musicale molto ampio, in cui si passa agevolmente dalla documentazione all'analisi, dagli studi prettamente storici e filologici ai contributi riguardanti la prassi esecutiva o la musica popolare. Tutti questi argomenti vengono accomunati dalla considerazione del valore preponderante che progressivamente l'informatica sta acquistando anche in questo campo e dalla riflessione sulle conseguenze che questi cambiamenti comportano nella musica e nella musicologia.Dopo alcuni anni di analisi e discussioni teoriche riguardanti i problemi di rappresentazione digitale della musica, i cui esiti hanno preso forma nel volume fondamentale dal titolo Beyond MIDI: the handbook of musical codes (The MIT Press -CCARH, 1999) nato nell'ambito dello stesso CCARH, si giunge con questa recente pubblicazione a commentare le prime realizzazioni, lasciando intravedere sviluppi particolarmente interessanti e di sicuro incremento nel prossimo futuro.Infatti The virtual score prefigura, come già si evince dal titolo, la crescente rilevanza dei documenti musicali virtuali rispetto a quelli tangibili, l'imminente egemonia del software rispetto allo hardware. Da questo punto di vista, oggi risulta quanto mai necessario monitorare le iniziative più promettenti, soprattutto perché la tendenza in atto vede la convergenza verso metodi di rappresentazione massimamente comprensivi, ma allo stesso tempo estremamente flessibili, come ad esempio XML. L'adattamento di questi strumenti generici di formalizzazione digitale allo specifico oggetto musicale comporta analisi, confronti e collaudi.Il volume è diviso in tre parti. La prima, Representation and interchange, è la più cospicua e comprende dieci saggi incentrati sulle nuove possibilità di rappresentazione digitale della notazione musicale e di scambio dei dati. Si privilegiano in questa analisi le applicazioni orientate alla comunicazione telematica (XML; NIFF Notation interchange file format; Metadati), pur dedicando spazio ad argomenti molto specifici, come la possibilità di realizzare automaticamente partiture in braille a partire da dati codificati secondo i più diffusi metodi oggi vigenti.
La seconda parte, Retrieval and analysis, è invece dedicata ai problemi di ricerca, recupero e analisi di melodie codificate e archiviate secondo vari sistemi convenzionali. L'interesse in questo caso è duplice: prettamente musicologico per quel che riguarda la possibilità di effettuare studi e confronti musicali analitici, più generale per quello che concerne la redazione di repertori elettronici che consentano, per esempio, di identificare una composizione musicale attraverso la ricerca di una melodia in un database disponibile online.Infine la terza parte, Virtual restoriation of sources, si occupa delle possibilità di archiviazione digitale e di recupero delle immagini relative alle fonti musicali, concentrandosi principalmente sulle tecniche di simulazione del restauro cartaceo o pergamenaceo per consentire una migliore resa grafica e una più comoda e attendibile lettura dei testi.Impossibile dare conto dettagliatamente di ognuno dei saggi compresi nel volume. Tuttavia segnaliamo almeno uno dei contributi che coprono argomenti di vivo interesse per il bibliotecario e per il documentalista musicale. Don Antony, Charles Cronin e Eleanor Selfridge-Field analizzano dettagliatamente le modalità di diffusione dei documenti musicali digitali sia in formato audio che, soprattutto, in notazione, ponendo attenzione principalmente al problema del diritto d'autore. Dopo aver proposto una rassegna dei metodi di diffusione della musica precedenti all'avvento delle nuove tecnologie e ai consolidati strumenti per la tutela del copyright musicale, gli autori si soffermano sulle novità della distribuzione dei documenti elettronici, evidenziando i problemi non ancora risolti che ne derivano. Particolarmente spinosa risulta la necessità di garantire da una parte la tutela del diritto d'autore e d'altra la possibilità di disporre di documenti musicali digitali distribuiti liberamente sia in formato grafico che codificato.A dispetto del titolo, questo volume offre una visione tutt'altro che virtuale delle applicazioni tecnologiche alla documentazione musicale e alla musicologia e anzi fa percepire una condizione in progressivo consolidamento o addirittura, oggi si può affermare con certezza, effettivamente reale e universalmente accettata.

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