Ákos Domanovszky, Funzioni e oggetti della catalogazione per autore e titolo: un contributo alla teoria della catalogazione
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Abstract
Ákos Domanovszky. Funzioni e oggetti della catalogazione per autore e titolo: un contributo alla teoria della catalogazione. Edizione italiana a cura di Mauro Guerrini; traduzione di Barbara Patui, Carlo Bianchini e Pino Buizza. Udine: Forum, 2001. 254 p. (Scienze bibliografiche; 3). ISBN 88-8420-062-8. Eur 21,00.
«L'opera di Domanovszky è indubbiamente il tentativo più ambizioso di definizione delle funzioni del catalogo per autore, tanto autorevole da aver praticamente chiuso un dibattito più che ventennale. Eppure esso deve, a mio parere, considerarsi fallito». A distanza di quasi vent'anni sottoscriverei ancora queste conclusioni, espresse con giovanile baldanza nel mio Funzione e struttura del catalogo per autore (Firenze: Giunta regionale toscana, 1984). Non è qui possibile, ovviamente, ripercorrere gli argomenti che conducono ad escludere la possibilità di una fondazione puramente formale - quella cercata da Domanovszky - della catalogazione per autori: una fondazione formale che avrebbe dovuto permettere di sganciare questo campo dalla foresta di stratificazioni storiche e di innovazioni letterarie e editoriali che sono inevitabilmente connesse ai concetti di autore e di opera. Non esiste, sarà ancora utile ribadirlo, la possibilità di fondare la catalogazione su metodologie operative che assumano a proprio oggetto i semplici segni recati dalle pubblicazioni, né su basi puramente convenzionali. Essa resta indissolubilmente legata ai fondamenti filologici e storici della nostra cultura, da una parte, e alle dinamiche della comunicazione sociale, della produzione culturale e del pubblico, dall'altra.Perché, allora, la traduzione italiana di Functions and objects of author and title cataloguing (1974) è un evento di grande importanza e una lettura che non dovrebbe mai mancare nel bagaglio di chi voglia comprendere ragioni e significato della catalogazione moderna? Il lavoro di Domanovszky è, oggi come allora, uno straordinario «contributo alla teoria della catalogazione» (come recita il sottotitolo), l'opera che più di ogni altra abbia spiegato e mostrato, fin nelle pieghe più riposte, cosa la teoria della catalogazione debba essere e quali siano i metodi e i principi ai quali dovrebbe ispirarsi. Come lo stesso autore spiegava nella premessa, i suoi sforzi non sarebbero stati inutili se, pur senza raggiungere risultati definitivi nella sua indagine specifica, egli fosse riuscito a dimostrarne i presupposti: «che la catalogazione per autore e titolo, essendo una tecnica molto complessa, non può essere applicata senza una base teorica; [...] che lo stato attuale della ricerca è davvero arretrato e che questa arretratezza comporta conseguenze dannose per la pratica» (p. 39).
L'analisi di Domanovszky, pur toccando a più riprese questioni anche minute di scelta delle intestazioni e di organizzazione del catalogo, si rivolge essenzialmente alle impostazioni di fondo della catalogazione e, in particolar modo, dei codici di norme catalografiche, evidenziando efficacemente come le carenze d'impianto teorico e la confusione terminologica li rendano troppo spesso ambigui, contraddittori, incompleti o inutilmente complicati.Su diversi temi, come si sa, l'autore si muove controcorrente rispetto alla vulgata angloamericana, anteriore e posteriore a Lubetzky (l'unico nome contemporaneo, per inciso, che si possa porre al suo livello). Particolarmente attuale, per esempio, è la serrata dimostrazione (Appendice I, p. 199-208) delle ragioni per le quali, a suo avviso, è sbagliato il tentativo di formulare regole di catalogazione da applicare indistintamente a materiali diversi (e, in particolare, è superficiale e inopportuno sia appiattire nella catalogazione ordinaria materiali che presentano propri elementi importanti e diversi da quelli delle pubblicazioni a stampa, sia annacquare e confondere le regole di catalogazione delle pubblicazioni a stampa per integrarvi condizioni bibliografiche non assimilabili). Tra le pagine più godibili e di maggiore interesse metterei anche quelle (p. 174-178) sulla definizione dell'autore come «la persona o l'ente principalmente responsabile del contenuto intellettuale del libro»: un evidente esempio del tentativo paradossale di definire qualcosa di relativamente chiaro (pur con margini di incertezza) tramite qualcosa che è molto più indeterminato ed ambiguo. Non meno utile è l'approfondimento del concetto di opera, allo scopo di circoscrivere esattamente la seconda funzione del catalogo per autori (p. 150-155): se lo si fosse tenuto presente si sarebbero potute evitare le ingenuità ed approssimazioni con le quali questo concetto è esposto nello studio sui Requisiti funzionali delle registrazioni bibliografiche.
Il testo di Domanovszky, sia per i suoi contenuti che per la sua genesi (un autore ungherese, che si adatta a scrivere in inglese a partire da una cultura e forma mentis tedesca), non è un testo facile, ma le sue difficoltà non derivano dal nascondersi dietro formule oscure e indirette - abitudine tanto diffusa e tanto fastidiosa per il lettore comune - quanto dall'impegno a dipanare esaurientemente ogni filo dell'intricata ragnatela. Un particolare elogio, quindi, va rivolto ai traduttori e al curatore dell'edizione italiana, che sono riusciti - a partire da uno dei testi più impegnativi che la biblioteconomia mondiale abbia prodotto - a darci una traduzione quasi sempre chiara, leggibile ed esatta. La premessa su L'edizione italiana, la Nota alla traduzione e i Ringraziamenti dimostrano che questo felice risultato non si deve alla fortuna o ad una buona vena individuale, ma a un'impeccabile impostazione scientifica del lavoro. Suo coronamento è il bel saggio introduttivo di Mauro Guerrini, Ákos Domanovszky tra mito e oblio: un profilo biografico e intellettuale.In un momento in cui, soprattutto sulla scia di FRBR, la teoria della catalogazione sembra rimettersi in moto dopo una lunga eclissi, ma nello stesso tempo vi sono molti indizi di una deriva legalistica e tecnicistica analoga a quella arginata a suo tempo da Osborn e Lubetzky, il contributo di Domanovszky merita di essere letto (o riletto) e meditato per misurare le acquisizioni del passato, spesso superficialmente ignorate ma ancora solide e feconde per elaborare un modello logico e coerente del catalogo, e delle regole di catalogazione, di domani.
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