La gestione della polisemia nei thesauri: il caso dei termini filosofici
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Abstract
La polisemia à il fenomeno per il quale è possibile associare sensi molteplici alla stessa entrata lessicale. Essa pervade ogni lingua conosciuta di cui contribuisce a determinare plasticità e polivalenza, caratteristiche che in quanto tali garantiscono alla lingua, come sistema semiotico, quelle capacità adattative che sottendono alla sua stessa vitalità.
In determinate esigenze pratiche, tuttavia, la polisemia diviene un fattore che può ostacolare la comunicazione. Nasce, quindi, l'esigenza di controllarla, senza però disconoscerne la funzione, al fine di facilitare una gestione ottimale dell'informazione.
È noto che nei vocabolari controllati di indicizzazione, il controllo semantico abbia come obiettivo la trasformazione di ciascuna entrata lessicale in monosemica. Come vedremo, l'applicazione di tale principio presenta qualche elemento di complicazione se applicato alla terminologia del dominio filosofico.
I termini della filosofia, infatti, presentano una notevole stratificazione di significati, dovuta al fatto che essi mantengono vivo il rapporto con il loro passato.
La realizzazione di un thesaurus di filosofia, cosa che sarebbe tanto auspicabile quanto irta di difficoltà, dovrebbe quindi confrontarsi con le problematiche che saranno qui introdotte.
In questo articolo abbiamo analizzato una delle caratteristiche per il dominio della filosofia, il ricorrere del fenomeno polisemico nella sua terminologia, tentando di abbozzare anche alcune soluzioni operative.
Riguardo il trattamento dell'ambiguità semantica e quindi della polisemia nei thesauri, uno dei nodi principali da sciogliere è come conciliare il raggiungimento della comprensibilità dei significati, con la praticabilità del metodo di disambiguazione in ambito operativo.
Un altro aspetto che dovrà essere approfondito, sia in ambito teorico che applicativo, è la distinzione tra omonimia e polisemia, oggi non consentita dai metodi disponibili, ma che sembra avere rilevanza nel recupero dell'informazione.
In questo contesto, l'aumento dell'universalità di un vocabolario diviene pertanto una caratteristica auspicabile, attualizzando un criterio già espresso precedentemente da alcuni autori in base al quale il livello di utilizzabilità di un vocabolario è proporzionale alla sua universalità.
In determinate esigenze pratiche, tuttavia, la polisemia diviene un fattore che può ostacolare la comunicazione. Nasce, quindi, l'esigenza di controllarla, senza però disconoscerne la funzione, al fine di facilitare una gestione ottimale dell'informazione.
È noto che nei vocabolari controllati di indicizzazione, il controllo semantico abbia come obiettivo la trasformazione di ciascuna entrata lessicale in monosemica. Come vedremo, l'applicazione di tale principio presenta qualche elemento di complicazione se applicato alla terminologia del dominio filosofico.
I termini della filosofia, infatti, presentano una notevole stratificazione di significati, dovuta al fatto che essi mantengono vivo il rapporto con il loro passato.
La realizzazione di un thesaurus di filosofia, cosa che sarebbe tanto auspicabile quanto irta di difficoltà, dovrebbe quindi confrontarsi con le problematiche che saranno qui introdotte.
In questo articolo abbiamo analizzato una delle caratteristiche per il dominio della filosofia, il ricorrere del fenomeno polisemico nella sua terminologia, tentando di abbozzare anche alcune soluzioni operative.
Riguardo il trattamento dell'ambiguità semantica e quindi della polisemia nei thesauri, uno dei nodi principali da sciogliere è come conciliare il raggiungimento della comprensibilità dei significati, con la praticabilità del metodo di disambiguazione in ambito operativo.
Un altro aspetto che dovrà essere approfondito, sia in ambito teorico che applicativo, è la distinzione tra omonimia e polisemia, oggi non consentita dai metodi disponibili, ma che sembra avere rilevanza nel recupero dell'informazione.
In questo contesto, l'aumento dell'universalità di un vocabolario diviene pertanto una caratteristica auspicabile, attualizzando un criterio già espresso precedentemente da alcuni autori in base al quale il livello di utilizzabilità di un vocabolario è proporzionale alla sua universalità.
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