Dal controllo di autorità all’accesso e all’interscambio dei dati d’autorità
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Abstract
Nel 2001 l'IFLA ha pubblicato tre documenti, che costituiranno la base teorica e applicativa del controllo di autorità per i prossimi anni: le seconde edizioni di GARE e UNIMARC/A e il rapporto Structures of corporate name headings. Il punto di partenza comune che sta alla base di questi documenti è la convinzione, maturata in questi ultimi anni, che sia necessario abbandonare il concetto dell'unica forma universale di autorità, «which means that the focus shifted to the promotion of international sharing» delle registrazioni di autorità. In un contesto internazionale viene quindi considerato preminente il legame fra differenti forme (nazionali) autorizzate, rispetto al raggiungimento dell'uniformità universale.
Sia i Principi di Parigi che l'UBC consideravano di primaria importanza ai fini del controllo di autorità e della cooperazione l'utilizzazione di un'unica intestazione uniforme stabilita dalla agenzia bibliografica nazionale e valida a livello internazionale. Tuttavia questo principio ha trovato forti ostacoli nell'applicazione pratica a causa delle differenti tradizioni nazionali. In particolare per le intestazioni degli enti anche la raccomandazione FSCH del 1980 risentì del forte peso degli usi nazionali e l'unanimità non fu raggiunta neppure all'interno del gruppo che ne curò la redazione. Nel corso degli anni '90 furono fatti vari tentativi di revisione di FSCH, finché nel 1998 il progetto fu abbandonato. In questo modo si sancì nei fatti un indebolimento del principio di collocation affermato nei Principi di Parigi, la cui validità viene ora limitata a livello nazionale.
Di questo cambiato indirizzo tengono conto i recenti documenti quali MLAR, pubblicato nel 1998, e Structures of corporate name headings, che rappresenta anche un primo tentativo di verificare fino a che punto la collection può essere demandata al recupero dell'informazione in rete.
Anche la revisione di GARR risente di questa nuova impostazione, perfino nel rifiuto di proporre una rappresentazione uniforme della punteggiatura negli esempi, che vengono proposti secondo i differenti usi nazionali: questa scelta mostra la impossibilità di raggiungere un accordo internazionale perfino su questi aspetti formali. Inoltre sparisce il concetto di uniform haeding, sostituito da quello di authorised heading e viene radicalmente cambiato il concetto il concetto di parallel heading.
UNIMARC/A, che rappresenta il versante "applicativo" della riflessione internazionale sulle problematiche del controllo di autorità, presenta una nuova serie di etichette pensate per facilitare lo scambio internazionale: nuove sono alcune etichette dell'area 1--, che contengono un insieme di dati che arricchiscono il tradizionale concetto di registrazione di autorità e che potrebbero diventare rilevanti ai fini della gestione di un archivio virtuale di autorità diffuso. Di grande importanza è l'analisi dedicata alla creazione di record di autorità in alfabeti diversi, aspetto per il quale UNIMARC è assai vicino a MARC21.
La validità e i limiti di questi documenti IFLA potrà essere verificata in un futuro non lontano, poiché si incominciano ad analizzare le funzionalità e i modi di gestione del VIAF (Virtual International Authority File). Un simile strumento potrebbe trascendere la realtà bibliotecaria e diventare un importante contributo delle biblioteche e delle istituzioni che conservano la memoria culturale al "semantic web".
Sia i Principi di Parigi che l'UBC consideravano di primaria importanza ai fini del controllo di autorità e della cooperazione l'utilizzazione di un'unica intestazione uniforme stabilita dalla agenzia bibliografica nazionale e valida a livello internazionale. Tuttavia questo principio ha trovato forti ostacoli nell'applicazione pratica a causa delle differenti tradizioni nazionali. In particolare per le intestazioni degli enti anche la raccomandazione FSCH del 1980 risentì del forte peso degli usi nazionali e l'unanimità non fu raggiunta neppure all'interno del gruppo che ne curò la redazione. Nel corso degli anni '90 furono fatti vari tentativi di revisione di FSCH, finché nel 1998 il progetto fu abbandonato. In questo modo si sancì nei fatti un indebolimento del principio di collocation affermato nei Principi di Parigi, la cui validità viene ora limitata a livello nazionale.
Di questo cambiato indirizzo tengono conto i recenti documenti quali MLAR, pubblicato nel 1998, e Structures of corporate name headings, che rappresenta anche un primo tentativo di verificare fino a che punto la collection può essere demandata al recupero dell'informazione in rete.
Anche la revisione di GARR risente di questa nuova impostazione, perfino nel rifiuto di proporre una rappresentazione uniforme della punteggiatura negli esempi, che vengono proposti secondo i differenti usi nazionali: questa scelta mostra la impossibilità di raggiungere un accordo internazionale perfino su questi aspetti formali. Inoltre sparisce il concetto di uniform haeding, sostituito da quello di authorised heading e viene radicalmente cambiato il concetto il concetto di parallel heading.
UNIMARC/A, che rappresenta il versante "applicativo" della riflessione internazionale sulle problematiche del controllo di autorità, presenta una nuova serie di etichette pensate per facilitare lo scambio internazionale: nuove sono alcune etichette dell'area 1--, che contengono un insieme di dati che arricchiscono il tradizionale concetto di registrazione di autorità e che potrebbero diventare rilevanti ai fini della gestione di un archivio virtuale di autorità diffuso. Di grande importanza è l'analisi dedicata alla creazione di record di autorità in alfabeti diversi, aspetto per il quale UNIMARC è assai vicino a MARC21.
La validità e i limiti di questi documenti IFLA potrà essere verificata in un futuro non lontano, poiché si incominciano ad analizzare le funzionalità e i modi di gestione del VIAF (Virtual International Authority File). Un simile strumento potrebbe trascendere la realtà bibliotecaria e diventare un importante contributo delle biblioteche e delle istituzioni che conservano la memoria culturale al "semantic web".
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