L'importanza dei metadati nella costruzione della rete globale
Contenuto principale dell'articolo
Abstract
Questo articolo è stato scritto dopo la Conferenza Internazionale del Dublin Core Management Initiative (DCMI) tenutasi a Firenze nell'ottobre 2002, per informare il pubblico italiano sulle principali questioni affrontate nel corso del suo svolgimento, nelle conferenze di De Sompel sull'esperienza della Open Archive Iniziative, di E. Miller sul web semantico, di S. Weibel sul DCMI, nei tutorials sulla funzione, codifica e uso del Dublin Core (DC) e negli interventi al convegno.
Un intento dell'articolo è fugare un'interpretazione del Dublin Core come formato alternativo al MARC nell'attività di catalogazione invece che, più correttamente, come strumento per realizzare l'interoperabilità tra i tradizionali cataloghi bibliografici e nuovi formati per descrivere diversi oggetti informativi.
Viene quindi ripercorso il dibattito sulla funzione dei metadati e la prospettiva del semantic web, delineata dal W3C, la funzione di XML come metalinguaggio per creare metadati, il ruolo del "namespace" per dichiarare formalmente gli schemi di metadati e le modalità per specificare gli attributi delle risorse attraverso RDF.
Vengono poi presentati gli elementi del DC e le regole per specificarne il significato e il ruolo che esso svolge nella ricerca dell'informazione rispetto ad altri schemi più o meno articolati e complessi, come ad esempio il MARC.
Attenzione particolare è posta alla struttura del DCMI che si delinea come una organizzazione reticolare, informale, aperta e collaborativa a cui partecipano su base volontaria esperti e operatori dell'informazione di tutto il mondo, e ai meccanismi di adattamento alle esigenze delle diverse comunità di interesse che fanno perno sull'attività dei gruppi di lavoro e sui profili di applicazione, al fine di mantenere il ruolo del DC come strumento della interoperabilità.
Per meglio chiarire gli ambiti di applicazione del DC, l'articolo si sforza di fornire un'immagine, aggiornata alla fine del 2002, dell'attività dei gruppi di lavoro tramite cui opera il DCMI: il gruppo sui registri che stimola la registrazione in rete degli schemi di metadati in modo da permetterne la diffusione ed evitare il "metadata overflow", l'eccesso di schemi con funzione pressoché analoga ma diversi e quindi non comunicanti. Viene in particolare esaminato un software per la registrazione in linea degli schemi di metadati presentato durante la conferenza. Cruciale è poi il gruppo per l'architettura del DC che ha licenziato le regole per esprimere lo schema in HTML, XML, RDF. Viene poi esaminata l'attività del gruppo per le biblioteche che ha creato uno specifico profilo di applicazione per le diverse funzioni che il DC può svolgere in questo settore. Il gruppo per la definizione degli "agenti" che ha adottato la lista delle funzioni creative elaborata dalla Library of congress, per specificare gli elementi creator, contributor, e publisher. Rapide informazioni sono date sull'attività del gruppo per i metadati amministrativi, del gruppo per la descrizione delle collezioni di documenti e di dati, cruciali per la biblioteca ibrida e per i sistemi di knowledge management, del gruppo per i metadati da utilizzare in ambito educativo, etc.
Infine viene sottolineata l'opportunità offerta dalla organizzazione internazionale del DCMI di operare in un ambiente aperto e collaborativo per estendere le capacità delle biblioteche di costruire servizi di informazione avanzata.
Un intento dell'articolo è fugare un'interpretazione del Dublin Core come formato alternativo al MARC nell'attività di catalogazione invece che, più correttamente, come strumento per realizzare l'interoperabilità tra i tradizionali cataloghi bibliografici e nuovi formati per descrivere diversi oggetti informativi.
Viene quindi ripercorso il dibattito sulla funzione dei metadati e la prospettiva del semantic web, delineata dal W3C, la funzione di XML come metalinguaggio per creare metadati, il ruolo del "namespace" per dichiarare formalmente gli schemi di metadati e le modalità per specificare gli attributi delle risorse attraverso RDF.
Vengono poi presentati gli elementi del DC e le regole per specificarne il significato e il ruolo che esso svolge nella ricerca dell'informazione rispetto ad altri schemi più o meno articolati e complessi, come ad esempio il MARC.
Attenzione particolare è posta alla struttura del DCMI che si delinea come una organizzazione reticolare, informale, aperta e collaborativa a cui partecipano su base volontaria esperti e operatori dell'informazione di tutto il mondo, e ai meccanismi di adattamento alle esigenze delle diverse comunità di interesse che fanno perno sull'attività dei gruppi di lavoro e sui profili di applicazione, al fine di mantenere il ruolo del DC come strumento della interoperabilità.
Per meglio chiarire gli ambiti di applicazione del DC, l'articolo si sforza di fornire un'immagine, aggiornata alla fine del 2002, dell'attività dei gruppi di lavoro tramite cui opera il DCMI: il gruppo sui registri che stimola la registrazione in rete degli schemi di metadati in modo da permetterne la diffusione ed evitare il "metadata overflow", l'eccesso di schemi con funzione pressoché analoga ma diversi e quindi non comunicanti. Viene in particolare esaminato un software per la registrazione in linea degli schemi di metadati presentato durante la conferenza. Cruciale è poi il gruppo per l'architettura del DC che ha licenziato le regole per esprimere lo schema in HTML, XML, RDF. Viene poi esaminata l'attività del gruppo per le biblioteche che ha creato uno specifico profilo di applicazione per le diverse funzioni che il DC può svolgere in questo settore. Il gruppo per la definizione degli "agenti" che ha adottato la lista delle funzioni creative elaborata dalla Library of congress, per specificare gli elementi creator, contributor, e publisher. Rapide informazioni sono date sull'attività del gruppo per i metadati amministrativi, del gruppo per la descrizione delle collezioni di documenti e di dati, cruciali per la biblioteca ibrida e per i sistemi di knowledge management, del gruppo per i metadati da utilizzare in ambito educativo, etc.
Infine viene sottolineata l'opportunità offerta dalla organizzazione internazionale del DCMI di operare in un ambiente aperto e collaborativo per estendere le capacità delle biblioteche di costruire servizi di informazione avanzata.
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