"If I think the same thought as my neighbour, very well: it is plain that I have taken and received nothing from him, for he still has his thought as strong as ever". Sta forse in queste parole di J. Wm. Lloyd (1891) il fondamento del diritto alla libera diffusione della conoscenza cui si appellano oggi biblioteche e centri di documentazione, di fronte al pericolo che tutto venga rimesso pesantemente in discussione? Come si suol dire, dipende dai punti di vista. E questo volume rappresenta, per gran parte, il punto di vista delle biblioteche, o meglio, contribuisce ad analizzare la cornice giuridica in cui le biblioteche si trovano ad operare nella scomoda funzione-cuscinetto fra tutela del diritto dell'autore e dei suoi aventi causa allo sfruttamento economico dell'opera e tutela dell'interesse collettivo alla fruizione dell'opera stessa per fini personali e non commerciali.
L'opera raccoglie i contributi presentati nel corso di due iniziative formative organizzate dall'AIB Sezione Lazio nell'imminenza dell'approvazione della legge 18 agosto 2000, n. 248, oltre ad un intervento di Gianni Lazzari che ricostruisce il ruolo dell'AIB nel lungo percorso di riforma della normativa italiana sul diritto d'autore. Non pretende perciò di essere una trattazione sistematica, ma piuttosto "testimonianza, strumento di lavoro, spunto di riflessione e contributo al dibattito in una materia incandescente" (dalla premessa di Luisa Marquardt), e come tale va valutata anche di fronte alla carenza di coordinamento e alle ridondanze riscontrabili in alcune parti del testo. La disciplina giuridica della proprietà intellettuale, del resto, è particolarmente complessa per ragioni intrinseche - la natura dualistica del diritto, che impone di contemperare le opposte istanze di autori/editori e fruitori dell'informazione - ma soprattutto, oggi, estrinseche: la fruibilità dell'opera dell'ingegno nel cyberspazio, dove mutano tradizionali modalità, tempi e potenzialità di utilizzo del bene, rende inevitabilmente obsoleta e inadeguata l'attuale normativa nazionale ed internazionale.
Da anni, tuttavia, è emersa a livello istituzionale la necessità di fissare almeno i principi cardine della materia ed i limiti entro i quali possano esercitarsi i contrapposti diritti, soprattutto in ambito digitale. A livello europeo tale esigenza è stata recentemente recepita in modo forte dalla cosiddetta sesta direttiva sull'armonizzazione di taluni aspetti del diritto d'autore e dei diritti connessi nella società dell'informazione (2001/29/CE), della quale Antonella De Robbio ricostruisce la genesi e i punti salienti nella sua versione ancora non definitiva. Essendone comunque rimasto invariato l'impianto complessivo, questo capitolo rappresenta un buon punto di riferimento per una prima conoscenza delle implicazioni che eserciterà sul legislatore nazionale a favore sia delle biblioteche sia dell'utenza.
Anche le interessanti ricostruzioni dell'istituto della proprietà intellettuale nei secoli e nei diversi sistemi giuridici proposte da Luca Bellingeri e da De Robbio consentono di cogliere la faticosa tensione verso l'armonizzazione normativa e la condivisione di posizioni comuni fra gli Stati, pur nel permanere di rilevanti differenze di fondo tra i due sistemi di droit d'auteur e di copyright. Analogamente, in Italia, è ormai molto sentita e trasversalmente diffusa - come emerge anche dall'intervento di Paolo Agoglia della SIAE - l'esigenza di recuperare all'interno di un Testo unico le caratteristiche della legge n. 633/1941 prima delle numerose ma indispensabili modifiche e integrazioni subite nei suoi successivi sessant'anni di vita: organicità e completezza.
La seconda parte del testo affronta invece problematiche inerenti a particolari tipologie documentarie o a specifici ambiti di riferimento: le banche dati (De Robbio), per le quali sembra ancora lontano il traguardo della convergenza normativa tra sistemi di diritto d'autore e sistemi di copyright, i quali escludono dalla tutela - a differenza dei primi - il costitutore del prodotto (chi investe nella realizzazione del database) che abbia sufficienti requisiti di originalità; i documenti audiovisivi (Anna Maria Placidi), alla cui utilizzazione e riproduzione in biblioteca oppongono molti, troppi ostacoli le difficoltà interpretative della legge n. 248/2000; la musica a stampa (Federica Riva), per la quale valgono le medesime considerazioni con l'aggravante del totale impedimento sia del prestito sia della riproduzione anastatica, a causa dell'inosservabile limite del 15%; le tesi di laurea (De Robbio), dall'ambigua duplice natura di documento amministrativo e di opera dell'ingegno, sulle quali si è scritto e giudicato troppo poco; ed infine le biblioteche scolastiche (Rosario Garra), un potenziale informativo ancora molto da valorizzare ma soprattutto il luogo da dove intraprendere la formazione dell'utenza ad una fruizione delle opere rispettosa dei diritti di proprietà intellettuale.
Nel complesso una lettura utile e piacevole, dunque, della quale si potrebbe auspicare un seguito sul modello degli How-to-do it manuals ad uso dei bibliotecari, tanto diffusi in ambito anglosassone.
Paola Morini
Centro di servizio bibliotecario di biologia, scienze della terra e del mare, Università di Genova