L'attività editoriale dell'AIB sforna un altro prezioso volume, questo Conservare il Novecento, curato da Giuliana Zagra e Maurizio Messina, che raccoglie gli atti del Convegno tenuto a Ferrara il 25 e 26 marzo del 2000 durante il Salone del restauro.
Il convegno di cui il libro dà conto presenta molti e autorevoli interventi di bibliotecari, esperti nella conservazione di materiale di varie tipologie, ma anche personalità afferenti al mondo delle biblioteche, funzionari pubblici o accademici, con interessi legati alla musica, la televisione, la fotografia, il restauro, l'editoria, gli archivi in genere, letterari principalmente. Una materia complessa e affascinante, una riflessione che nasce, come dice con passione e lucidità Giuliana Zagra nella sua prefazione, "dal desiderio di affrontare qualcosa di diverso e urgente in un campo dove molto era stato già dibattuto e dalla percezione che allo scadere del secolo si era in qualche modo autorizzati ad affrontare finalmente una prima rosa di problemi che restavano insoluti nel campo della conservazione dei documenti contemporanei". È senz'altro un argomento che ci terrà impegnati a lungo perché se è pur vero che viviamo in un'epoca storica in cui il "consumo" della memoria è tale che quasi essa non esiste, è altrettanto vero che è un compito primario di ogni consesso civile tenere con cura e orgoglio le fila della propria storia nel senso più generale del termine e soprattutto la documentazione che ne deriva. Siamo di fronte a quello che Walter Benjamin con geniale intuizione definiva, sulla scorta di Goethe, il "peso dei tesori che gravano sull'umanità" e non dobbiamo perdere l'occasione di imparare a conservare, a conservare utilizzando e studiando, quanto la nostra stessa umanità produce.
Si indugia molto, va detto, in questo libro sulle esperienze e sui problemi della conservazione di archivi di uomini di lettere, anche se le quattro sessioni in cui è articolato permettono di abbracciare un ampio spettro di questioni. Stimolante, al solito, la breve introduzione di Luigi Crocetti alla prima sessione Conservare il Novecento, fondamentali le domande, e le risposte, poste da Angelo Stella nel suo Colligite fragmenta, "che cosa, dove, come conservare" e non trascurerei l'intervento di Ezio Raimondi con la sua chiusa riflessiva e quasi poetica, "se la storia del passato è sempre una parte del presente, dal momento che il presente fornisce strumenti che poi si modificano anche nei confronti del passato, conservare il Novecento significa conservare anche altro: il fondo delle ombre, come l'ha chiamato qualcuno, è ancora qualcosa di vivo, e l'archivista come un nuovo Ulisse ridà vita alle ombre".
Nella seconda sessione Biblioteche e archivi d'autore, introdotta da Renzo Cremante, si passa ad esperienze sul campo: da leggere con attenzione, oltre alle riflessioni della stessa Zagra sulla Nazionale centrale di Roma, e di Luisa Finocchi ancora su Gli archivi e le biblioteche storiche delle case editrici, l'intervento di Laura Desideri del Vieusseux che dà conto dell'Archivio contemporaneo nato proprio come luogo specifico per la conservazione della memoria del Novecento.
A parere di chi scrive, ad ogni modo, la terza sessione, La scelta di conservare, contiene, proprio nella sua introduzione, l'intervento che più stimola la discussione su un tema come questo che coinvolge una pluralità di professioni ed insieme, si potrebbe dire, una "strategia della memoria": Carlo Federici nel suo Scegliere o sciogliere?, va, con efficace sintesi, al cuore del problema mettendo in discussione principi assodati e politiche culturali statiche. Scrive difatti che "si tratta, in buona sostanza, di scegliere tra biblioteca di conservazione e biblioteca pubblica (o di pubblica lettura che dir si voglia). Scegliere o sciogliere? Il dilemma potrebbe essere anche questo, visto che stiamo parlando di un nodo quasi inestricabile nel nostro paese ove la gran parte delle biblioteche funziona come biblioteca di pubblica lettura e al tempo stesso conserva". Un problema dunque di politica culturale o, meglio, di cultura generale di un popolo che si riflette sui metodi e le strategie per la conservazione della propria memoria.
Ed è da sottolineare come Federici metta in evidenza le difficoltà della conservazione del materiale librario, ma aggiungerei anche documentario, contemporaneo, "materiale di consumo, quasi usa e getta", ma la cui "conservazione richiede quindi cure assai più attente rispetto al materiale antico", prezioso e da preservare per principio e per legge. In realtà qui si mette con una certa chiarezza l'accento sulla storica contraddizione del sistema bibliotecario nazionale italiano tra conservazione, pubblica lettura, prestito, tra biblioteche, come dice Federici, "strumentali" e biblioteche di conservazione. Non è un caso se corollario di questo ragionamento è la riflessione sul materiale digitalizzato e su quello seriale (peraltro oggetto del secondo convegno di Conservare il novecento [in corso di pubblicazione da parte dell'AIB]). In questo senso molto interessanti gli articoli che seguono, sia quelli più teorici (Traniello, Zanni Rosiello), sia quelli riferiti a temi specifici (Agnoli) o più istituzionali (Italia), anche se Il libro moderno: quell'oscuro oggetto del (non) desiderio di Tiziana Plebani rende giustizia all'importanza del libro moderno nella trasmissione della memoria con garbo e informazione e, al tempo stesso, capacità propositiva.
La quarta sessione, anch'essa interessante, Riprodurre o restaurare, introdotta da Nazareno Pisauri, raccoglie gli interventi sulla conservazione di documenti sonori (Sotgiu, Morelli, Rizardi) radiotelevisivi (Parola) e fotografici (Festanti) che, ovviamente, nella "memoria" novecentesca hanno una rilevanza non trascurabile. Da ultimo, non di circostanza, gli interventi del pubblico e l'appendice con la descrizione del Progetto Graphé: archivio dei fondi di cultura dell'Otto-Novecento in Emilia Romagna, curata da Enzo Colombo. Per concludere non è certo inutile considerare come in questa complessa riflessione sia solidamente presente l'Associazione italiana biblioteche, con la sua Commissione per i servizi bibliografici nazionali e la tutela, che si è assunta il ruolo che le compete, cioè a dire quello di dare il necessario respiro ad una iniziativa che, cito ancora Giuliana Zagra, "al di là del semplice evento, si è di fatto trasformato in un progetto di lavoro di più ampie prospettive che nella collaborazione stabile tra i tre istituti promotori [...] ci auguriamo possa trovare ancora il suo maggiore punto di forza". Ed è anche l'augurio di chi nelle biblioteche opera, cercando di favorire la crescita dei cittadini e il mantenimento della memoria, soprattutto quella recente, destinata altrimenti ad una rapida e dolorosa dispersione.
Enzo Frustaci
Biblioteca romana dell'Archivio capitolino