Edoardo Barbieri. Il libro nella storia: tre percorsi. Milano: CUSL, 2000. XIII, 280 p. (Humanae litterae; 3).

Il volume si compone di tre saggi corrispondenti ad altrettante comunicazioni presentate dall'autore in occasione di alcune giornate di studio internazionali (“Il luogo del libri. Lo studiolo. La biblioteca”, Viterbo 1994; “Le livre voyageur”, Lyon-Villeurbanne 1997; “La impronta en el libro”, Salamanca 1999) e che sono per l'occasione presentate in una versione inedita.
Edoardo Barbieri, filologo di formazione, da anni si occupa presso l'Università cattolica di Milano di bibliografia dedicandosi in modo particolare alla storia del libro.
Il libro nella storia, giunto alla seconda edizione, costituisce una nuova testimonianza dell'impegno dello studioso in questo settore in cui vanta una serie di rilevanti contributi tra i quali ricordiamo il repertorio Le Bibbie italiane del Quattrocento e del Cinquecento (Milano: Ed. Bibliografica, 1991-1992) considerato tuttora una excellent bibliography ("The library", (2001), n. 2, p. 182) e il contributo Tradition and change in the spiritual literature of the Cinquecento contenuto, insieme ai saggi di Luigi Balsamo, Ugo Rozzo ed altri, nel recentissimo Church, censorship and culture in modern Italy (Cambridge: Cambridge University Press, 2001).

L'oggetto delle ricerche contenute nel volume preso in esame è il libro nell'Italia del Quattrocento. Barbieri, consapevole della temerarietà dell'impresa, preferisce parlare di una raccolta di materiali finalizzati a documentare aspetti e momenti della storia del libro italiano nel corso del secolo XV e "offerti alla riflessione, alla discussione, anche alla critica".
La prima ricerca, Morfologie del libro in un monastero camaldolese del Quattrocento: il caso S. Mattia di Murano, costituisce il contributo più denso e articolato. Quali tipi di libri circolavano in un monastero veneto del Quattrocento? Che provenienza avevano? Chi li leggeva? Per rispondere a queste domande l'autore si avvale di due strumenti: l'analisi approfondita dei volumi, manoscritti e qualche libro stampato, che è riuscito a ricondurre per l'uso o per produzione al monastero; e il meticoloso ricorso alle fonti archivistiche per rintracciare notizie sui protagonisti e ricostruire le vicende di quella istituzione religiosa.
I libri, giunti a noi talvolta in frammenti, rintracciati nelle biblioteche italiane ed europee, vengono classificati (libri di pietà, libri liturgici ecc.) e descritti; questa parte del saggio costituisce un repertorio consultabile in modo autonomo. Anche i paragrafi dedicati alla figura del monaco camaldolese Mauro Lapi si configurano come un saggio nel saggio. Volgarizzatore e scrittore, intelligente e irrequieto, coinvolto in alcune controversie all'interno dell'ordine, il religioso di origini lucchesi fu molto attivo nei pochi mesi trascorsi a S. Mattia di Murano. Barbieri, approfondendo le qualità intellettuali del religioso attraverso l'esame di alcune sue opere, edite e inedite, giunge a illustrare il paesaggio culturale creatosi intorno al monastero.

Il secondo saggio, Dal torchio al pluteo:l'ingresso degli incunaboli nelle raccolte librarie italiane del XV secolo, intende proporre alcuni spunti su uno dei temi che più occupa gli storici del libro: l'uso del libro, la sua ricezione. Lo scopo è capire in che modo gli incunaboli italiani appena stampati sono entrati a far parte di una biblioteca. Per questo tipo di indagine Barbieri ritiene che l'approccio tradizionale, lo studio cioè di inventari librari quattrocenteschi, non sia più sufficiente. Vengono passati in rassegna possibili campi di indagine. Il mercato dei libri di seconda mano, ad esempio, è poco studiato. Una rinnovata attenzione verso di esso porterebbe molte informazioni sul tragitto compiuto dal libro dal momento in cui esce dall'officina tipografica a quello in cui viene collocato sullo scaffale della biblioteca. Altra categoria da valorizzare sono gli stampati che per loro natura sostavano poco tempo nei magazzini dei librai: i calendari, i lunari, i libri di istruzione elementare, le pubblicazioni scientifiche e tecniche, i testi commemorativi, le cronache, i libri di politica, gli statuti, gli editti ecc.

"Si può ricavare una ragionevole certezza sullo smercio di una determinata edizione" osserva Barbieri "quando, considerando la fortuna dell'opera, si nota una certa ravvicinata frequenza di edizioni sulla stessa piazza commerciale". Ricorrendo poi ad una "analisi attenta della politica editoriale" si può "ricostruire l'esistenza di edizioni ora ignote". Una riflessione a parte è dedicata ai libri che "non ci sono più" o di cui sono rimasti pochi esemplari, a volte uno solo. Le cause della conservazione o della “sparizione” di un libro sono molteplici e sono strettamente legate alla sua natura: il formato (i libri piccoli si consumano con più facilità), la lingua (i testi in latino custoditi gelosamente dalle biblioteche religiose sono giunti a noi in numero maggiore) ecc. Successivamente vengono prese in esame fonti letterarie poco conosciute coeve alla nascita della tipografia: dal Carmen in primis impressoris commendationem di Gerolamo Bologni, al Oroch chaiìm di Ya'aqov ben As?er, in questo ultimo testo un tipografo ebreo "si esprime in termini entusiastici circa la stampa in ebraico, fornendo anche un'attenta descrizione del processo tipografico".
Per documentare l'ingresso di un libro in biblioteca è decisivo lo studio minuzioso dell'esemplare. Una ricerca di questo tipo trova un ostacolo: i cataloghi di incunaboli forniscono poche informazioni sul singolo volume. Le note di possesso, molto varie e non sempre di facile interpretazione, sono invece un ottimo aiuto per portare alla luce le modalità di ricezione di un testo. Di grande interesse sono anche le annotazioni, di dono o di cessione, di provenienza monastica in quanto testimoniano il prestito di libri in ambiente religioso. Lo studio dei libri postillati inizia solo ora ad essere praticato con una certa “sistematicità”; per rimanere in Italia ricordiamo il pionieristico contributo di Giuseppe Frasso (Libri a stampa postillati, "Aevum", 69 (1995), n. 3, p. 617-640) e due recentissime iniziative: il colloquio internazionale “Libri a stampa postillati” organizzato dall'Università cattolica di Milano dal 3 al 5 maggio 2001 e il sito Internet Marginalia (http://193.205.55.99) in cui sono reperibili i testi di alcuni interventi del convegno sopra citato e dove possono essere consultati i risultati del progetto di catalogazione elettronica degli incunaboli postillati della Biblioteca Trivulziana di Milano.

"Un altro tipo di intervento che permette di affermare l'avvenuta circolazione di un incunabolo a poco tempo dalla sua impressione" aggiunge Barbieri "è costituito dall'inserimento di diagrammi in edizioni di argomento tecnico scientifico". C'è poi lo studio della legatura, ambito complesso per il quale non mancano approcci di nuovo tipo (si veda la recente traduzione di Miriam M. Foot, La legatura come specchio della società, Milano: Bonnard, 2000), che permette di rilevare utili informazioni sul lettore. Bisogna ricordare che i libri venivano normalmente venduti slegati pertanto "si deve intendere che la maggior parte delle antiche legature conservate su incunaboli va fatta risalire al momento del loro acquisto".
Il capitolo, dopo un paragrafo dedicato ad alcune biblioteche quattrocentesche, termina con una constatazione: dall'analisi di una tipologia di fonti risulta che l'incunabolo non trovò difficoltà ad essere accolto nelle biblioteche di tipo religioso, sia comunitarie sia personali, e in quelle laiche di intellettuali o “literati”. Sembra invece meno diffusa, stando agli inventari disponibili, la presenza di libri a stampa nelle biblioteche di corte del XV secolo. In questo modo vacilla un luogo comune della storiografia che considera la cultura delle corti all'avanguardia, mentre risulta essere "più attardata a modelli manoscritti".

Il terzo saggio, Dalla descrizione dell'esemplare alla ricostruzione della sua storia (problemi ed esperienze), contiene alcune dense proposte concettuali. Barbieri si sofferma inizialmente su una certa tipologia di materiale in cui sono rintracciabili segni, annotazioni o postille (marks): le bozze, le pagine, i libri utilizzati dai tipografi o dai correttori come copie di lavoro. Lo spunto è fornito dall'analisi di alcuni contributi pubblicati negli ultimi anni (gli atti della conferenza della Bibliographical Society of America del 1997, curati da R. Stoddard, Marks in books: proceedings of the 1997 BSA Conference, "Papers of the Bibliographical Society of America", 91 (1997); e il catalogo The Rosenthal Collection of printed books with manuscript annotations: a catalogue of 242 editions mostly before 1600 annoted by contemporary or near-contemporary readers, New Haven: Yale University-Beinecke Library, 1997).
Dai marks alla “storia dell'esemplare” il passo è breve. L'esemplare, ricco di surplus di storia, di difetti, di tracce d'uso, diventa una documentazione unica che ha bisogno di un'attenzione specifica. A questo punto Barbieri propone il concetto di “storia dell'esemplare” distinguendolo da quello di “storia del libro”, anche se il primo resta pur sempre "un particolare tratto dello spettro" del secondo. La “storia dell'esemplare” non si dovrà occupare "della genesi del libro o della sua realizzazione, ma solo di ciò che è avvenuto dopo l'uscita" e non si limiterà ad individuare le tracce in un libro, ma avrà il compito di descriverle e interpretarle "puntando lo sguardo verso la ricostruzione dell'intero ciclo d'uso del libro".

Ma se è la “storia dell'esemplare” ad interessarsi del libro reale, dell'oggetto così come è giunto fino a noi, di che cosa si occupa la storia del libro? Barbieri si riallaccia alle riflessioni che Luigi Balsamo (Verso una storia globale del libro, "Intersezioni", (1998), n. 3, p. 389-402) ha elaborato prendendo spunto dall'intervento di Robert Darnton, What is the history of books? (originariamente pubblicato nel 1983 nella raccolta di saggi di autori vari Books and society in history e disponibile nella traduzione italiana Che cosa è la storia del libro? nella raccolta di scritti di Darnton, Il bacio di Lamourette, Milano: Adelphi, 1994, p. 65-96).
Lo studioso statunitense considera il libro un mezzo di comunicazione e sulla scorta di questa definizione individua attori e condizioni che ne determinano l'esistenza. L'autore, l'editore, i tipografi, i distributori, i librai, i lettori, il contesto sociale ed economico, costituiscono insieme il “circuito della comunicazione”. La storia del libro deve cogliere l'esistenza del libro nel suo complesso non come la somma delle singole parti. Per questo è importante l'approfondimento di saperi diversi o, se si vuole, “l'intrecciarsi di discipline”: dalla filologia alla bibliologia, alla sociologia ecc.
Balsamo, pur condividendo cautamente quest'ultima osservazione, resta convinto che è svantaggioso sconfinare in territori altrui e parte dal presupposto che il libro è "un oggetto materiale ma composito, destinato ad una specifica funzione, il quale è andato soggetto nel corso dei secoli a cambiamenti connessi all'evolversi sia della tecnologia sia della sua forma e funzionalità" (Verso una storia globale del libro, p. 391). La storia del libro, a cui lo studioso italiano attribuisce un importante ruolo di supporto, deve essere “globale”, saper cogliere cioè i cambiamenti tenendo presente l'intero “ciclo vitale” del libro (il richiamo ad una visione olistica sembra questa volta accomunare i due autori): da una prima fase (la scelta di un'opera, i programmi editoriali ecc.), ad una seconda che diremo tipografica (in cui si studiano "gli aspetti strutturali del processo di stampa"), ad una terza della “informazione bibliografica”, della mediazione cioè tra universo librario e lettori (avvisi, cataloghi editoriali e di biblioteche, bibliografie ecc.), fino all'ultima fase "quella della ricezione e fruizione da parte del pubblico dei lettori".
Il terzo saggio e il libro si concludono con alcune riflessioni sulla prassi catalografica relativa agli incunaboli diffusa in Gran Bretagna, Francia e Italia.

Andrea Capaccioni
Centro per l'orientamento bibliografico e per la documentazione, Università per stranieri di Perugia