Iter Liturgicum Italicum, a cura di Giacomo Baroffio. Padova: CLEUP, 1999. 305 p. ISBN 88-7178-609-2. L. 50.000.

Chiunque, in Italia e non solo, abbia voluto intraprendere lo studio delle fonti manoscritte della liturgia cristiana presenti nel nostro paese, prima o poi avrà avuto modo di imbattersi in una tra le moltissime pubblicazioni di carattere musicologico e liturgico di Giacomo Baroffio. Egli ha mostrato in numerose occasioni una conoscenza di quanto è posseduto nelle nostre biblioteche e nei nostri archivi non solo cospicua, ma anche esemplare di un modo di fare ricerca per nulla sedentario e invece sempre indirizzato alla scoperta incessante dei codici e dei frammenti ancora nascosti o sconosciuti. Attraverso brevi ma intense campagne di studio, Baroffio continua ad approfittare di ogni occasione utile, di ogni ritaglio di tempo, di ogni fortunosa eventualità che gli consenta di memorizzare la segnatura di un manoscritto, di scattare una foto o di redigere un appunto prezioso. Per questo, il titolo di questo volume ha un valore in un certo senso biografico, anche se il contenuto, privo di evidenti riferimenti personali, lascia intravedere soltanto la grande capacità di raccolta, di identificazione e di strutturazione delle essenziali informazioni di natura codicologica e liturgica.

L'Iter raccoglie l'inventario sommario di circa 15.500 fonti liturgiche o liturgico-musicali di origine italiana, conservate in Italia e all'estero. Sebbene abbia visto la luce in forma stampata solo recentemente, da tempo circolava in forma di bozza elettronica tra gli amici e i collaboratori di Baroffio. La pubblicazione, che riunisce i dati accumulati in circa quarant'anni di lavoro, è stata promossa nell'ambito del progetto scientifico di interesse nazionale denominato Archangelus. Tale progetto, coordinato da Giulio Cattin e nato dalla collaborazione tra l'Università di Padova, l'Università di Bologna e l'Università di Urbino, è stato finanziato di recente dal Ministero dell'università e della ricerca scientifica.
Per ogni fonte - interi codici o anche singoli frammenti - il volume presenta i principali dati che ne consentono l'identificazione (città, biblioteca, fondo e segnatura), nonché alcune utilissime informazioni di natura prettamente liturgica e codicologica: tipologia del libro liturgico, quantità di carte, origine, tipologia della tradizione liturgica, datazione e presenza di notazione musicale. Per questo il repertorio si rivela un agile strumento di consultazione che permette allo studioso e al ricercatore di recuperare le notizie fondamentali riguardanti una fonte a partire dal suo luogo di conservazione e di delineare a colpo d'occhio l'ambito culturale, liturgico e musicale a cui essa appartiene.

È certo che quest'opera non può certo sostituirsi e non ambisce nemmeno a raggiungere gli scopi di un vero e proprio catalogo delle fonti bibliografiche liturgico-musicali italiane, ma si rivela nuova e utilissima per almeno due ragioni. In primo luogo la sua forma ci fa pensare ad una sorta di dizionario sintetico dei manoscritti, efficace al pari di altre opere di consultazione molto note nell'ambito delle discipline storico-documentarie, come per esempio i famosi repertori di Adriano Cappelli.
In secondo luogo, forse per la prima volta, si ha modo di avere a disposizione una cospicua mole di notizie sistematiche riguardanti i frammenti liturgico-musicali conservati nelle biblioteche e soprattutto negli archivi italiani. Un calcolo rapido e approssimativo a partire dal volume ci ha consentito di stabilire che sul totale delle fonti documentate circa il 25% è costituito da un massimo di quattro carte: in pratica il volume contiene notizie su quasi 3800 frammenti. Considerando la dispersione e la scarsa attenzione che questa tipologia di fonti riceve nei rispettivi luoghi di conservazione, il volume assume un'importanza fondamentale, sia perché contribuisce alla loro valorizzazione, sia poiché fornisce agli studiosi notizie tipologiche che nella maggior parte dei casi sono difficili da determinare se non a un occhio esperto che conosce profondamente la tradizione liturgico-musicale italiana.
La discontinuità che appare esaminando il territorio e le istituzioni di conservazione rappresentate nell'Iter è l'esito del modo in cui è stata condotta la ricerca, guidata solitamente dagli interessi dell'autore e in molti casi da occasioni contingenti. Ma proprio questa discontinuità è anche l'affermazione tangibile della necessità più volte rilevata da Baroffio (cfr. ad esempio "Le fonti musicali in Italia. Studi e ricerche", n.5 del 1991) di un'auspicabile indagine sistematica e onnicomprensiva che può essere soltanto il frutto di un'azione collettiva e di una partecipazione istituzionale.

Nel frattempo e nell'attesa di un impegno complessivo, Giacomo Baroffio continua imperterrito la sua azione solitaria di documentazione e di ricerca. Oggi il database dell'Iter che continua ad essere aggiornato e a circolare tra gli studiosi e i collaboratori in forma elettronica, ha raggiunto la considerevole mole di circa 20.000 record. Oltre all'incremento considerevole delle fonti documentate, l'archivio elettronico fornisce anche informazioni codicologiche e liturgico-musicali utilissime che non hanno potuto trovare spazio nella pubblicazione che presentiamo, quali il nome di eventuali committenti, il numero di righi musicali, la tipologia dei neumi, le dimensioni, il numero di colonne ecc. Tale archivio può essere consultato almeno per l'identificazione delle fonti all'indirizzo Internet http://www.cantusgregorianus.it.
Per se stessa ogni impresa bibliografica anela alla massima completezza e all'onnicomprensività nella documentazione: obiettivi a cui l'Iter liturgicum italicum vorrebbe tendere ad ogni ulteriore aggiornamento e, speriamo, ad edizioni successive alla prima. Riteniamo che il volume di Baroffio sia uno dei più recenti e sempre più rari esempi illustri di un certo tipo di bibliografia d'altri tempi, in cui, quasi a dispetto delle imprese affette da gigantismo e dell'inevitabile implicazione delle nuove tecnologie, ciò che spicca maggiormente è la capacità di una sola persona di prendere visione di decine di migliaia di testimonianze, di raccogliere ed elaborare una massa di dati che appare smisurata e di continuare la ricerca seguendo l'unico coerente metodo d'indagine che si basa sullo studio delle fonti.

Nicola Tangari
Facoltà di beni culturali, Università di Lecce