Alistair Black. The public library in Britain: 1914-2000. London: The British Library, 2000. xii, 180 p.: ill. ISBN 0-7123-4685-6. £ 30.

Nonostante la quasi totale scomparsa degli insegnamenti di Storia delle biblioteche dai curricula universitari rivolti alla formazione dei bibliotecari britannici, l'interesse per la materia rimane vivo ed è testimoniato dalle numerose pubblicazioni ad essa dedicate che continuano ad apparire sul mercato editoriale, non senza qualche cambiamento di prospettiva, in quanto i tempi sembrano maturi per poter parlare di una "nuova storia delle biblioteche".
È quanto evidenzia l'autore dell'opera, docente della School of Information management dell'Università di Leeds ed in passato coordinatore del Library History Group della Library Association, nonché egli stesso già autore nel 1996 del volume A new history of the English public library: social and intellectual contexts 1850-1914. Ed è quanto mette in pratica in quella che vuole essere una storia della biblioteca pubblica vista non dall'interno ed in maniera ovviamente soggettiva e tecnica, ma per quanto possibile osservata dall'esterno, a partire dalle discipline storiche correlate e, soprattutto, interpretata come una storia sociale dell'istituzione biblioteca nella sua evoluzione e interrelazione con la storia economica, sociale e politica del paese.

Un'impostazione che risulta evidente fin dalle fonti principali utilizzate: la documentazione relativa ai rapporti del governo britannico con le biblioteche, conservata nel Public Record Office, la corrispondenza del Carnegie United Kingdom Trust con vari rappresentanti del mondo bibliotecario (il cui esame rivela inaspettatamente l'esistenza di una loggia massonica di bibliotecari negli anni Venti e Trenta), la raccolta di articoli di giornale della Library Association, le carte private di un bibliotecario, William Benson Thorne, e le annotazioni di vari personaggi conservate nel Mass-Observation Archive presso l'Università del Sussex.

L'opera esce volutamente nel 2000, a 150 anni dalla nascita della public library con l'emanazione del primo Public Library Act il 14 agosto del 1850. E necessariamente si pone degli interrogativi, tenta di fare un bilancio di questi 150 anni. Come è cambiata la biblioteca pubblica? Come si sono modificati il suo ruolo e il suo significato? La risposta è sotto gli occhi di tutti: davvero poco sembra essere mutato in maniera radicale. Nonostante l'informatizzazione che ormai caratterizza i servizi bibliotecari, i programmi di total quality management, la costruzione di edifici moderni ed interni accoglienti, e le promesse legate alle information superhighways, le biblioteche (e i bibliotecari) conservano ancora la tradizionale immagine di "mausolei del sapere", culturalmente arretrate e prive di qualsiasi contatto con i ritmi e le esigenze della società moderna.

Nella dicotomia possibile tra la biblioteca come laboratorio e la biblioteca come museo, il pubblico continua a percepirla e a viverla come un luogo in cui si conservano e si mettono in mostra oggetti. Una visione che è probabilmente legata alla generale tendenza a sottovalutare l'importanza dell'apprendimento e della formazione nello sviluppo dell'individuo e, di conseguenza, della società.
Ma il progresso è indissolubilmente legato all'apprendimento e la modernità è il risultato del progresso, individuale e sociale. E le biblioteche sono da sempre alla base di entrambi tali processi, come l'autore intende mettere in luce con il percorso intrapreso nell'opera.

Nel volume, dopo un capitolo introduttivo iniziale, viene quindi tracciata la storia della public library suddividendola in cinque periodi storici. Il primo copre gli anni dal 1914 al 1919 e ne segue lo sviluppo in rapporto alla Prima Guerra e all'immediata fase postbellica, in cui la biblioteca pubblica viene inglobata nel piano generale governativo di riforme sociali ed economiche volte a scongiurare la crisi. Tra le due guerre, il mondo bibliotecario è attivo sul fronte dell'ampliamento dei servizi e dell'utenza, e sollecita l'intervento governativo per la creazione di una rete nazionale di biblioteche che favorisca la cooperazione.
Nel periodo che coincide con la Seconda guerra mondiale è da rilevare l'attività politica svolta dalla Library Association per ottenere il sostegno delle istituzioni al servizio bibliotecario. La situazione contingente determina un rinnovamento dei servizi, anche a fronte di un incremento della lettura.
L'interesse del mondo politico diminuisce nel dopoguerra, ma la public library attraversa il suo "periodo d'oro", con la massima espansione della sua attività, proprio negli anni del boom economico. È il momento in cui la biblioteca si protende maggiormente verso la società per capire e adeguarsi alla crescente complessità ed articolazione della stessa. Una fase che viene analizzata nella sezione relativa agli anni dal 1945 al 1979, mentre il capitolo successivo e finale, prima delle conclusioni, che giunge fino ai nostri giorni, può essere efficacemente riassunto dal suo stesso titolo: tagli (ovviamente finanziari) e computer.

Al termine del percorso delineato con chiarezza e minuzia e forte della concretezza che deriva all'autore dalle fonti alle quali ha attinto e dalle quali cita spesso, quello che emerge è l'immagine della biblioteca come organismo vitale all'interno della società in trasformazione, ma saldamente ancorata ad alcuni principi cardine che ne hanno determinato la nascita e segnato l'evoluzione, il che induce lo stesso Black a riconoscere che la storia della public library è in fondo una storia di continuità più che di cambiamenti radicali.

Rossana Morriello
Biblioteca centrale di architettura, Politecnico di Torino