Cooperative collection development: significant trends and issues, Donald B. Simpson editor. Binghampton: The Haworth Press, 1998. xii, 97 p. ISBN 0-7890-0688-X. $ 49.95. Pubblicato anche in "Collection management", 23 (1998), n. 4.

L'occasione, seppure non esplicitamente dichiarata, che ha stimolato la realizzazione di questo volumetto è stata il 50° anniversario del Center for Research Libraries (CRL). Il Centro, come ampiamente descritto nel saggio di Linda Naru (direttrice dei servizi per i membri del CRL), nacque con funzioni di biblioteca-deposito nel 1930, per trasformarsi poi nel 1949 in un centro a servizio di tredici università del Middlewest americano, destinato al coordinamento delle politiche degli acquisti, alla catalogazione centralizzata, all'immagazzinamento cooperativo dei materiali di minor uso.
In omaggio alla funzione che il CRL ha svolto in passato e dovrà svolgere in futuro, questa pubblicazione è dedicata ai temi dello "sviluppo cooperativo delle raccolte", in particolare dal punto di vista delle tematiche di attualità e dei trend in atto. Il volume si configura come una raccolta di saggi, firmati da quattro esperti della materia, a cui si affianca il resoconto di un dibattito online promosso e ospitato tra il 1° e il 14 dicembre 1997 e moderato da Milton Wolf, vice presidente dei programmi di sviluppo delle collezioni del CRL.

I primi due saggi, rispettivamente scritti da Joseph Branin (direttore delle biblioteche della State University di New York) e da Robert Holley (direttore del Corso di Biblioteconomia della Wayne State University), forniscono l'inquadramento teorico della tematica, offrendo una panoramica e una riflessione su passato, presente e futuro della gestione e dello sviluppo cooperativo delle raccolte. Gli altri due saggi, rispettivamente di Gay Donnelly (assistente direttivo alle collezioni e professore associato all'Ohio State University) e della già citata Linda Naru, sono dedicati, nello specifico, a storia, ruolo e funzioni del Center for Research Libraries, ma contengono anch'essi alcuni spunti più generali sulle problematiche oggetto del volume.
L'interesse della raccolta, nonostante il tono a volte leggero, proprio di un'occasione celebrativa, è dunque rappresentato dalla focalizzazione dei temi d'attualità sul fronte della gestione delle raccolte e della cooperazione e dalla proposta di alcuni punti di vista innovativi. In questo senso, risultano particolarmente stimolanti i primi due saggi, sui quali si è ritenuto perciò opportuno soffermarsi.

Joseph Branin, nel suo intervento dal titolo Shifting boundaries: managing research library collections at the beginning of the twenty-first century, passa in rassegna le linee di tendenza del panorama informativo attuale allo scopo di identificare quelle destinate a impattare fortemente sulle biblioteche e sulle relative collezioni; tra queste, in particolare, il cambiamento nella struttura della comunicazione accademica, la perdita di supremazia delle locali collezioni a stampa, la nascita di centri di fornitura dell'informazione, la gestione dell'accesso alle collezioni remote.
Pochi, ma interessanti, gli accenni ai temi della produzione e della distribuzione dell'informazione; l'autore si sofferma in particolare, da un lato, sui processi di aggregazione delle risorse informative specializzate in mano a pochi grandi editori (con gli inevitabili rischi di monopolio dell'informazione scientifica che questo produce), dall'altro sulla nascita di forme di produzione dell'informazione scientifica che "bypassano" gli editori e i meccanismi editoriali tradizionali (si vedano, in particolare, i progetti realizzati o in fase di realizzazione delle "University presses").

Il saggio di Robert Holley, intitolato Cooperative collection development: yesterday, today, and tomorrow, si presenta, sul piano dell'inquadramento teorico, ancora più efficace per la capacità di tratteggiare con pochi ma significativi tratti i contorni del fenomeno nell'era pre-Internet, nella fase attuale e in quella futura. Il percorso scelto dall'autore procede dunque dalla riflessione sugli assunti del passato agli interrogativi sugli sviluppi futuri, nella convinzione, ampiamente condivisibile, che i cambiamenti sono il risultato di una particolare alchimia tra momenti e fattori di continuità e altri di rottura.
A questo proposito, la lettura del saggio di Holley suggerisce un'analisi del problema, che prende l'avvio da un certo numero di principi di riferimento, considerati tuttora validi come cornice generale della cooperazione negli acquisti. Tali principi sono:
1) qualunque documento può essere di una qualche utilità per un qualche utente;
2) nessuna biblioteca può raccogliere da sola tutta la documentazione necessaria ai suoi utenti;
3) la diversificazione formale e informale dei compiti nella politica degli acquisti accresce il numero dei documenti utili disponibili agli utenti;
4) molte più biblioteche di quante si immaginano possono giocare un ruolo nel sistema cooperativo volto a rendere i materiali disponibili per la ricerca;
5) la frequenza d'uso e la facilità di accesso determinano quali materiali possono essere oggetto di uno sviluppo coordinato delle raccolte;
6) lo sviluppo cooperativo formalizzato delle raccolte può assumere forme diverse;
7) il tradizionale sviluppo cooperativo formalizzato delle raccolte è difficile da implementare e, una volta avviato, è spesso un'attività impegnativa in termini di tempo e di costi.

Dati per acquisiti e ampiamente condivisi i primi tre assunti, può essere invece interessante soffermarsi sui punti successivi, rispetto ai quali le riflessioni dell'autore potrebbero certamente divenire oggetto di dibattito. Personalmente ritengo convincente l'idea che biblioteche di dimensioni e tipologia diverse possano giocare un ruolo centrale nella cooperazione e, non è un caso, che negli ultimi anni sia diventata di attualità, in ambito cooperativo, la tematica dell'interistituzionalità.
Holley sostiene, inoltre, l'applicabilità di vari modelli e metodi cooperativi, tutti accettabili e validi in situazioni, contesti e circostanze diverse. Non esiste dunque solo un modello centralizzato né solo un modello distribuito; non esiste solo una cooperazione formalizzata, ma anche forme di cooperazione informale o ad hoc; non esiste solo una divisione dei compiti per aree di soggetto, ma anche per tipi di supporto, e così via di seguito. Ovviamente, l'efficacia del modello dipende per gran parte dal fatto che la cooperazione sia informata dai principi della frequenza d'uso e della facilità d'accesso. Possono essere cioè oggetto di coordinamento documenti bibliografici che, da un lato, non costituiscano l'oggetto primario di interesse dell'utenza istituzionale della singola biblioteca e, dall'altro, siano accessibili facilmente e possano diventare oggetto di scambio tra biblioteche.
L'autore invita infine a non dimenticare mai che uno sviluppo coordinato delle raccolte e, in generale, un sistema di cooperazione, è un'attività costosa, non solo in termini di tempo (cosa di cui si è già ampiamente consapevoli), ma anche in termini economici (cosa che è più difficile immaginare).

Rispetto a questi principi, la pratica cooperativa precedente all'avvento di Internet è stata caratterizzata, secondo Holley, da alcuni fraintendimenti e presupposti non corretti. In particolare, l'autore ritiene che gli amministratori abbiano interpretato erroneamente lo scopo dello sviluppo cooperativo delle raccolte come un modo per ridurre le spese per l'acquisto di materiale bibliografico. In realtà, gli accordi formalizzati di sviluppo coordinato delle raccolte, sulla base dei quali vengono assegnate ad ogni biblioteca le responsabilità primarie di acquisizione per soggetto, possono richiedere un incremento nel budget per le acquisizioni per fornire una copertura adeguata in quell'area disciplinare.
Inoltre, lo sviluppo coordinato delle raccolte a volte ha prodotto conseguenze non proprio auspicabili nell'uso delle stesse da parte degli utenti; gli sforzi volti a pubblicizzare lo sviluppo cooperativo possono infatti produrre l'effetto di incoraggiare gli utenti a fare riferimento prima alla collezione più ampia nella loro area di soggetto, anche se fisicamente collocata in un'altra biblioteca, piuttosto che a fare un uso efficace delle risorse disponibili a livello locale.
Infine, secondo Holley, a confronto con gli accordi non formalizzati o con l'assenza di accordi, la cooperazione formalizzata non sempre è stata efficace nel realizzare i suoi scopi. Una maggiore efficacia avrebbe potuto essere realizzata infatti solo passando da una valutazione della raccolta nel suo insieme a un'analisi "documento per documento", operazione estremamente complessa prima dell'avvento di Internet.
L'esistenza e l'utilizzo di Internet sono stati perciò determinanti, innanzitutto perché hanno consentito ai bibliografi di fare delle verifiche molto più veloci sui posseduti di altre biblioteche, in secondo luogo perché hanno messo a disposizione strumenti di comunicazione più rapidi (e-mail e protocolli di trasferimento dei file), in terzo luogo perché hanno permesso agli utenti di avere accesso diretto ai dati bibliografici e al full-text, infine perché hanno trasferito agli utenti una parte più o meno cospicua delle attività associate al document delivery (ad esempio, se è disponibile il testo completo di un documento, l'utente può completare l'intera transazione dal proprio calcolatore, scaricando il documento nel proprio hard-disk o stampandolo sulla propria stampante).

Oltre che rendere più efficace ed efficiente, in termini di rapporto costi/benefici, l'attività di coordinamento negli acquisti, l'era digitale, in particolare l'ampia diffusione dei processi di digitalizzazione, ha cambiato l'orizzonte operativo della cooperazione, aprendo nuove prospettive a livello di integrazione virtuale dei patrimoni.
D'altra parte, Holley dimostra di essere perfettamente consapevole dei rischi e delle difficoltà che l'era digitale porta con sé, in particolare rispetto allo sviluppo coordinato delle raccolte, e non manca di proporci una rilettura critica del panorama che si va delineando. Da più parti si fa notare, per esempio, che le risorse elettroniche e le infrastrutture necessarie per la loro utilizzazione fanno concorrenza ai fondi che la biblioteca ha a disposizione per le risorse tradizionali, il cui potere d'acquisto è stato già fortemente ridotto dall'inflazione e dal conseguente aumento del prezzi dei periodici. Potrebbe inoltre accadere che il miraggio della biblioteca digitale globale ridimensioni agli occhi degli amministratori e dei bibliotecari l'importanza della politica degli acquisti e faccia svalutare i materiali della biblioteca tradizionale. È infine preoccupante il processo di appiattimento e di omogeneizzazione delle raccolte, dovuto alla riduzione dei fondi e alla sempre più frequente dipendenza delle biblioteche da agenzie esterne di fornitura dei documenti, fenomeno che non favorisce di certo uno sviluppo cooperativo delle raccolte.

Per il futuro, Holley vede delinearsi alcune tendenze, non sempre incoraggianti. È probabile, ad esempio, che le biblioteche di ricerca concentrino sempre di più i loro sforzi, rispetto allo sviluppo delle collezioni, sui materiali di più immediato uso per la loro utenza primaria; da parte loro, i ricercatori tendono già ora – e probabilmente sempre più in futuro – a spostare la loro attenzione quasi esclusivamente sulle risorse disponibili in formato elettronico, dimenticandosi dell'esistenza e della possibilità di utilizzo delle risorse cartacee. È anche vero però che la migrazione di una crescente parte della documentazione specializzata sul Web dovrebbe alleggerire la pressione rispetto al coordinamento degli acquisti dei formati cartacei.
L'autore ipotizza un futuro nel quale lo sviluppo cooperativo delle collezioni potrebbe significare, sempre più spesso, fornire contributi finanziari alle biblioteche con le migliori collezioni in una certa area di soggetto, con l'impegno di continuare a garantire la copertura e di procedere alla digitalizzazione delle raccolte attuali e future.

In definitiva, mi pare di poter dire che l'apporto innovativo e la profondità ed estensione delle tematiche affrontate nel volume non siano, nel complesso, particolarmente rilevanti; d'altra parte i due saggi iniziali, soprattutto quello di Holley, mettono sul tavolo una serie di problematiche di grande interesse. Così chi si aspetta, ingannato dal titolo accattivante del volume, un agile manualetto sullo sviluppo cooperativo delle raccolte nell'attuale panorama bibliotecario internazionale, resterà probabilmente deluso. Non si potrà dire soddisfatto neppure chi cercherà nel volume una trattazione a 360 gradi del fenomeno e soluzioni metodologiche. Certamente però la lettura dei saggi stimolerà in tutti un approccio critico alla tematica e offrirà occasioni di dibattito.

Anna Galluzzi
Biblioteca centrale della facoltà di Ingegneria "G.P. Dore", Università di Bologna