Il libro e l'arte: l'arte applicata al libro o il libro che parla d'arte? No, si tratta di una vita, una vita lunghissima e altamente produttiva, votata con eguale impegno prima al libro e poi all'arte, con tutte le implicazioni e le interconnessioni possibili.
Pierre Lelièvre, nato a Rennes nel 1903, compiva infatti 95 anni il 24 aprile 1998, quando svariati dei suoi illustri colleghi gli dedicarono, per festeggiarlo, una miscellanea che coprisse l'intera gamma dei suoi interessi, dall'archivistica alla biblioteconomia, dall'arte e l'architettura alla storia di queste materie.
Scorrendo le date della sua biografia si nota che l'insigne personaggio ha impegnato metà della sua vita lavorativa ad occuparsi di libri, di lettura e della loro organizzazione, e l'altra metà facendo emergere ed esercitando quella che sembra essere stata la sua vera vocazione anche negli anni precedenti: lo studio e l'insegnamento della storia dell'arte.
Diplomatosi presso l'Ecole des Chartes nel 1927, Pierre Lelièvre fu in seguito bibliotecario capo della città di La Rochelle, direttore degli archivi storici e conservatore della biblioteca a Nantes, membro della Commissione superiore delle biblioteche, Direttore della Biblioteca d'arte e di archeologia dell'Università di Parigi, Ispettore generale delle Biblioteche e della pubblica lettura, professore di Storia dell'architettura alla Scuola nazionale superiore di belle arti, professore ordinario di Storia dell'arte all'Università di Tours
e sono stati citati solo alcuni dei suoi incarichi. Intorno agli anni Cinquanta fu anche insignito della Legion d'onore.
La sua bibliografia è ricca di una novantina di titoli. Che si presentasse nelle vesti di archivista, di bibliotecario, di professore o di amministratore, chi l'ha conosciuto dichiara che il filo conduttore di queste diverse attività era la passione con cui le svolgeva tutte, una passione che portava all'equilibrio dei contrari, fra l'azione e la riflessione, fra la ricerca e la gestione, tanto da dare alla vita di Lelièvre il valore di modello, di esempio.
Si può comprendere quindi il motivo della grande differenza fra i contenuti di questa miscellanea multidisciplinare. Per chi ama i numeri, i contributi sono in tutto 48, di cui sei sono testimonianze di amici sui suoi modi di essere o di agire; dei 42 saggi scientifici, sette sono &34;frammenti di storia&34(come recita il titolo dell'apposito capitolo), venti trattano d'arte e di architettura e i primi quindici, di libri e di biblioteche.
L'interesse dominante, come si vede, è per la storia dell'arte. Ma nelle 160 pagine dedicate al libro si percorre, con una particolare attenzione agli aspetti storici, tutto l'arco delle discipline biblioteconomiche: dai progetti ottocenteschi dell'architetto Delannoy per l'allora Biblioteca del Re, divenuta poi la Bibliothèque nationale, all'importanza che l'aiuto all'utenza riveste fin dai tempi antichi e che non cala affatto nell'era di Internet; dal gustoso saggio di Dominique Bougé-Grandon sulla distribuzione clandestina di libri proibiti a Lione nel 1700, al "trattatello" di Monique Lambert (ben 24 pagine) sulla peculiare problematica delle biblioteche di museo, alle brevi riflessioni di Jacqueline Rey sulle mutazioni professionali del mestiere di bibliotecario.
Se mi chiedessero a quale tipologia di utenti consiglierei di leggere questa miscellanea, faticherei a rispondere; i ricercatori dell'area biblioteconomica ne troverebbero interessante solo un terzo; la stessa cosa penso accadrebbe agli storici dell'arte. Personalmente, avendo i miei studi seguito il medesimo percorso di quelli di Lelièvre, anche se in senso inverso (prima la storia dell'arte e poi la biblioteconomia), ho trovato gradevole tutto il libro, ma più a livello di curiosità che di ricerca scientifica; e ho riconosciuto alla curatrice il merito di aver saputo rispecchiare con perfetto dosaggio, nella composizione dell'opera, la variegata composizione della personalità del dedicatario.
Maria Luisa Ricciardi
Valdobbiadene (TV)