Rosa Marisa Borraccini Verducci. La biblioteca di Francesco e Servilio Marsili giuristi camerinesi: notizie storiche e catalogo. I: Le edizioni del XVI secolo. Ancona: Studia Picena, 1999. lvi, 165 p., 29 c. di tav. (Fonti e studi; 8).

L'ottavo volume di "Fonti e studi", collana di testi e ricerche diretta da Giuseppe Avarucci, mette a disposizione un articolato catalogo in cui l'autrice Rosa Marisa Borraccini Verducci descrive le edizioni del Cinquecento che, insieme ad altro materiale librario, per un totale di 1680 opere in 2811 volumi, costituiscono la biblioteca della famiglia Marsili Feliciangeli di Camerino, acquisita nel 1982 dall'Università di Macerata.

La particolareggiata Introduzione è articolata in quattro parti: la prima (Francesco e Servilio Marsili), la seconda (La biblioteca) e la terza (Le note di possesso) sono a carattere generale, la quarta invece (Criteri di descrizione) è strettamente connessa al catalogo, ai criteri di descrizione bibliografica, ai repertori di riferimento utilizzati. Segue una breve appendice documentaria.
Poiché le note di possesso sugli esemplari consentono di individuare in Francesco e Servilio Marsili (rispettivamente padre e figlio) coloro che per primi hanno costituito la raccolta, è parsa assai opportuna la scelta dell'autrice di indicare nell'Introduzione le caratteristiche generali del fondo librario e la personalità dei possessori, perché ogni biblioteca privata riflette i loro interessi e le loro scelte culturali e fornisce una testimonianza dell'epoca e dell'ambiente in cui si è costituita.

Dunque, ampio spazio è riservato alle vicende biografiche dei "titolari" del fondo, insigni giuristi fra l'Ottocento e il primo decennio del Novecento, senz'altro personaggi di rilievo nella società camerte dell'epoca. Essi infatti, accanto all'insegnamento universitario (ebbero entrambi la cattedra di Diritto e procedura penale presso l'ateneo camerte), ricoprirono importanti uffici pubblici e cariche politiche sia a livello cittadino che provinciale. Questa rilevante posizione sociale fece sì che nel 1844 Francesco, all'età di cinquantasei anni, avesse l'incarico di "custode" della biblioteca Valentiniana, una delle istituzioni culturali cittadine più importanti del tempo. L'incarico, tenuto fino all'anno della sua morte (1868), fu per il Marsili soprattutto un titolo onorifico, in quanto egli non concepì il suo ruolo come "prioritariamente indirizzato alla sistemazione e organizzazione del patrimonio librario", ma piuttosto alla sua tutela giuridica, demandando i compiti tecnici e operativi a un aiutante. Nonostante questo, Francesco riuscì a costituire una biblioteca di tutto rispetto, che rivela scelte culturali chiare e buone "competenze bibliofile", tanto che il figlio Servilio non se ne volle disfare nemmeno alla morte del padre, nonostante le critiche condizioni economiche in cui venne a trovarsi appena diciassettenne.

Le considerazioni sul fondo, basate sull'analisi delle edizioni del XVI secolo individuate esaminando singolarmente i volumi dell'intera biblioteca Marsili, si possono estendere a tutto il fondo librario.
Le 174 edizioni cinquecentine oggetto di questo catalogo, circa il 10% di tutto il fondo, sono articolate in due settori omogenei: uno costituito da opere giuridiche (75 volumi) e l'altro da opere di carattere più generale a contenuto storico-letterario (99 volumi).
Mentre le scelte delle opere storico-letterarie sono riconducibili a richiami culturali più generali (e anche ad acquisti occasionali e curiosità da amatore, a giustificazione della presenza di opere non complete), quelle riguardanti le opere del settore giuridico sono determinate da precise esigenze professionali e di studio. Si è di fronte pertanto a una biblioteca "a chiara vocazione professionale", che è però "in sintonia con le esigenze culturali del ceto borghese e laico del secondo Ottocento".

Sempre nella parte introduttiva, qualche riflessione è dedicata anche agli ex libris registrati peraltro, ove presenti, in ogni singola scheda catalografica. L'autrice sottolinea l'importanza di questi elementi non solo per il loro valore storico intrinseco ma, soprattutto, perché consentono di ricostruire gli itinerari e le tappe di ogni singolo volume confluito nella biblioteca. Nel caso specifico della biblioteca in questione, gli ex libris gettano luce sulla circolazione e sul commercio dei libri in rapporto a un ambiente periferico e lontano dai centri culturali più importanti, come poteva appunto essere quello di Camerino.
La redazione delle schede catalografiche vere e proprie (174 in totale) è stata fatta scegliendo il criterio della descrizione bibliografica analitica e dunque non sotto la forma del catalogo breve o short-title description, trascrivendo quindi in modo praticamente facsimilare il frontespizio.

Le schede sono ordinate alfabeticamente per autore e, nell'ambito di ogni autore, è stato adottato il criterio di presentare le edizioni in ordine cronologico, relativamente alle opere che hanno il medesimo titolo. Ogni registrazione, contrassegnata da un numero progressivo che è quello con cui l'edizione descritta è richiamata negli indici, è divisa in sei aree: titolo, note tipografiche, descrizione fisica, note dell'edizione, note dell'esemplare, bibliografia. Per la scelta e la forma dell'intestazione l'autrice si è attenuta alle norme RICA.
Le note tipografiche, trascritte integralmente, sono desunte dal frontespizio o in mancanza di questo dal colophon. Particolare attenzione è data alla marca tipografica di cui si segnalano l'eventuale presenza e il repertorio di riferimento (se possibile), nella convinzione che uno studio di essa, contestualmente alla catalogazione, possa offrire un contributo significativo laddove ci siano incertezze sulla responsabilità editoriale (vedi casi di coedizioni non esplicitamente sottoscritte o perfino tacite).

Nell'area della collazione sono indicati il formato, la numerazione delle pagine o carte, la segnatura dei fascicoli, il tipo di caratteri, la tipologia delle illustrazioni ove presenti, la sottoscrizione e il registro. La "preoccupazione" dell'autrice di evidenziare il contesto storico e intellettuale che ha sotteso la realizzazione di queste pubblicazioni, è evidente anche in seno alla scheda catalografica stessa. Viene infatti fornita una serie di informazioni relative a lettere prefatorie e dedicatorie con l'indicazione dell'autore, del dedicatario, della data di composizione, dei nomi di coautori, curatori o autori di contributi secondari. I dedicatari e gli autori di carte preliminari sono poi raggruppati in un apposito indice alfabetico al termine del catalogo.
Molto articolate sono anche le note relative al singolo esemplare: ogni scheda presenta infatti la descrizione della legatura, la trascrizione degli eventuali ex libris, delle note di possesso, di acquisto, d'uso e delle antiche segnature; c'è anche la segnalazione dello stato di conservazione dell'esemplare, di eventuali interventi di restauro e il rilevamento dell'impronta. Ultimo dato, la segnalazione dei repertori bibliografici in cui l'edizione è stata individuata e il numero identificativo del record bibliografico dell'ICCU quando è stato possibile.

Chiudono il volume ben cinque indici: per autori (principali e secondari) e per titoli, per dedicatari e autori di carte preliminari, per possessori, per editori e tipografi e per luoghi di pubblicazione o stampa. Per ciascuna chiave di accesso vi è il rinvio numerico alla scheda corrispondente. Il numero in corsivo nell'indice per autori e per titoli segnala invece autori e titoli secondari nell'accezione catalografica secondo le RICA. C'è il rinvio dalle forme varianti dei nomi. L'indice dei dedicatari e degli autori dei testi delle carte preliminari fornisce anche i nomi degli autori delle dedicatorie, degli avvisi, dei saluti, dei componimenti encomiastici e di altre tipologie di testi presenti nel paratesto. L'indice dei possessori, quasi tutti di provenienza marchigiana, riporta i nomi che figurano nelle note di possesso. Oltre ai numeri di rinvio alle schede, sono segnalate le date di apposizione delle note di possesso racchiuse fra parentesi tonde. L'indice degli editori e dei tipografi (la forma dei nomi è accertata sui repertori più autorevoli) riporta luogo di attività, anno di pubblicazione delle opere in successione cronologica e voce di accesso nel catalogo. Infine, l'indice per luoghi di pubblicazione o stampa riporta sotto ogni voce (ordinata alfabeticamente) i nomi degli stampatori/editori, di volta in volta registrati anch'essi in ordine alfabetico.

Come già detto, è stato riportato, quando possibile, il numero identificativo del record bibliografico dell'ICCU ma soltanto nelle note alle schede con intestazione A-C, in quanto l'autrice ha scelto di fare riferimento a Edit 16 in versione cartacea.
Si è tuttavia fatta una verifica delle edizioni oggetto del presente catalogo in Edit 16 versione Web (http://edit16.iccu.sbn.it). Come il censimento cartaceo, che del resto ne è la base e che riprende, Edit 16 Web ha lo scopo di documentare la produzione italiana a stampa del XVI secolo e di effettuare una ricognizione patrimoniale nazionale del posseduto. L'oggetto di questa base dati è costituito, come noto, dalle edizioni stampate in Italia e da quelle in lingua italiana stampate all'estero dal 1501 al 1600. Al censimento, in progress, partecipano attualmente 1200 biblioteche, che forniscono anche i dati che non hanno intestazione A, B, C, e soltanto la metà delle notizie bibliografiche presenti (circa 50.000 in totale) contiene la localizzazione di tutte le biblioteche partecipanti. La ricerca nella base dati si può fare per titolo, per autore, per editore e per marche tipografiche le cui immagini sono disponibili solo parzialmente in quanto la relativa digitalizzazione è ancora in corso. Oltre alle informazioni sulle edizioni, Edit 16 Web fornisce anche notizie sugli autori, editori, marche tipografiche e titoli uniformi, per i quali vengono seguite le indicazioni dell'IFLA relative agli authority file. La verifica in Edit 16 Web di cui prima si è detto, mira ad accertare la presenza o meno nella base dati delle edizioni oggetto del presente catalogo.

Delle 174 edizioni cinquecentine riscontrate nel fondo Marsili, 37 sono straniere (ossia non in lingua italiana e stampate all'estero) e pertanto non presenti in Edit 16 Web. Si tratta di opere per lo più stampate a Lione (25 su 37), ma anche a Parigi (5), Basilea (3), Francoforte (2), Colonia (1) e Strasburgo (1).
Tuttavia, alcune di queste edizioni straniere offrono interessanti spunti di osservazione. Ben 8 edizioni sulle 37 totali, ad esempio, non sono riscontrabili ad oggi in nessuna biblioteca italiana, tranne naturalmente quella di Macerata (schede n. 56, 65, 80, 88, 113, 130, 166, 173).
Fra queste edizioni, quasi tutte stampate a Lione (cinque su otto), è curioso notare che quattro (schede n. 56, 80, 88, 130) non presentano, nelle note relative alla scheda catalografica, la citazione di alcun repertorio, nemmeno il Baudrier, pur essendo anche edizioni lionesi. Le altre quattro rimanenti (schede n. 65, 113, 166, 173) riportano in nota repertori come l'Adams, il citato Baudrier, il Muller ed altri ancora che contestualmente le localizzano.

Sempre nell'ambito delle edizioni straniere del fondo, dalle verifiche fatte confrontando i repertori citati e le localizzazioni nell'Indice SBN quando è stato possibile, si riscontra la presenza di edizioni abbastanza rare (schede n. 4, 37, 46, 63, 73, 79, 91, 128, 142) in quanto possedute da poche biblioteche italiane, da una (cfr. schede n. 4, 37, 63, 79, 91, 128) fino a un massimo di quattro biblioteche, compresa la Marsili.
Per quello che riguarda invece le 137 edizioni italiane, che dovrebbero essere tutte presenti in Edit 16 Web, relativamente ai luoghi di stampa, c'è una nettissima prevalenza di opere stampate a Venezia, ben 129. Soltanto 8 risultano stampate a Roma, 3 a Firenze, 2 a Pesaro e 2 a Camerino. Data l'esiguità numerica delle edizioni presenti, è curioso che ce ne siano due stampate a Pesaro e due a Camerino, che sono comunque centri minori (cfr. schede n. 27 e 82 per Camerino, n. 31 e 33 per Pesaro).

Le considerazioni già fatte per le edizioni straniere si possono estendere anche alle italiane. Sono presenti infatti nel catalogo alcuni esemplari non riscontrati in altre biblioteche italiane.
È il caso della scheda n. 134, corrispondente a un'opera che, pur essendo stampata in Italia, non figura in Edit 16 Web e in Indice SBN non presenta alcuna localizzazione. Analogamente, l'opera contenuta nella scheda 172, non solo non si riscontra in Edit 16 anche se italiana, ma non risulta nemmeno in Indice SBN. Dunque, ad oggi, l'unica biblioteca in cui le edizioni in oggetto sono riscontrabili è proprio quella di Macerata.
Ci sono anche edizioni rare perché possedute da poche biblioteche, secondo le localizzazioni contenute in Edit 16 Web ed in Indice SBN (schede n. 8, 9, 39, 66, 96, 114, 122, 124, 147, 150, 151, 152, 174. Fra queste, ben tre non compaiono in Edit 16 anche se italiane (schede n. 66, 122, 124). Da notare inoltre la scheda n. 9 che riproduce probabilmente l'unico testimone segnalato dell'edizione, presente in Edit 16 Web ma non in Indice SBN.
Ultimo dato, alcune schede relative sempre ad edizioni italiane, non hanno repertori segnalati nelle note ma, dai riscontri fatti su Edit 16, risulta che sono possedute da svariate biblioteche (schede n. 98, 154, 170, 171). Questo è uno dei principali vantaggi di Edit 16 che, essendo un archivio in progress, offre un aggiornamento pressoché costante che sarebbe impossibile per un catalogo cartaceo.
Nel complesso dunque un'opera di notevole attendibilità e un nuovo tassello ai numerosi cataloghi italiani di cinquecentine usciti dopo il fermento inventariale indotto dalla realizzazione di Edit 16.

Elena Gatti
Biblioteca del Dipartimento di archeologia, Università di Bologna