Un'affascinante fotografia della vita culturale spagnola del nostro secolo è quanto ci regala questo bel libro di memorie, firmato da un uomo che ne è stato testimone e, soprattutto, protagonista in prima persona. L'intera vita di Hipólito Escolar Sobrino infatti può dirsi consacrata al libro spagnolo e alla sua diffusione, in veste tanto di editore quanto di bibliotecario, professioni in cui una rara vivacità intellettuale e una straordinaria passione per il proprio lavoro lo hanno portato non soltanto a raggiungere traguardi di prestigio, ma anche a conoscere da vicino tutti quei personaggi - autori, editori, bibliotecari, politici - che hanno a vario titolo contribuito a fare cultura in Spagna, dagli anni immediatamente successivi alla Guerra civile fino alle soglie del Terzo millennio.
A questo proposito, va segnalato che, in qualche caso, personaggi, luoghi ed episodi citati rimangono forse troppo velocemente abbozzati, così come in altri momenti può essere avvertita la mancanza di una cronologia finale da utilizzare quale supporto alla lettura, insieme all'articolato Índice de nombre y materias.
Nonostante dunque qualche difficoltà che potrebbe essere riscontrata da quei lettori che per la prima volta si affacciano sul mondo della cultura spagnola del Novecento, può dirsi comunque complessivamente molto positivo l'esito finale di questo Gente del libro, il cui principale interesse risiede proprio nel suo essere un ritratto a tutto tondo del mondo del libro spagnolo tra il 1939 e il 1999, che l'autore ci conduce per mano a conoscere servendosi della propria autobiografia, redatta con uno stile sciolto e godibilissimo, caratterizzato com'è da digressioni spesso venate di humour.
A fare poi da chiusa ai ventisei capitoli che ripercorrono, anche con i loro stessi titoli, i momenti fondamentali di una vita tanto intensa, troviamo raccolti Seis excursos o digresiones, corollario teorico su questioni biblioteconomiche più volte affrontate nel testo e che qui vengono messe a fuoco con particolare incisività e lucidità critica.
Dalla provincia più povera di Segovia, dov'è nato nel 1919, il giovane Escolar si trasferisce a Madrid nel 1939 per condurre gli studi universitari, che conclude nel 1942, laureandosi brillantemente in Storia medievale presso la Facultad de filosofía y letras dell'Universidad Complutense e sembrando destinato alla carriera accademica nell'ambito della prestigiosa Escuela de estudios árabes.
Quelli dell'università sono anni importanti per la formazione della sua poliedrica personalità, anni vissuti dapprima quale studente e quindi come assistente nella Complutense dei primi anni Quaranta, che annovera fra i suoi docenti alcuni fra i più famosi intellettuali e studiosi dell'epoca. Ritroviamo questi ultimi, insieme a scrittori e artisti, intenti a discutere con Escolar di politica, guerra e letteratura in altri e assai meno austeri luoghi di comunicazione e di cultura, ossia nei caffè letterari della capitale, come il Café Lyon e l'ancor più famoso Gijón. È qui, tra l'ambiente universitario e la Madrid vivace delle tertulías, che Escolar incontra coloro che sarebbero stati non solo gli amici di una vita (Calonge Ruiz, Carmona Díaz, García Yebra), ma anche i compagni di avventura di quella che sarebbe stata una delle sue due attività professionali, quella di editore.
Nel 1944 infatti, questo drappello di giovani dà vita all'Editorial Gredos (http://www.editorialgredos.co), con l'intento di colmare una grave lacuna nel panorama editoriale spagnolo, privo di testi di carattere scientifico destinati alla formazione universitaria.
I primi passi di questa nuova casa editrice sono piuttosto difficili e certo non sembrano rispondere al secondo obiettivo dei suoi fondatori, decisi a poter finalmente disporre di un lavoro ben remunerato nella Madrid povera della posguerra, ancora così dolorosamente segnata dalle tracce della Guerra civile.
I primi successi di vendita arrivano nel 1946, grazie a collezioni di testi classici greci e latini commentati e tradotti, mentre il momento della definitiva consacrazione è il 1951, con la creazione di una nuova collana, la «Biblioteca románica hispánica», dedicata allo studio della filologia e della letteratura spagnole e rivolta al mondo accademico.
L'ideazione di questa collana si deve a Dámaso Alonso, poi direttore della medesima, insigne cattedratico di letteratura spagnola, nonché critico e poeta, il cui nome dà subito all'iniziativa editoriale quell'autorevolezza che ancora oggi è uno dei tratti caratterizzanti della BRH e delle sue sezioni, aprendo fra l'altro la strada ad altre prestigiose collaborazioni che hanno prodotto opere chiave per lo studio della produzione letteraria in lingua spagnola.
Intanto, nel 1944, le difficoltà economiche avevano convinto Escolar a rinunciare alla carriera universitaria per tentare quella bibliotecaria, operando una scelta dettata principalmente dalla necessità di assicurarsi un posto di lavoro stabile.
Oltre che per la nascita di Gredos, il 1944 finisce col rappresentare un momento cruciale non soltanto nella vita di Escolar, ma anche per la storia delle biblioteche spagnole: il grande concorso pubblico di quell'anno infatti, con Escolar fra i primi nella graduatoria finale, sancisce ufficialmente l'avvio della sua carriera quale bibliotecario, che sarebbe stata coronata con la direzione della Biblioteca nacional (1975-1985), e segna al contempo l'ingresso nel Cuerpo facultativo de archiveros, bibliotecarios y arqueólogos di molti altri bibliotecari giovani e preparati, producendo un profondo rinnovamento delle piante organiche delle biblioteche pubbliche che avrebbe favorito l'avvio del loro lento processo di ammodernamento.
Proprio su questo fronte troviamo impegnato Escolar negli anni tra il 1944 e il 1951, periodo che può essere considerato il suo tirocinio sul campo come bibliotecario. In questi anni infatti, in veste di direttore della biblioteca pubblica di Ávila, e poi di quelle di Toledo e di Almería, Escolar ha modo di prendere coscienza delle condizioni assai critiche delle biblioteche del proprio paese, in anni in cui «la política bibliotecaria iba a la buena de Díos, porque a nadie le interesaba su funcionamiento. Los bibliotecario eran simplemente custodios, guardas de unos fondos bibliográficos antiguos o simplemente viejos» e dove «el mal era […] un disinterés generalizado por la lectura, que se reflejaba en el pequeño número de libros editados». Dopo l'iniziale sconforto, Escolar inizia a percepire quella che sarà la sua missione come bibliotecario, ossia diffondere la cultura attraverso la biblioteca, sorretto dalla convinzione del profondo valore etico di una tale operazione.
Una prima applicazione concreta di queste sue intenzioni, volta sostanzialmente ad avvicinare gli spagnoli alla biblioteca e alla lettura (questo difficile rapporto è messo a fuoco nelle digressioni Sobre la afición a la lectura de los españoles e El lector), è la sapiente opera di svecchiamento e accrescimento delle collezioni attuata nelle biblioteche dirette da Escolar, che vi introduce con successo il prestito a domicilio, servizio su cui allora c'erano molte riserve, dovute al persistere della priorità concessa alla conservazione dei libri rispetto all'uso (le alterne fortune di questo servizio in Spagna sono sintetizzate nell'excursus Sobre el prestámo de libros). Grazie all'appoggio delle autorità locali, è soprattutto ad Almería che Escolar trova terreno fertile per le proprie idee, facendo della Biblioteca provincial Villaespesa un vero e proprio centro propulsore di attività culturali, con esposizioni, mostre, conferenze (con nomi del calibro di Gerardo Diego e José María Cossío fra gli oratori), divenendo, alla stregua di una biblioteca "fuori di sé" ante litteram, un punto di riferimento fondamentale per i cittadini.
Al suo rientro a Madrid, nel 1951, Escolar viene scelto, proprio in quanto «bibliotecario joven y con ideas renovadoras», per la carica di segretario tecnico della Dirección general de archivos y bibliotecas, posizione strategica dalla quale, tra il 1952 e il 1956, imprime una svolta alla realtà bibliotecaria spagnola, sostenuto in questo da una politica di costruzione capillare di nuove biblioteche in tutte le provincie spagnole che stava trovando allora realizzazione.
Nel progettare queste nuove biblioteche, Escolar fa riferimento alla propria positiva esperienza ad Almería, dove aveva creato «algo más que una biblioteca, una casa de la cultura», curandone in prima persona sia l'aspetto architettonico sia, soprattutto, l'implementazione dei servizi, con una cura speciale nell'agevolare la circolazione dei documenti. Se quella delle casas de la cultura è la novità più rilevante degli anni Cinquanta, è comunque l'intero decennio a essere foriero di importanti cambiamenti la creazione dell'agenzia bibliografica nazionale spagnola (1952); la riorganizzazione in subdirecciones della Biblioteca nacional; la creazione di uffici decentrati per la gestione di archivi e biblioteche; la stesura di norme per il finalmente rinnovato Servicio nacional de lectura; la partecipazione dei bibliotecari spagnoli a convegni internazionali ecc. , a cui faceva finalmente da contraltare un lento risorgere dell'editoria, favorito dall'emergere di scrittori come Camilo José Cela, Carmen Laforet, Rafael Sánchez Ferlosio e altri ancora, che Escolar conosceva per lo più fin dagli anni del Café Gijón.
È nell'ambito di questo rinnovato ambiente bibliotecario, contraddistinto da una feconda apertura verso l'esterno, che, nel 1956, Escolar assume la carica di segretario tecnico della Comisaría de extensión cultural, che si occupava di diffusione e promozione culturale e di sviluppo dei mezzi di comunicazione audiovisuali quali strumenti didattici, con la creazione ad esempio della Cinemateca nacional.
L'impegno di Escolar nella Comisaría è tangibile soprattutto nella lotta all'analfabetismo e nella promozione della lettura e trova una realizzazione concreta nell'ideazione della Biblioteca de iniciación cultural, biblioteca di base pensata per il prestito (attuato su tutto il territorio nazionale e con 800.000 movimenti annui), che in qualche modo ha fatto per un buon periodo le veci delle ancora latitanti biblioteche scolastiche.
Gli anni Sessanta sono anche gli anni che vedono l'Escolar editore in prima linea nella Comisión de literatura infantil y juvenil dell'INLE (Instituto nacional del libro español), ente dipendente dal Ministerio de información attraverso il quale editori e librai tentavano di rafforzare la produzione e la commercializzazione del libro in Spagna, dove le potenzialità del mercato continuavano a scontrarsi con ostacoli quali la censura franchista e la scarsa affezione alla lettura.
Il capitolo dedicato agli Editores en el INLE è ad esempio uno schizzo della composita realtà editoriale di quegli anni: in queste pagine infatti, suddivisi significativamente secondo l'eterna dicotomia Madrid/Barcelona - da un lato Espasa-Calpe, Aguilar, Castalia, Anaya..., dall'altro Destino, Salvat, Bruguera... -, vengono delineati i principali attori protagonisti dell'editoria spagnola fino agli anni Novanta, quando il delicato equilibrio raggiunto sarebbe stato mutato dall'avvento di veri e propri imperi editoriali multimediali.
Lasciata nel 1968 la Comisaría de extensión cultural e accettata la direzione del Centro coordinador delle biblioteche pubbliche della provincia madrilena, Escolar prosegue il suo cammino professionale quale consulente per l'Unesco, occupandosi in particolare dell'ideazione della nuova biblioteca nazionale di Brasilia e rivestendo contemporaneamente un'altra carica prestigiosa, la presidenza della Asociación nacional de archiveros, bibliotecarios y arqueólogos. È proprio fra gli anni Sessanta e Settanta fra l'altro che l'ANABA va acquistando un peso sempre maggiore, al punto da arrivare a disegnare la politica bibliotecaria spagnola, sostituendosi in questo, con una sorta di tacito accordo, a una indebolita Dirección de archivos y bibliotecas. L'incarico associativo spinge Escolar a dare una sistematizzazione teorica alle riflessioni maturate durante la sua decennale esperienza sulla lettura e i problemi delle biblioteche, pubblicando, tra il 1970 e il 1972, Marquentín para bibliotecarios, Planeamiento bibliotecario e El lector, la lectura y la comunicación, tutte per i tipi dell'ANABA. Si tratta di titoli che denotano una notevole carica di novità nella letteratura professionale spagnola dei primi anni Settanta, anticipando, grazie a una grande capacità critica, tematiche - l'applicazione delle strategie del marketing alla gestione bibliotecaria, la user satisfaction, i processi di comunicazione in biblioteca, ecc. -, divenute più tardi di pressante attualità. Ancora nel 1972 fra l'altro, in concomitanza con l'Anno internazionale del libro, è proprio Escolar ad accogliere al congresso barcellonese dell'ANABA il Generalissimo Franco, insieme a un giovane principe Juan Carlos. L'episodio, raccontato con distacco e ironia, può essere considerato indicativo dell'atteggiamento disincantato nei confronti della politica che è stato il tratto caratteristico delle frequentazioni di Escolar con questo mondo. Il convincimento che «las bibliotecas […] no podían estar al servicio de caprichos injustificados ni al de una ideología particular, sino abiertas a todas» lo ha infatti portato da subito a operare una scelta di equidistanza che potremmo definire di tipo pragmatico, preferendo non esporsi in questioni di natura ideologica, ma comunque difendendo sempre strenuamente la propria autonomia e sostenendo il proprio operato con estremo rigore morale e intellettuale.
L'iter professionale di Escolar si chiude con la direzione della Biblioteca nacional, carica a cui accede dopo essersi dimesso, a malincuore, dal consiglio direttivo di Gredos, per ovvie ragioni di incompatibilità. Nel decennio della sua direzione (1975-1985), Escolar ha saputo tenere fede al suo proposito iniziale, che era quello di «modernizar ese anticuado dinosaurio y prestar así un servicio a la cultura española», grazie all'adozione di una strategia per obiettivi tesa alla realizzazione della mission della Biblioteca nacional, individuata nei suoi vari aspetti fin dal suo discorso di insediamento. Ecco quindi ad esempio Escolar avviare il suo lavoro in Biblioteca nacional con una ridefinizione generale della politica degli acquisti, sulla base della profonda convinzione che i bibliotecari «somos comunicadores no conservadores de antigüedades, aunque sean valiosas», e agendo conseguentemente per agevolare sempre di più l'accesso alle collezioni della Biblioteca nacional (su questa sua preoccupazione costante, si veda la personale teoria dell'accessibilità elaborata da Escolar esposta nell'excursus Sobre la accesibilidad de las bibliotecas). È sempre in quest'ottica che, per far fronte alla pressione di utenti numerosissimi ma dalle esigenze informative differenziate, si procede a una diversificazione delle sale (nasce ad esempio la Sala Cervantes riservata ai ricercatori, viene ampliata la sala di consultazione, ecc.), il servizio di prestito conosce un'impennata, viene attivato il servizio di riproduzione e si dà avvio alla microfilmatura sistematica del cospicuo fondo antico, ecc. Intanto, mentre si inizia lentamente a progettare il processo di automazione, viene finalmente messa in atto una riorganizzazione generale volta a razionalizzare la faticosa gestione della Biblioteca nacional, sempre più attiva anche sul fronte della promozione culturale. Nonostante i tanti problemi quindi, innanzitutto finanziari e di personale, ma connessi anche al triste ed ineluttabile depauperamento e deterioramento delle collezioni (si leggano in particolare le pagine Sobre pérdidas y robos de libros), in questi anni la maggiore istituzione bibliotecaria spagnola ha vissuto cambiamenti davvero significativi e per certi versi rivoluzionari, mutando profondamente fisionomia e filosofia di servizio.
Nel 1985, con la fine dell'esperienza alla Biblioteca nacional e la pensione, sembrerebbe finalmente aprirsi per Escolar un periodo di «merecido ocio», che in realtà, coincidendo con la piena maturità intellettuale, ha rappresentato e rappresenta tuttora un momento di grande fervore creativo. Alle già molte e significative pubblicazioni degli anni precedenti infatti, dal 1985 in poi Escolar è andato aggiungendo titoli importanti, firmati sia in collaborazione (si pensi alla curatela dell'imponente e preziosa Historia ilustrada del libro español, Madrid: Fundación Germán Sánchez Ruipérez, 1993-1996, 3 vol.) sia soprattutto singolarmente, producendo una serie di contributi fondamentali per lo studio della storia del libro e delle biblioteche, non solo spagnoli (Historia del libro, Salamanca: Fundación Germán Sánchez Ruipérez, 1986; La cultura durante la guerra civil, Madrid: Alhambra, 1987; Historia de las bibliotecas, Fundación Germán Sánchez Ruipérez; Pirámide, 1990; Historia del libro español, Madrid: Gredos, 1998). L'ultimo capitolo, dove vengono appunto ripercorsi questi anni tanto fecondi, ribadisce dunque ancora una volta lo straordinario valore di un volume che è molto di più di una semplice autobiografia. Siamo infatti di fronte a un racconto appassionato e originale della storia culturale e della storia delle biblioteche nella Spagna del Novecento, entrambe attraversate trasversalmente da questo hombre del libro, che ha saputo esplorare in profondità tutti i versanti dell'universo libro, da quello della sua produzione come editore prima e autore poi, a quello della sua conservazione e diffusione come bibliotecario, agendo a tutti gli effetti come un vero trait-d'union.
Anna Pavesi
Biblioteca di iberistica, Dipartimento di scienze del linguaggio e letterature straniere comparate, Università di Milano