Nella prima parte del volume si definiscono gli obiettivi di un sistema bibliografico, ripercorrendo la storia della loro chiarificazione (oltrechè del loro adeguamento agli strumenti tecnologici) a partire da Panizzi fino ai recenti Functional requirements for bibliographic records dell'IFLA. Agli istituzionali to locate, identify, select, obtain, viene aggiunto un navigation objective: garantire la possibilità di trovare, all'interno di una base di dati, opere in relazione con una certa opera per associazione, aggregazione, generalizzazione e attributi fra i quali intercorrano relazioni di equivalenza, di associazione, gerarchiche.
Nel capitolo 3 vengono definite le entità bibliografiche che sono l'oggetto dell'organizzazione: documenti, opere, "super-opere" o "ur-opere", edizioni, autori, soggetti, alla luce dei mutamenti indotti nella concezione di ciascuna di esse dalla trasformazione dell'universo della conoscenza, dei suoi contenuti, delle modalità della sua produzione intellettuale e materiale.
Si passa, quindi, all'illustrazione dei linguaggi bibliografici attraverso i quali si realizza l'operazione indispensabile all'organizzazione dell'informazione, vale a dire la descrizione, intesa come l'intero processo, unitario e sfaccettato, della sua rappresentazione, l'attività di creazione di tutti i metadata ad essa relativi. I linguaggi vengono divisi in linguaggi che descrivono l'informazione le opere e linguaggi che descrivono i loro documentary embodiments i documenti nel solco di una discussione che, partita almeno negli anni Trenta, con il lavoro di Julia Pettee, passando per l'apporto fondamentale di Seymour Lubetzky fra gli anni Cinquanta e Settanta, è divenuta un punto centrale della riflessione del Gruppo di studio dell'IFLA sui requisiti funzionali delle registrazioni bibliografiche.
Fra i sottolinguaggi per la descrizione delle opere sono inseriti i linguaggi relativi ai soggetti, distinti in linguaggi di indicizzazione e linguaggi di classificazione e trattati a parte nei capitoli 8, 9 e 10.
Dei diversi linguaggi si descrivono le componenti, articolate in vocabolario, semantica, sintassi, pragmatica, e la loro realizzazione nella forma delle regole, nel rispetto delle quali le descrizioni sono realizzate, e delle registrazioni bibliografiche che ne risultano, completando sempre il piano logico con quello storico.
I linguaggi, distinti come si è detto, sono illustrati guardando ai principi cui debbono riferirsi: vantaggio dell'utente, che sottintende il principio dell'uso comune; rappresentazione, che si manifesta in particolare come accuratezza; sufficienza e necessità, come criteri guida nella scelta degli elementi da includere nella descrizione, sulla base della loro significatività bibliografica; normalizzazione; integrazione, intesa come capacità di un nucleo essenziale di regole di essere esteso a tutti i tipi di materiali.
Nella seconda parte dell'opera, a illustrazione dei linguaggi di descrizione di opere, documenti, soggetti (e dei relativi aspetti problematici), sono scelti, in considerazione della loro diffusione, la tradizione angloamericana e le AACR2R, la Classificazione decimale Dewey e le LCSH.
Il lavoro è, dunque, un tentativo, stimolante e ben articolato, affidato agli strumenti della concettualizzazione linguistica e fondato sull'adozione esplicita del modello entità-relazione, di ripensare in maniera olistica non le procedure di organizzazione dell'informazione, ma la prospettiva concettuale a esse sottesa, partendo dagli scopi di quell'organizzazione e avendo chiare in mente le esigenze nuove legate alle forme digitali di registrazione dell'informazione e alla diffusione dell'uso della Rete, con il conseguente sfaldarsi di formati e standard un tempo ben definiti, e alla necessità di provvedere al coordinamento fra livelli diversi, locale, nazionale, internazionale, di organizzazione e fruizione dell'informazione.
Malgrado la ricchezza e la complessità concettuale (e qualche riferimento filosofico un po' tirato via), l'esposizione, che evita il gergo e definisce sempre con chiarezza la terminologia tecnica utilizzata, è gradevole e accessibile anche ai non specialisti, centrando l'obiettivo dichiarato di rivolgersi non solo ai professionisti delle discipline biblioteconomiche, ma in generale a tutti coloro che si occupano, in varie forme, di sistemi di organizzazione dell'informazione.
Leda Bultrini
Biblioteca di area giuridico-economico-politica, Università Roma Tre