Sebbene siano passati più di due anni dallo svolgimento di questo convegno (tenuto a Roma il 5-6 novembre 1998), la pubblicazione degli atti rappresenta un ottimo contributo alla riflessione su una materia che non può ancora definirsi chiaramente regolata. Anzi, per quel che concerne l'Italia l'approvazione della l. 248/2000, come spesso accade, oltre a sollevare numerosi timori e la giusta protesta dell'AIB per la poca considerazione attribuita al ruolo delle biblioteche e la loro sostanziale equiparazione a delle copisterie, ha aumentato l'incertezza e la confusione.
In attesa del regolamento attuativo della l. 248 la lettura di questo volume può offrirci numerosi spunti di riflessione, anche perchè va senz'altro lodato il respiro europeo dell'organizzazione che ha visto collaborare AIB, Eblida, ECUP+, ICCU, OPIB con la sponsorizzazione del Comune di Roma.
Dopo l'introduzione del prof. Francesco Sicilia e di Ariane Iljon, che ha illustrato gli scopi dell'iniziativa ECUP, viene presentata una serie di interventi che si pongono l'obiettivo di affrontare il problema copyright sotto diversi punti di vista, a cominciare dagli aspetti più squisitamente legislativi (come la proposta di direttiva del Parlamento europeo) per arrivare ai preziosi suggerimenti di Emanuella Giavarra su quali criteri seguire nello stipulare contratti in materia di risorse elettroniche e alle esperienze in questo settore in Gran Bretagna, Svezia, Finlandia e Italia (grazie al contributo di Antonia Ida Fontana Aschero).
Di particolare interesse risulta la relazione di Julie E. Cohen dal titolo WIPO copyright treaty implementation in the U.S.: will fair use survive? che, prendendo spunto dall'emanazione da parte del Congresso degli Stati Uniti nell'ottobre del 1998 del Digital Millenium Copyright Act (DMCA), si sofferma sulla possibilità che anche in futuro la legislazione americana in materia di copyright possa conservare, anche per il materiale in formato elettronico, le stesse prerogative oggi esistenti per i documenti "tradizionali".
L'esperienza di altri paesi europei sembra non lasciar dubbi sulla necessità che si sviluppino anche in Italia delle iniziative consortili in grado di rispondere in maniera adeguata, da un lato alle novità proposteci dal mercato editoriale e dall'altro alle immutate esigenze delle biblioteche.
Mi pare, infatti, di poter affermare che, oggi come oggi, le biblioteche si trovano di fronte a una variegata offerta di risorse elettroniche da parte di diversi soggetti: queste offerte hanno tutte il fascino dell'ampliare la capacità informativa di una singola struttura, ma al tempo stesso comportano, almeno in questa fase, non un risparmio, ma un aggravio dei costi di gestione. Non voglio parlare, naturalmente, in senso assoluto, ma basti ricordare sia che le risorse elettroniche in Italia sono gravate dall'IVA al 20% sia la difficoltà per molti di rinunciare "definitivamente" al tradizionale supporto cartaceo.
Pertanto una biblioteca che voglia considerare, ad esempio, la versione elettronica dei periodici posseduti come "complementare" a quella su carta dovrà affrontare costi maggiori. Ma anche chi decidesse di convertirsi per quanto possibile al solo elettronico non mi pare che oggi andrebbe incontro a risparmi significativi (ferma restando, certo, la possibilità di ampliare il proprio catalogo virtuale). Né d'altra parte sembra che gli editori vogliano trasformare i risparmi che derivano loro dall'elettronico in costi degli abbonamenti più contenuti.
A più di due anni dal convegno romano, dunque, molte problematiche restano ancora aperte e in attesa di una soluzione, che probabilmente, nel contesto italiano, richiederà ancora qualche tempo prima che tutti i soggetti interessati riescano a trovare quel giusto equilibrio tra tutela degli autori, necessità del mercato e richiesta degli utenti che dovrebbe rappresentare l'obiettivo principale di una normativa chiara ed efficace sul copyright.
Gabriele Mazzitelli
Biblioteca dell'Area biomedica, Università di Roma Tor Vergata