RECENSIONI E SEGNALAZIONI


Stefano Tartaglia.  Ordine di citazione e principio di faccettazione nella Classificazione decimale Dewey.  Udine: Forum, 1998.  82 p.  (Biblioteca e documentazione; 2).  ISBN 88-86756-47-X.  L. 20.000.

Nella nuova collana dell'editrice universitaria udinese Forum esce, dopo il saggio di Pino Buizza sulla catalogazione per autori dopo Parigi, questo denso studio di Tartaglia che considera la presenza ante litteram di faccette nella CDD con interesse particolare per le suddivisioni comuni e per le classi 4, 8 e 9, frutto di una ricerca già preannunciata da «Current research in library and information science» (Dec. 1994, p. 10), con l'indicazione della classe 6 al posto della classe 8.

La presenza delle categorie predicabili all'interno di una classe e (per lo meno in un sistema precoordinato) la necessità di fissarne una successione obbligata non è certo recente e non è sconosciuta allo stesso Dewey, nella cui classificazione decimale Foskett riconosce «un certo elemento di sintesi così come di analisi» (Facet analysis, in Encyclopedia of librarianship and information science, 8, p. 338-346), ma la definizione del concetto di faccetta e la sua applicazione scientifica hanno una storia più recente e derivano da una necessità culturale non esclusiva della biblioteconomia, come avverte Clare Beghtol (Facets as interdisciplinary undiscovered public knowledge: S.R. Ranganathan in India and L. Guttman in Israel, «Journal of documentation», Sept. 1995, p. 194-224). Francis L. Miksa (The DDC, the universe of knowledge and the post-modern library, Albany: Forest Press, 1998) pone in evidenza i contributi di Richardson, di Bliss, di Sayers e ovviamente di Ranganathan nella prima metà del secolo, «quando l'antica considerazione dell'universo della conoscenza come struttura monodimensionale e gerarchica fu sostituita da una più complessa, modulare ed a faccette», come in una recensione di quell'opera, pubblicata in «Library resources and technical services» (Apr. 1999, p. 123-124), nota John Hostage, concludendo con la considerazione che la speranza di sopravvivenza della CDD consiste «in una riconsiderazione totale del sistema». Tartaglia osserva che «l'attuale natura sostanzialmente enumerativa» presenta molti aspetti propri delle classificazioni analitico-sintetiche, aspetti sempre più accentuati nella storia della CDD, come avverte Diego Maltese nella presentazione considerando «l'evoluzione da schema integralmente enumerativo a sistema abbondantemente sintetico». La recente ristrutturazione della divisione 780 segna in questo senso una novità notevole, che si è tentati di considerare sintomo di una graduale revisione radicale, da auspicare pur se con forti riserve e timori per la salute di una vecchia signora malata, alla quale una terapia violenta potrebbe riuscire fatale.

Tartaglia esamina alcune classi della CDD per riconoscervi quegli elementi che presentano, sia pure in maniera embrionale e spuria, l'aspetto di faccette. La presenza di categorie differenti nella tavola delle suddivisioni comuni non consente di considerarla come una faccetta unica, in quanto accanto a voci formali come le enciclopedie e i periodici vi si trovano voci di soggetto, oltre ad un vero e proprio indicatore di faccetta come -04. Tartaglia comunque per comodità considera l'insieme delle suddivisioni comuni nella sequenza delle faccette, pur riconoscendo che si tratta di una forzatura. Lo zero ha sovente valore di indicatore di faccetta, ma non in tutti i casi, come l'autore pone in evidenza nel considerare la complessità della classe 8, in particolare per quanto riguarda le opere di uno o più autori. La notazione infatti non può che rispondere ai criteri con i quali sono strutturate le tavole: ne è esempio la «compressione su un unico livello notazionale di due distinti livelli gerarchici». L'intento dell'autore è di rimodellare la struttura delle tre classi prese in considerazione, per dare una successione obbligata delle categorie predicabili e per permetterne la distinzione non certo con segni individualizzanti la categoria - soluzione allettante anche ai fini della ricerca postcoordinata, ma qui inapplicabile - bensì con un segno costante il cui unico significato sarebbe per l'appunto quello di separatore di faccetta.

La proposta di riconsiderare la classe 8 dando la precedenza alla storia rispetto ai generi letterari è da accogliere pienamente non solo per la maggiore probabilità della ricerca, ma perché la distinzione per generi letterari sta ormai tentando di sopravvivere a se stessa e ad ogni edizione della CDD tende a ridursi: scomparso ormai in pratica l'umorismo per le opere di un autore (7) e ridotti al minimo i saggi (4), i discorsi (5) e le lettere (6), rimane valido l'interesse per i primi tre generi, ossia la poesia, il teatro e la narrativa. La difficoltà intrinseca nel periodo storico, non esclusiva certo della letteratura, è quella di distinguere le fasce laterali, i momenti intermedi tra un periodo e l'altro: basti considerare i consigli, non sempre convincenti, sulla collocazione dei singoli autori in base alla prima opera pubblicata. Non converrei invece sull'opportunità di limitare alla successione lingua-periodo le pubblicazioni di un autore unico per evitarne la dispersione: questa soluzione riguarda altre forme catalografiche e rimarrebbe comunque incompleta, perché un autore può essere presente in più di una classe o anche in più di una letteratura.

Le giuste osservazioni sull'impropria subordinazione della geografia e della biografia alla storia si possono estendere ad altre classi; sappiamo che, oltre che alla cultura propria di Dewey e della sua età, quelle decisioni sono anche dovute alle costrizioni di una classificazione distribuita su base decimale. Sono considerazioni marginali riguardo ai fini di questo studio, sulle quali Tartaglia non insiste, come abbiamo visto non aver insistito sulla struttura della prima delle tavole ausiliarie. La sua proposta di riorganizzazione della geografia parte per l'appunto con 91 ed appare accettabile, con la subordinazione delle sottodiscipline come la cartografia e la geografia fisica alle aree geografiche. Benché la probabilità di ricerca possa lasciare in qualche caso delle perplessità; ma si sa che una notazione lineare non concede alternative.

L'impiego esclusivo dello zero come separatore di faccetta elimina la necessità di utilizzare un secondo zero come operatore retroattivo, osserva giustamente Tartaglia. Sarà comunque necessario intervenire sulla notazione dove nelle tavole attuali lo zero non abbia valore di separatore, ad esempio nella fisica (530). Tuttavia la successione obbligata delle faccette renderà necessario segnalare sempre l'esistenza della faccetta anche in caso negativo, ossia quando il soggetto trattato non contenga un concetto ad essa ascrivibile. Ad esempio, seguendo la proposta di Tartaglia, nella classe 8 la successione delle faccette per lingua (senza zero) e poi, ciascuna segnalata con uno zero, per periodo storico, per genere e sottogenere, per altre caratteristiche e per suddivisioni comuni, darà come risultato per un'opera sulla storia della letteratura italiana del Rinascimento l'indicazione 850.3 (conservando il punto tradizionale), mentre per una sul romanzo italiano darà 850.03, dove il primo zero segnalerà la faccetta storica, vuota nel secondo esempio, ed il secondo zero la faccetta dei generi letterari. Un'opera sulla letteratura narrativa avrà la notazione 800.3, mentre un'enciclopedia della letteratura avrà ben quattro zeri: 800.003, che indicheranno la storia, il genere, le altre caratteristiche e, finalmente, la faccetta occupata riguardante le suddivisioni comuni. Questo (ma non vorrei forzare il pensiero di Tartaglia) se, accogliendo il significato univoco dello zero, la generalità non verrà indicata del tutto, sapendo che il primo zero indica la faccetta successiva alle lingue, ossia quella dei periodi letterari. Insomma, gli zeri consecutivi, cacciati dalla porta, rientreranno dalla finestra. La soluzione, benché suggestiva, non sembra accettabile ai fini pratici (il caso assai frequente di molte segnature con un numero diverso di zeri sarebbe inaccettabile in una scaffalatura aperta), a conferma che una classificazione enumerativa, anche se solo in parte, non potrà essere trasformata completamente in analitico-sintetica. L'inconveniente sarebbe eliminato con l'impiego di indicatori specifici di faccetta, che l'autore giustamente, come si è detto, esclude perché non compatibili con la struttura della CDD.

Se la notazione ipotizzata non pare realizzabile, l'esame delle classi e la proposta di distinzione per faccette, pur con il timore di interventi radicali su una struttura invecchiata, appare invece molto valida e raccomandabile ai fini delle future edizioni della CDD. Le ben note critiche alla struttura attuale comprendono, e non solo da oggi, anche la letteratura, del cui possibile riordinamento già Comaromi parlava prima della ventesima edizione. Ma si sa che l'ostacolo principale ai rinnovamenti maggiori sta nella diffusione stessa della Classificazione Dewey. Il lavoro di Tartaglia merita di essere continuato ed esteso all'intera classificazione, con un'attenzione particolare alla notazione che, per essere accolta con successo, non può ignorare le necessità meno scientifiche ma massicce della scaffalatura aperta. Le osservazioni di Tartaglia su alcune incongruenze della notazione attuale dovranno essere tenute presenti per le prossime edizioni della CDD, ma soprattutto le considerazioni sulla struttura della Classificazione Dewey ed i criteri suggeriti, che sono ben coerenti con la politica in atto di perseguire «un'aderenza sempre maggiore ai fondamenti ed al metodo della classificazione analitico-sintetica», meritano una diffusione più ampia che permetta un dialogo con il comitato interessato alla revisione della CDD. La consapevolezza che per una vera e propria struttura a faccette occorra un'altra classificazione ha fatto accogliere a Tartaglia l'insieme delle suddivisioni comuni come se fossero una faccetta vera e propria: la stessa consapevolezza potrebbe indurlo ad accettare compressioni ulteriori, come la rinuncia alla faccetta delle "altre caratteristiche" per la letteratura, di applicazione abbastanza rara, ma ineliminabile come è presentata, la cui segnalazione condiziona la ben più rappresentata faccetta delle suddivisioni comuni.

Carlo Revelli
Torino