Il processo di catalogazione, come sappiamo, si basa su tre operazioni: descrizione, scelta dell'elemento da assumere come intestazione, scelta della forma con cui esprimere l'indice. La terza operazione afferisce la lingua (Tommaso d'Aquino o Thomas de Aquino?) e l'ordine di citazione degli elementi (Sanzio, Raffaello o Raffaello Sanzio? Roberto Bellarmino o Bellarmino, Roberto?). È un'operazione complessa come e più delle precedenti, perché il principio dell'uniformità obbliga a ricondurre le registrazioni delle edizioni delle opere dello stesso autore, delle opere anonime, delle opere sullo stesso soggetto alla stessa forma del nome dell'autore, alla stessa forma del titolo e alla stessa forma della voce di soggetto. Solo così, con le parole di Michael Malinconico, la funzione di raggruppamento del catalogo a schede riesce a collegare le opere che sono il prodotto di un singolo agente responsabile della loro creazione e le opere che trattano di un soggetto comune. Oggi le cose stanno cambiando. L'intestazione a grappolo introduce una nuova filosofia: esiste un authority record, strutturato in aree, il quale contiene la forma standard e le forme correlate, in connessione elettronica con le registrazioni bibliografiche ad esse legate; tutte le forme presenti nell'authority record consentono l'accesso diretto alle registrazioni; scompaiono i rinvii del tipo "vedi" e "vedi anche" del catalogo cartaceo, perché il meccanismo diretto del catalogo elettronico sostituisce e supera il meccanismo referenziale indiretto del catalogo cartaceo. Il problema della selezione della forma, tuttavia, rimane nella sua problematicità concettuale. I Principi di Parigi, punto 7.1, recitano che «quando esistono edizioni in più lingue, si deve in generale dare la preferenza ad una intestazione basata su edizioni nella lingua originale; ma se questa lingua non è normalmente usata nel catalogo, l'intestazione si può ricavare da edizioni e fonti bibliografiche in una delle lingue normalmente usate nel catalogo». Quali fonti? Quali sono i repertori su cui fondare la selezione della forma? Nella tradizione italiana non esiste una lista di repertori autorevoli emanata da agenzie bibliografiche a cui le biblioteche debbano attenersi; in Germania la Deutsche Bibliothek pubblica la Liste der fachlichen Nachschlagewerke, continuamente aggiornata, e in Francia la Bibliothèque nationale de France pubblica Ouvrages de référence cités dans les notices d'autorité de la base BN-Opale (2ème éd. Paris: [BnF], 1993), anch'essa continuamente aggiornata, non casualmente edita come supplemento alla Guide pratique du catalogueur. Decisiva, ad esempio, è la presenza o l'assenza della forma francese dal Grande dizionario enciclopedico Larousse. Se presente viene assunta tout court, se assente esiste una sequenza da rispettare.
Proposta per una gerarchia delle fonti: autore personale, di Carlo Pastena nasce dal coinvolgimento della Biblioteca centrale della Regione siciliana nel lavoro di bonifica dell'authority file della struttura centrale dell'Indice SBN e vuole fornire indicazioni bibliografiche utili al catalogatore. L'opera si divide in tre parti: 1. L'esposizione dei presupposti che l'autore ritiene alla base della creazione dell'authority file, una riflessione direttamente collegata alla prassi e ad essa limitata; 2. La presentazione dei principali repertori; 3. L'elenco delle opere relative a particolari categorie di autori. Pastena analizza i paragrafi RICA dedicati alla forma dell'intestazione (§50-53) nel confronto con le AACR2, soffermandosi su tematiche specifiche, come il problema della traslitterazione di nomi ebraici, arabi e da alfabeti non latini, ben conosciuto dall'autore; evidenzia l'obsolescenza delle tavole in appendice a RICA; nel 1997, ad esempio, è uscita la norma ISO 843.3 che sostituisce la precedente emanata nel 1968 per i criteri di traslitterazione dai caratteri greci in caratteri latini (cfr. Information and documentation: conversion of Greek characters into Latin characters, Génève: ISO, 1997). L'autore considera sei aree linguistico-territoriali importanti (angloamericana, francese, italiana, spagnola, tedesca; autori greci, latini e bizantini) e ventidue aree di minor importanza, un'importanza quantitativa, ovviamente, stabilita in base al materiale pervenuto alle biblioteche italiane. Propone quindi una gerarchia delle fonti, a partire dalla più autorevole: bibliografie nazionali correnti, bibliografie nazionali retrospettive, cataloghi, enciclopedie generali, biobibliografie, cataloghi dei libri in commercio, repertori di anonimi e pseudonimi. Presenta le principali fonti di consultazione per ciascuna area linguistico-territoriale (seconda parte) e per categorie particolari di autori (terza parte). Correda la maggior parte delle opere da un breve commento sulla struttura, sugli estremi cronologici coperti, sulla forma del nome adottata, sulla disponibilità in supporti diversi, sul grado di utilizzo. L'autore circoscrive la scelta alle opere di più facile reperimento nelle biblioteche italiane, un criterio opinabile. Si nota l'assenza di PMA (Personennamen des Mittelalters, Wiesbaden: Reichert, 1989, supplemento 1992) e di PAN (Personennamen der Antike, Wiesbaden: Reichert, 1993), poco conosciuti e forse anche scarsamente diffusi nelle biblioteche italiane, è vero, ma fondamentali, il primo disponibile in una nuova edizione molto ampliata edita nel gennaio 2000, Personennamen des Mittelalters = Nomina Scriptorum Medii Aevi: PMA; Namensformen für 13000 Personen gemäß den Regeln für die Alphabetische Katalogisierung (RAK) (München: Saur, 2000, 696 p., DM 248).
Proposta per una gerarchia delle fonti deriva da una grande competenza culturale dell'autore e da una lunga esperienza catalografica e credo debba essere accolta con estremo interesse per il tentativo di offrire una guida in questo settore complesso e controverso dell'indicizzazione, complesso perché richiede ampie conoscenze di storia letteraria, controverso perché la convenzione sul modo di citare nomi e titoli non è condivisa unanimemente in molti casi. Si può semmai osservare che la forma "libro" non si addice a strumenti del genere che necessitano di aggiornamento periodico. Francesi e tedeschi, ad esempio, diffondono una modesta stampa da computer che deriva da una base dati in continuo aggiornamento. Forse meglio ancora sarebbe un CD-ROM in "aggiornamento periodico programmato" o un sito Internet.
Pastena ha compiuto uno sforzo encomiabile, ha colmato una lacuna, ma sarebbe auspicabile che fosse l'agenzia bibliografica nazionale ad offrire tale servizio all'intera comunità bibliotecaria italiana. Sarebbe ancor meglio se l'agenzia italiana pubblicasse un authority file nazionale, naturalmente soggetto a modifiche e a migliorie continue e, naturalmente, ad usi diversi in sede locale, perché è ovvio che la scelta dell'indice e della forma dell'indice dipendono dal contesto in cui si pone il catalogo. L'agenzia bibliografica italiana ne guadagnerebbe in trasparenza e in autorevolezza, ma questo è un altro discorso.
Mauro Guerrini
Scuola speciale per archivisti e bibliotecari, Roma