Knowledge management: organization, competence and methodology: proceedings of the Fourth International ISMICK Symposium, 21-22 October 1996, Rotterdam, the Netherlands, edited by J.F. Schreinemakers. Würzburg: Ergon, 1996. 307 p.: ill. (Advances in knowledge management; 1). ISBN 3-932004-26-4. DM 58.
ISMICK '96 (International Symposium on the Management of Industrial and Corporate Knowledge) è il quarto di una serie di convegni dedicati agli aspetti tecnici di gestione della conoscenza, intesa soprattutto come tecnologia dell'informazione strettamente collegata al rapido sviluppo delle reti di comunicazione e, nel senso più ampio, come trattamento dell'informazione e della conoscenza.
L'argomento è di importanza strategica sia per le organizzazioni pubbliche che per quelle private tendenti al progresso e al rinnovamento, sia per gli enti scientifici e tecnologici rivolti ai programmi di ricerca e sviluppo, sia per le imprese di informatica interessate all'intelligenza artificiale. Ma al di là di queste considerazioni, emerge ancora con insistenza il sogno che da sempre ha affascinato gli uomini di tutti i tempi, quello di riuscire a dominare la conoscenza, e che oggi sembra più vicino alla sua realizzazione.
Il nodo della questione è la constatazione che esiste, da un lato, una conoscenza esplicita, formalizzata, scritta e diffusa, e dall'altro una conoscenza implicita, non scritta e acquisita attraverso la pratica, frutto dell'esperienza. Però, questi aspetti diversi confluiscono nel ciclo di vita della conoscenza, distinto in quattro fasi: individuazione (identificazione, caratterizzazione), conservazione (formalizzazione, preservazione), accrescimento del valore (accessione, disseminazione, uso più adeguato), mantenimento (migliorare l'aggiornamento).
Da questa premessa teorica prendono spunto i numerosi interventi presentati nel volume da esperti nel campo universitario e di ricerca che evidenziano l'importanza del fattore umano, in quanto l'uomo, essendo la fonte della conoscenza prodotta, si sforza di mantenere il controllo al fine di un utilizzo ottimale.
In proposito è da segnalare l'intervento di F. Wijnhoven, P.M. Wognum e R.L.W. van de Weg che affronta la questione da un punto di vista ontologico. La conoscenza è fortemente influenzata da tre fattori: dinamica (che comporta continui cambiamenti e può essere misurata in termini di variabili e relazioni), complessità (misura il livello di approfondimento della conoscenza, basato sulla valutazione di questioni e relazioni) e dispersione sociale (che comporta la diversa distribuzione della conoscenza tra i membri di una stessa comunità e che parti di questa conoscenza siano depositate in contenitori differenti, come per esempio le tecnologie del WWW). La valutazione di questi fattori è importante in tutti i sistemi informativi e automatizzati, perché ogni tipo di conoscenza potrà essere comunicato definendo parametri sintattici, semantici e pragmatici al fine di raggiungere la stabilità e la validità.
Approfondendo l'analisi della gestione della conoscenza, si nota l'intersezione con l'informazione e ci si chiede se sia possibile stabilire una linea di demarcazione tra i due concetti. Due ricercatori dell'Erasmus University di Rotterdam, J. Essers e J. Schreinemakers, affermano che è impossibile individuare un criterio o una regola per distinguere la conoscenza dall'informazione, poiché non ci sono fondamenti teoretici e non è possibile definire campi di interesse distinti per la ricerca e la pratica professionale. Intesa in tal senso, la differenza tra i due concetti non sta tanto nei rispettivi oggetti, quanto piuttosto nei loro principi guida. Infatti, la gestione dell'informazione ha l'obiettivo di ridurre l'incertezza e limitare le possibilità di scelta dei membri di una organizzazione, nel senso di definire l'informazione necessaria e sufficiente per eseguire compiti e funzioni in modo ottimale. Invece, la gestione della conoscenza può essere indirizzata verso l'accrescimento delle possibilità di scelta per potenziare la creatività e l'abilità di apprendimento, ma rischia di sconfinare in una forma di "controllo mentale" che potrebbe essere controproducente.
Considerando la questione dal punto di vista economico, l'intervento di P.R. Stokke, T.G. Syvertsen e H. Tilset mette in luce l'importanza dell'informazione come risorsa primaria e individua nella conoscenza il prodotto finale ottenuto attraverso l'operazione di valore aggiunto. In questo ambito, Internet ha determinato una sorta di rivoluzione industriale, in quanto il capitale fisico è stato rimpiazzato dal capitale intellettuale e il lavoro manuale da quello mentale. In questo nuovo mercato le industrie virtuali fanno largo uso delle fonti informative via Internet e, conseguentemente, il trattamento dell'informazione è sempre più curato al fine di trarne conoscenza da considerare come un prodotto di mercato. In tale contesto si va definendo il concetto di catena di valore virtuale, vista come procedimento per la fabbricazione di prodotti della conoscenza, pronti per essere venduti sul mercato.
Dalle precedenti riflessioni risulta molto importante riuscire a gestire la conoscenza, ma in pratica il procedimento è molto difficile e costoso, richiedendo un'attentissima valutazione di quale conoscenza debba essere presa in considerazione e di quale trattamento adottare per la capitalizzazione di tale conoscenza, come sottolineano in uno degli ultimi interventi M. Grundstein e J.P. Barthès. Ne deriva il suggerimento di agire in tre direzioni: predisporre un vero sistema di ingegneria della conoscenza, identificare il settore della conoscenza strategica e promuovere tutte quelle azioni per potenziare la conoscenza e provvedere a distribuirla a tutti coloro che ne hanno bisogno.
Alessandra Ensoli, Biblioteca dell'ANPA, Roma