Electronic resources: use and user behavior, Hemalatha Iyer editor. Binghamton: The Haworth Press, 1998. 145 p. ISBN 0-7890-0372-4. $ 39.95. Pubblicato anche in «The reference librarian», n. 60 (1998).
Hemalata Iyer, ricercatrice nei settori dell'indicizzazione e delle strutture di classificazione, ha curato questa interessante raccolta composta di sette articoli di documentalisti e docenti LIS nordamericani sulle questioni relative all'uso delle risorse elettroniche (ER) e al comportamento di ricerca in linea osservabile nelle biblioteche universitarie statunitensi.
Nel primo contributo di Ruth A. Palmquist e Kyung-Sun Kim si esaminano le teorie della psicologia cognitiva sui processi mentali che vengono attivati utilizzando sistemi informativi, nell'ipotesi che una migliore conoscenza dei bisogni dell'utente e della sua interazione con il sistema fornisca elementi validi per un disegno ottimale dell'interfaccia e della organizzazione delle risorse informative; tale approccio è molto vicino alle correnti più evolute della HCI (human-computer interaction) che hanno avuto un notevole sviluppo anche in ambito europeo (per esempio, la scuola finlandese e, in Italia, Giuseppe Mantovani).
La rassegna delle teorie è svolta distinguendo gli studi "quantitativi", "riduzionistici", orientati al sistema (che impiegano solitamente modelli statici dell'utente, con analisi del rapporto tra la sua efficacia nella ricerca e alcune variabili demografico-sociali), dagli studi olistico-qualitativi, orientati all'utente, spesso basati sui valori percepiti, sugli stili e le capacità cognitive, la gratificazione e le componenti affettive ed emozionali della personalità; tali indagini adottano tecniche di rilevazione radicalmente diverse come l'osservazione, la verbalizzazione dei processi mentali e l'esplicitazione dei bisogni informativi tramite interviste. Una rassegna dei metodi e dei loro limiti di applicazione negli studi LIS viene svolta proprio nella seconda parte dell'articolo: da essa si evince quanto siano rare le tecniche scarsamente intrusive che possano essere agevolmente impiegate nelle ricerche volte a indagare gli stati interiori degli utenti.
Nella sezione dedicata alle ricerche empiriche svolte sulle modalità di ricerca in Internet e sulla organizzazione delle risorse di rete, il primo contributo di Ingrid Hsieh-Yee, preceduto da una breve analisi della letteratura disponibile, intende misurare l'efficacia di otto motori di ricerca tra i più diffusi attraverso uno studio empirico svolto nel 1996 in cui furono valutate le risposte a ventuno richieste di reference raccolte in biblioteca e a cinque domande costruite espressamente per la ricerca; quattro le variabili dipendenti, oggetto di misura: precisione e numero dei duplicati nei primi dieci documenti, MIR (punteggio per la posizione del documento più rilevante nella lista) e RR (percentuale di documenti rilevanti tra i primi cinque della lista), mentre la misura del richiamo applicata al Web viene in sostanza considerata impraticabile.
I risultati conseguiti dai motori nelle reference questions non sono buoni, mentre migliore è la risposta alle subject questions, per le quali risulta più valido Infoseek; inoltre non è stata rilevata una correlazione tra i parametri considerati: solo Open Text, motore più efficace nelle real reference questions, otteneva i punteggi più elevati in tre misure su quattro.
Purtroppo i risultati di tali ricerche empiriche sono condizionati dal fatto che i diversi motori di ricerca indicizzano differenti "spazi dell'informazione"; inoltre, a causa dei rapidi mutamenti cui è sottoposta la rete, lo studio comparativo dovrebbe essere periodicamente ripetuto per validare i risultati raggiunti, che sembrano tuttavia confermare alcune precedenti analisi (cfr. per esempio Leighton 1995 sull'efficacia di Infoseek).
Ruth A. Palmquist e Susan P. Sokoll considerano gli aspetti cognitivi dell'organizzazione delle risorse Internet e discutono i tentativi svolti nel costruire rappresentazioni bidimensionali dei contenuti informativi attraverso strumenti quali le mappe su supporto cartaceo o elettronico (cfr. per esempio quelle sviluppate dai ricercatori delle università di Helsinki, Kentucky e Arizona, citate a p. 58-59) che potrebbero costituire nel futuro un valido riferimento per gli utenti ai fini di un'efficace navigazione. Le tecniche di misurazione delle distanze tra i siti rappresentati nelle mappe si basano su un'applicazione della ricerca avanzata di AltaVista al calcolo delle cocitazioni proprio delle discipline bibliometriche, oppure sul self-organizing mapping (SOM) derivato dalle discipline biologiche.
Il secondo contributo di Ingrid Hsieh-Yee esamina il comportamento, le tattiche e le strategie di ricerca effettivamente utilizzate dagli utenti principianti della rete, analizzando criticamente i punti di partenza, le risposte a esiti nulli, irrilevanti o ridondanti rispetto a una ricerca di pagine a testo completo o a pagine con prevalente contenuto grafico; nello studio sono emerse alcune interessanti tecniche di ricerca tipiche del Web. In conclusione l'autrice lamenta una carenza d'uso dei vocabolari controllati (citando come unica eccezione il progetto NetFirst di OCLC) e avanza alcune proposte per il coinvolgimento dei bibliotecari nei progetti di indicizzazione del Web.
Infine, un articolo di Lixin Yu è dedicato all'organizzazione dei servizi di informazione statistica e socioeconomica basati sulla documentazione cartografica digitale, i cosiddetti GIS (geographic information systems), mentre gli ultimi due contributi sono dedicati agli aspetti gestionali delle ER.
Virginia A. Papandrea analizza le trasformazioni indotte nell'organizzazione dei tradizionali servizi di reference, mostrando come tra quattro modelli gestionali tra loro in competizione sia auspicabile la scelta di una struttura dinamica, aperta e flessibile e suggerendo in conclusione alcune linee-guida (condividere, diversificare, sviluppare il profilo imprenditoriale dei servizi di reference).
Jane M. Subramanian sottolinea come siano diverse le aspettative e i comportamenti degli utenti più familiari con le tradizionali risorse cartacee rispetto ai comportamenti degli utenti esperti nella interrogazione dei databases e nell'uso delle ER.
Le considerazioni svolte sono particolarmente utili per gli operatori dei servizi di reference nelle biblioteche universitarie e in quelle pubbliche, che dovranno cercare di trasmettere agli utenti il significato di un utilizzo integrato delle risorse disponibili su differenti supporti, evitando che il fruitore focalizzi la sua attenzione unicamente sul formato dei mezzi di accesso, piuttosto che sul soddisfacimento reale del proprio bisogno informativo: l'utente manifesta spesso una vera e propria "ossessione" nel privilegiare, con idee preconcette basate sulla propria esperienza o sulle rappresentazioni fornite dai media, lo strumento elettronico. Esiste dunque una forte attrazione del mezzo e, d'altra parte, alcune ricerche empiriche (Dalrymphe 1990 e 1992) mostrano anche esiti di insoddisfazione e di frustrazione nelle ricerche effettuate sugli OPAC; l'autrice sottolinea in ogni caso l'immensa complessità insita nel tentativo di misurare il comportamento e le capacità di ricerca degli utenti e il condizionamento reciproco nei risultati tra performance del sistema informativo e performance dei suoi utenti.
Stefano Gambari, Sistema delle biblioteche centri culturali del Comune di Roma