RECENSIONI E SEGNALAZIONI

Anne Morris - Hilary Dyer.  Human aspects of library automation.  Second edition.  Aldershot: Gower, 1998.  XVII, 400 p.: ill.  ISBN 0-566-07504-0.  £ 55.

«Un libro per chiunque debba costruire o rinnovare una biblioteca» recita il risvolto di copertina, ed effettivamente il volume si rivela di indubbia utilità per chi si trovi in questa situazione. Anche chi non ha grandi ristrutturazioni in programma, però, potrà trovare in questo libro un utile strumento di controllo da usare come checklist per individuare e sanare tante piccole mancanze del proprio posto di lavoro.

Alla base di questo manuale, infatti, è proprio l'idea di biblioteca come luogo di lavoro e quindi di interazione tra persone, idea che si accompagna nel libro a uno dei nuovi principi di gestione delle risorse umane, che il benessere del lavoratore cioè si riflette sul suo rendimento. L'introduzione delle tecnologie informatiche in biblioteca ha portato nello stesso tempo maggiore efficienza e drastici cambiamenti nel lavoro quotidiano - e nelle condizioni di lavoro - dei bibliotecari, non sempre accompagnati da un aggiornamento nell'applicazione delle necessarie regole di igiene e sicurezza. Il passaggio all'automazione non è sempre indolore, anzi: abbandonare la gestione interamente cartacea e passare a sistemi informatizzati richiede l'acquisizione di nuove competenze sia per i bibliotecari che per gli utenti. Se (come è spesso il caso) la struttura delle biblioteche stesse - ospitate magari in edifici più o meno antichi - pone seri limiti all'ammodernamento, l'automazione, con lo spazio che necessariamente richiede, può creare problemi nuovi e di fatto complicare il lavoro anziché semplificarlo. I videoterminali infine possono provocare problemi di vista, muscolari od ortopedici legati a posture scorrette, e perfino casi di pressione alta o irritabilità legati allo stress da cambiamento.

Gestire la vivibilità di una biblioteca automatizzata comporta quindi sia il controllo dell'ambiente intorno alle macchine (illuminazione, aerazione, standard ergonomici, forniti in dettaglio dalle autrici) che il controllo delle macchine stesse (efficacia, affidabilità, ma anche grado di accessibilità per l'utente medio), nel rispetto delle norme di legge ma anche del più elementare buon senso. I riferimenti normativi elencati nel volume sono prevalentemente di ambito britannico, con un occhio però ai più recenti regolamenti europei. Il libro fa ampio riferimento a studi sulla sicurezza e sull'igiene del lavoro, soffermandosi in particolare sui rischi per la salute derivanti dall'uso scorretto o imprudente di apparecchiature e dalla disposizione poco razionale dello spazio di lavoro, riportando esempi concreti (documentati talvolta con fotografie) di corretta o scorretta disposizione di mobili, luci e strumenti di lavoro.

Nel mare di informazioni tecniche che il libro offre, vi sono un paio di elementi che maggiormente spingono alla riflessione. Le soluzioni che le autrici propongono per qualsiasi problema sono sicuramente sostenute da norme e regole di sicurezza, ma passano sempre attraverso l'analisi del lavoro da svolgere, sollecitando continuamente il bibliotecario, spesso pressato da questioni più immediate, a guardare alla propria professione in maniera più sistematica e consapevole. E proprio perché pressati dalle urgenze quotidiane i bibliotecari sono spesso costretti a delegare ad altri la creazione e la manutenzione dei software che loro stessi si troveranno a usare e offrire ai loro utenti. I capitoli dedicati al software come "interfaccia computer-essere umano" (utilissimi anche per imparare a valutare un programma) ci fanno ben capire come la gradevolezza di un sistema informatico non sia solo un problema di grafica originale o colori accattivanti ma, soprattutto, questione di leggibilità, chiarezza e, nuovamente, vivibilità. Le macchine sono fatte per l'uomo, insomma, e devono essere pensate per semplificarci la vita, non per complicarcela.

Il volume si chiude con una ricca bibliografia e un lungo elenco di indirizzi e siti Web di interesse professionale.

Cristina Gottardi, CIS Maldura, Sezione di linguistica, Università di Padova