Managing change in academic libraries, Joseph J. Branin editor. Binghamton: The Haworth Press, 1996. 152 p. ISBN 1-56024-810-6. $ 29.95. Pubblicato anche in «Journal of library administration», 22 (1996), n. 2/3.
I nove saggi presentati da Joseph J. Branin sono estremamente interessanti non solo perché mostrano le esperienze reali e le riflessioni dei bibliotecari delle università americane, ma anche perché tentano di organizzare il caos legato ai radicali cambiamenti della società tecnologica. Nello stesso tempo bisogna notare che esiste un denominatore comune con le esperienze e le nuove consapevolezze dei bibliotecari italiani: il problema di fronteggiare le nuove aspettative degli utenti, creando anche un supporto teorico, si aggiunge ai problemi pratici di bilancio e di comprensione tra i membri di uno staff.
Come sottolinea Stephen Hearn nel suo saggio Bibliographic control in the electronic age, i nuovi significativi sviluppi del mondo dell'informazione hanno già avuto un impatto sul mondo delle biblioteche e il modello tradizionale di catalogo locale cartaceo, rigido, lineare e compiuto, è già superato dal catalogo in linea. I metodi di ricerca basati sull'indicizzazione per parole chiave e sulla logica booleana segnano un radicale cambiamento nelle modalità di utilizzo dei dati bibliografici. Queste metodologie riorganizzano il catalogo a ogni nuova ricerca. Le vecchie regole di catalogazione sono superate da una definizione multidimensionale del catalogo che include due tipi di accesso, quello attraverso intestazioni precoordinate e quello attraverso una ricerca con termini postcoordinati. Non appena i nuovi sistemi diventano più familiari agli utenti, sorgono nuove aspettative, così al catalogo è necessario aggiungere differenti forme di accesso all'informazione, come le note di contenuto e links con testi in linea. I responsabili di biblioteca devono esaminare non solo come applicare le nuove regole, gli standard e le tecnologie, ma anche come operare perché i cataloghi diventino strumenti completi di accesso informativo.
David Tyckoson pensa che ci sia un ritorno alla visione settecentesca del catalogo come «indice di tutte le informazioni del mondo», una visione che fu persa quando le biblioteche rinunciarono al controllo della letteratura periodica. Chi sarà responsabile della creazione e del mantenimento delle nuove forme di organizzazione e di accesso all'informazione? Secondo Hearn è necessario trovare soluzioni organizzative che promuovano una maggiore cooperazione e condivisione di responsabilità tra bibliotecari e specialisti informatici delle università. Kelly e Robbins in Changing roles for reference librarians prevedono un cambiamento che porterà meno isolamento, maggiore cooperazione e una grande attenzione ai bisogni dell'utente per i bibliotecari addetti ai servizi di informazione nelle biblioteche universitarie.
L'importanza della cooperazione è messa a fuoco anche dall'esperienza delle biblioteche dell'Università del Minnesota nel saggio Organizational restructuring in academic libraries e da Thomas W. Shaughnessy in The library director as change agent. Molte biblioteche ora impiegano gruppi di lavoro con persone provenienti da diverse unità o dipartimenti per risolvere problemi o sviluppare nuove iniziative. Ma il maggior problema è ancora la mancanza di un pensiero sistematico, che sviluppi una concezione della biblioteca come un complesso interrelazionato, un'organizzazione che sia più della somma delle parti. Quindi, uno dei compiti principali del direttore di biblioteca è quello di creare un nuovo modello mentale per organizzare la biblioteca, che abbia la flessibilità per cercare nuove soluzioni e soprattutto la volontà di rischiare.
Anche il saggio di Young e Peters Reinventing Alexandria: managing change in the electronic library pone l'accento sulla collaborazione come uno dei fattori determinanti di una organizzazione di successo. La collaborazione è un processo di creazione condivisa: due o più individui con capacità complementari interagiscono per creare una nuova conoscenza che nessuno precedentemente possedeva e a cui nessuno poteva arrivare da solo. Ognuno accetta e rispetta il fatto che gli altri punti di vista possono aggiungere valore al proprio. Se la collaborazione si basa sulla creazione di un valore, allora è importante sottolineare che il valore dell'informazione non deriva dal mezzo che lo produce, per quanto sofisticato e innovativo possa essere, ma piuttosto dalle persone che interagiscono con esso.
Young e Peters ricordano anche come biblioteche, comunicazione e tecnologia sono state sempre legate nel corso della storia. Si è passati dalla comunicazione orale a quella scritta, fino ad arrivare alla comunicazione globale, e nessuno avrebbe potuto anticipare la rivoluzione elettronica esplosa con l'introduzione del computer. Il calcolatore, tra le altre cose, ha facilitato l'immagazzinamento e la trasmissione di migliaia di documenti elettronici che si trovano in migliaia di luoghi nel mondo. Il testo elettronico può essere visto come un'interruzione nella tradizione di cinque secoli di libri a stampa e addirittura come una regressione al periodo medievale della produzione di testi. Secondo Geoffrey Nunberg, la riproduzione elettronica ha più cose in comune con lo scriptorium del quattordicesimo secolo che con la produzione di libri a stampa. Nel mondo elettronico come nello scriptorium i testi cono copiati, cioè trasferiti, visualizzati o stampati da utenti singoli dove e quando ne hanno bisogno, nella forma e nel modo che essi preferiscono. Per questa ragione non ha senso parlare di stampe o di edizioni di un documento elettronico, anche perché l'originale o file di un testo può cambiare in ogni momento.
Le caratteristiche del testo elettronico non possono essere considerate senza far riferimento alla rete d'informazione globale, Internet, e alla necessità di adottare standard e criteri che garantiscano l'autenticità e la precisione delle fonti d'informazione. I bibliotecari formeranno senza dubbio protocolli e standard che porteranno maggiore coerenza nella comunicazione. Forse potranno coesistere due categorie di Internet, una che mantenga l'impegno a una democrazia orizzontale e una che assuma un ruolo più formale e strutturato.
Per finire, mi sembra giusto ricordare l'immagine proposta da Shaughnessy: il ruolo che un bibliotecario dovrà assumere in questo periodo di caos è molto simile a quello del capitano di una nave che attraversa l'oceano. Ci saranno momenti sofferti nei giorni futuri, momenti di noia, di frustrazione, di irritazione, di disperazione; questi sono inevitabili nei lunghi viaggi sull'oceano, come c'è dolore nell'imparare, sconforto nello scrivere, solitudine nell'amore, ma le ricompense superano di gran lunga i sacrifici.
Maria Leonardi, Biblioteca del Dipartimento di rappresentazione e rilievo, Università di Roma "La Sapienza"