RECENSIONI E SEGNALAZIONI

Vincenzo De Gregorio.  La Biblioteca Casanatense di Roma.  Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 1993.  354 p.  (Pubblicazioni dell'Università degli studi di Salerno. Sezione di studi filologici, letterari e artistici; 23).  ISBN 88-7104-781-8.  L. 45.000.

Vincenzo De Gregorio.  Casanatense e dintorni: saggi su biblioteche e cultura particolarmente a Roma nel XVII secolo.  Napoli: CUEN, 1997.  250 p.  ISBN 88-7146-355-2.  L. 25.000.

Ecco due pregevoli lavori che hanno come oggetto la "storia bibliotecaria" di Roma. Usciti a distanza di quattro anni l'uno dall'altro, i libri di De Gregorio concentrano l'attenzione su una delle perle del patrimonio culturale romano, passato e presente.

Nel primo volume la Casanatense è dichiaratamente il fulcro dell'indagine: il suo profilo storico viene ricostruito interamente, dalle fasi precedenti la fondazione vera e propria (l'apertura si ebbe nel 1701) sino ai giorni nostri, grazie all'ausilio di una ricca documentazione, per lo più ancora inedita e che nel volume viene parzialmente riprodotta in appendice. L'esame di singoli episodi mette in luce aspetti particolari della vita della Biblioteca: i suoi rapporti istituzionali e culturali con l'ordine domenicano, che ne era il gestore; le conseguenti politiche di espansione del patrimonio e l'inserimento nel circuito della fruizione editoriale (interessanti i dati sugli esborsi a favore dei librai e dei commissionari); le vicende edilizie che accompagnarono la costruzione e i successivi ingrandimenti della sede. Su quest'ultimo argomento De Gregorio, in un capitolo che si segnala sia per l'acribia dell'indagine sia per il buon ritmo narrativo, racconta la prolungata querelle che contrappose nel 1719 i Domenicani ai Gesuiti, proprio a proposito dell'ampliamento dell'edificio casanatense. Il significato della polemica andò ben oltre l'opportunità delle scelte in materia architettonica: si trattò, in realtà, di uno scontro di poteri, nel corso del quale si sarebbe decisa la preminenza politica e culturale di un ordine sull'altro. I Domenicani riuscirono a imporre la loro posizione: la Biblioteca venne ampliata e confermò in tal modo quel ruolo di centro propulsore per gli studi che si era venuta guadagnando sin dai primissimi anni di apertura.

Anche i singoli personaggi che curarono l'istituzione – si trattò prevalentemente, ma non soltanto, di ecclesiastici dell'area romana – vengono riproposti alla nostra attenzione tramite l'indagine sulle loro opere o attività: innanzi tutto, Castellani e Casanate, i fondatori, che lasciarono, in tempi diversi, disposizioni precise per l'allestimento della raccolta; quindi, i padri bibliotecari, e in particolare quelli che si distinsero per il maggiore impegno nella direzione (senza dubbio lo Schiara e l'Audiffredi). Interessante anche la ricostruzione delle prassi biblioteconomiche e gestionali: le procedure inerenti la manutenzione e l'arricchimento dell'immobile, l'assestamento dei ruoli del personale, la messa in cantiere delle attività catalografiche e bibliografiche (a questo proposito, desta molta curiosità l'accenno allo spoglio dei periodici che fu approntato tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso: un lavoro imponente, di centinaia di migliaia di schede, che sembra purtroppo andato disperso).

Un rilievo specifico viene dato giustamente, nel corso della narrazione, alla trama dei rapporti istituzionali e burocratici intrattenuti dalla direzione della Biblioteca con l'ordine domenicano, prima, e col Governo italiano, poi, soprattutto nel periodo difficile di fine Ottocento, quando la creazione della nuova Nazionale romana assorbiva tutte le energie ministeriali e minacciava l'esistenza stessa delle altre biblioteche cittadine. Arrivati alla fine della ricostruzione storica e a conclusione quindi dell'iter cronologico, si rimane un po' delusi dall'asciuttezza delle pagine sulla Casanatense contemporanea: i dati, precisi e puntuali, sono forniti con statistica concisione, in contrasto con le ampie descrizioni sui decenni antecedenti.

Il secondo libro, Casanatense e dintorni, non è monografico ma raccoglie un insieme di saggi differenti. Nei tre centrali, in particolare, si analizzano diversi aspetti inerenti la vita della Biblioteca. Uno esamina i cataloghi della collezione privata del cardinal Casanate e ne studia sia il contenuto bibliografico sia la struttura indicale; un altro è dedicato alla biografia, poco nota, del medico Giovanni Maria Castellani, cui si dovettero le prime disposizioni testamentarie per la fondazione della Biblioteca; un altro ancora tratta della raccolta libraria del naturalista Trionfetti, confluita in Casanatense nel 1708: prendendo spunto dai titoli in essa presenti, De Gregorio schizza un gustoso profilo della bibliografia botanica del XVII secolo.

Il libro è completato con altri due saggi, posti rispettivamente all'inizio e alla fine. Il primo è dedicato a un poliedrico personaggio romano del Seicento, Carlo Cartari: la ricostruzione della sua attività a favore di numerose istituzioni bibliotecarie e archivistiche (l'archivio della Sapienza, l'Alessandrina, le raccolte private Febei, Altieri e Rocci) indica in lui un esperto organizzatore, sensibile alle necessità – funzionali, ma anche di rappresentanza – delle strutture i cui progetti gli venivano di volta in volta affidati. A Cartari dobbiamo una riflessione sempre attenta, anche se nella maggior parte dei casi di matrice empirica, circa le esigenze pratiche con le quali dovevano, e devono tuttora, confrontarsi queste strutture: tanto più valide ci appaiono le sue osservazioni se pensiamo che l'idea che si aveva di una raccolta libraria, nel Seicento, era ancora in prevalenza quella della "mostra lussuosa" e del simbolo del prestigio.

L'ultimo saggio del volume non ha un nesso diretto con i precedenti: si incentra infatti sulla discussione del significato e del valore assunti nel corso del tempo dalla definizione di "pubblicità" riferita alle biblioteche. L'argomento è assai stimolante, così come lo sono i contributi critici di altri studiosi – Schreiner, Serrai, Balsamo – esaminati nello studio. Il tema si lega a quelli dei precedenti capitoli proprio in nome del valore sociale delle istituzioni bibliotecarie: esse sono, sì, per definizione, aperte al pubblico, ma lo sono state in misura diversa lungo il corso dei secoli, a seconda del concetto di pubblicità di volta in volta coevo. De Gregorio ha situato molto opportunamente quest'ultimo testo, di impianto teorico, a conclusione della serie degli altri saggi, che hanno invece come fulcro la discussione di fonti documentali.

In chiusura di questa segnalazione vorremmo aggiungere due righe che non riguardano il contenuto dell'opera ma che si riferiscono all'aspetto editoriale di Casanatense e dintorni. Il volume è stato allestito con una legatura all'americana (sistema Docutech) destinata a una durata assai breve. Cogliamo quest'occasione per invitare gli editori a usare, nei limiti del possibile (e soprattutto per testi di carattere scientifico), rilegature meno precarie, che consentano di arrivare in fondo alla lettura del libro (almeno la prima volta!) con tutti i fogli ancora cuciti al dorso.

Flavia Cancedda, Biblioteca Area giuridica, Università di Roma "Tor Vergata"