Internet in biblioteca:
il servizio per gli utenti nella Biblioteca del Museo tridentino di scienze naturali
di Enrico Rossi
1. Premessa
Nella primavera del 1995 il Museo tridentino di scienze naturali di Trento apriva un suo sito Web nell'ambito di una collaborazione con l'Istituto per la ricerca scientifica e tecnologica dell'Istituto di cultura di Trento, che metteva a disposizione sia lo spazio su disco per la home page del Museo sia il collegamento per l'accesso in rete del Museo stesso.
Qualche mese più tardi si maturò la decisione di fornire l'accesso a Internet anche agli utenti della biblioteca del Museo. In estrema sintesi, si ritenne di equiparare per importanza le informazioni contenute in rete a quelle contenute nei libri e di comportarsi di conseguenza. Purtroppo l'incombente ristrutturazione completa del Museo e il trasloco della biblioteca in una nuova sede hanno fatto slittare l'inizio ufficiale di questo servizio all'autunno del 1997. In questa sede si vuole dar conto del lavoro preparatorio svolto e delle decisioni finali adottate per la fornitura del servizio agli utenti della biblioteca.
2. Il lavoro preparatorio
Il primo passo fu la valutazione del comportamento di altre biblioteche che avevano già iniziato a fornire il servizio di accesso a Internet ai loro utenti. Diversi siti di biblioteche pubbliche statunitensi potevano essere presi come esempio. Presso la Berkeley Public Library (http://www.ci.berkeley.ca.us/bpl/), in particolare, si notò un'attenzione speciale all'organizzazione di questo tipo di servizi e, nel tempo, essa venne assunta come punto di riferimento privilegiato.
A ciò seguì l'iscrizione ad alcune liste di discussione: PUBLIB (http://sunsite.berkeley.edu/PubLib/), dedicata ai bibliotecari delle biblioteche pubbliche statunitensi, in cui è prevista una sottolista, PUBLIB-NET, specificamente dedicata ai problemi dell'accesso a Internet da parte degli utenti; Web4Lib (http://sunsite.berkeley.edu/Web4Lib/), dedicata alla creazione e alla gestione di siti Web di biblioteche; infine AIB-CUR, la lista di discussione dei bibliotecari italiani.
Un'esperienza si rivelò fondamentale e per certi aspetti illuminante. Nell'ottobre 1995, per una settimana, furono messi gratuitamente a disposizione del pubblico alcuni terminali con accesso pieno a Internet, libertà di navigazione e due persone a disposizione per spiegazioni, un bibliotecario e un informatico. Il pubblico, molto numeroso, fu estremamente eterogeneo. A tutti indistintamente si dovette spiegare il funzionamento della navigazione con il browser, l'organizzazione di Internet (almeno a grandi linee) e il modo di usare i due tipi di motori di ricerca fondamentali, gli indici per soggetto ad albero, come Yahoo!, e quelli di ricerca a testo completo per parole chiave, come AltaVista.
In questo modo ci si rese conto di due fattori molto importanti per chi si appresta a fornire l'accesso a Internet agli utenti di una biblioteca, ma probabilmente anche di altre istituzioni. Da un lato la necessità di creare delle pagine d'accesso al servizio soprattutto per l'utente neofita; dall'altro l'importanza della politica di accesso come "governo" del servizio stesso.
3. L'organizzazione del servizio
Poste queste premesse si passò a organizzare il servizio. Una delle prime questioni affrontate fu se il servizio di accesso a Internet doveva essere a pagamento oppure no. Esisteva, ed esiste tuttora, un'assoluta difformità di comportamento al riguardo. In particolare si rilevò come, soprattutto negli Stati Uniti, il servizio fosse a volte a pagamento là dove prevalevano logiche di comunità locale (dunque nelle biblioteche pubbliche) e più spesso gratuito nelle biblioteche di appartenenza governativa (ad esempio in quelle universitarie).
Per la nostra biblioteca si decise per la gratuità del servizio per due motivi: 1) la possibilità, poi concretizzatasi, di trovare una copertura finanziaria; 2) la considerazione per cui, equiparando per importanza il contenuto della rete a quello dei testi a stampa, se era gratuito il prestito librario, così avrebbe dovuto essere anche l'accesso a Internet.
Per quanto riguarda le modalità e i tempi di erogazione del servizio si decise di adottare una soluzione semplice già molto diffusa: offrire l'accesso solo su prenotazione e per un'ora a testa, con un massimo di due ore alla settimana.
Successivamente venne affrontato il problema di quali servizi fornire agli utenti fra quelli possibili in Internet. Anche in questo caso, analizzando le esperienze altrui, si riscontrò una vasta gamma di possibilità: solitamente biblioteche piuttosto grandi, con venti o addirittura quaranta postazioni pubbliche di accesso a Internet, permettono qualunque tipo di servizio, avendo alle spalle sistemi informatici piuttosto grandi con relativi amministratori di sistema e sufficienti misure di sicurezza. Biblioteche più piccole, invece, tendono a limitare alcuni servizi per carenza di risorse. Sulla base di questa analisi, e verificate le risorse disponibili presso il Museo, si decise di non assegnare per il momento caselle postali, dipendendo il Museo da terzi per il collegamento; di non permettere lo scarico di file su dischetti personali e di disabilitare comunque l'uso del drive, per motivi di sicurezza; di permettere invece la stampa di pagine Web, a fronte di un compenso. Si decise inoltre di permettere una navigazione assolutamente libera, senza l'adozione di programmi filtro per particolari tipi di siti. Questo è stato ed è tuttora un problema controverso, molto dibattuto anche nelle liste di discussione citate, che periodicamente torna d'attualità. Chi scrive ha sostenuto sempre l'assenza di qualunque "censura" al riguardo, preferendo lasciare all'utente la responsabilità della scelta e ritenendo irrinunciabile l'accesso per chiunque a qualunque tipo di informazione. Nella nostra istituzione, alla fine, è passato questo approccio al problema.
L'aver assunto questa posizione anche a livello gestionale ha reso ancora più importante il problema della tutela dei minori che avrebbero usato Internet dalle postazioni della biblioteca. Le soluzioni adottate dalle altre biblioteche sono le più disparate: dal divieto d'accesso per i minori di 15 (o 16, o 14) anni alla libertà totale, dall'accesso subordinato all'autorizzazione da parte dei genitori a quello condizionato dall'uso di terminali con software di filtro. Ci si imbatté, inoltre, in un documento piuttosto noto in rete tra coloro che si occupano di questi problemi: Child safety on the information highway (http://www.4j.lane.edu/InternetResources/Safety/Safety.html), in cui l'autore, il giornalista Lawrence J. Magid, delinea brevemente i vantaggi derivanti dall'uso delle reti, mette in guardia dai problemi cui può andare incontro un minore lasciato solo davanti al terminale e infine detta una specie di decalogo di comportamento per genitori e figli sull'uso della rete, in cui in sostanza si consiglia ai genitori di affiancare i figli durante la navigazione soprattutto nei primi tempi e di concordare con loro i siti da visitare, i modi, i servizi a cui accedere liberamente e quelli da evitare. Tradotto il documento in italiano, abbiamo scritto al National Center for Missing and Exploited Children (http://www.missingkids.org/), titolare del copyright, spiegando l'intenzione di permettere l'accesso a Internet agli utenti della biblioteca condizionandolo, per i minori, a un'autorizzazione scritta dei genitori. Si chiese inoltre il permesso di distribuire ai genitori una copia del documento tradotto in italiano. Il Centro ha autorizzato la distribuzione di 5000 copie all'anno del documento, con permesso rinnovabile, a condizione che venisse citata la fonte, e ci ha richiesto la traduzione italiana. Attualmente i minori di 15 anni, per poter accedere a Internet dai terminali della biblioteca del nostro Museo, hanno bisogno del permesso scritto dei genitori, ai quali viene appunto consegnata una copia del documento.
4. Le pagine d'accoglienza in rete
Infine sono state create delle pagine in HTML con funzione di accoglienza e di guida per gli utenti che avrebbero avuto accesso a Internet dai terminali della biblioteca. Una prima pagina di benvenuto propone ai neofiti una introduzione a Internet in cui si spiega dettagliatamente come muoversi mediante il browser nell'ipertestualità complessiva del Web; si rimanda inoltre a un piccolo file di spiegazione dei nuovi termini e ad altre guide molto più dettagliate presenti in rete. Un'altra pagina riguarda le modalità d'accesso al servizio dai terminali della biblioteca: orari, prenotazioni, autorizzazione per i minori di 15 anni, servizi permessi e non, costi. Una sezione è dedicata ai motori di ricerca. Si delineano le differenze fra gli indici per soggetto (come Yahoo!) e quelli per parola (come AltaVista), rimandando poi ad alcuni motori per ciascun tipo. Piccole sezioni rimandano, infine, a raccolte di risorse "selezionate", quali Librarians' index to the Internet (http://sunsite.berkeley.edu/InternetIndex/), ospitato dal Berkeley Digital Library SunSITE, oppure Ready reference collection (http://www.ipl.org/ref/RR/), a cura della Internet Public Library, a indici di risorse in lingua italiana e a una pagina ancora in elaborazione in cui si vorrebbero raccogliere le segnalazioni e le richieste più frequenti degli utenti.
5. Conclusioni
L'arrivo in biblioteca delle reti, e di Internet in particolare, ha comportato un ripensamento globale della professione di bibliotecario.
Uno dei temi più dibattuti è stato ed è se i bibliotecari debbano o meno occuparsi di informatica e, per esempio, conoscere l'HTML. In una biblioteca di istituto piccola come la nostra non ci sono alternative, una volta deciso di offrire il servizio di accesso a Internet agli utenti. In istituzioni più grandi il problema si può risolvere diversamente, magari sempre attraverso la collaborazione tra informatici e bibliotecari viste le diverse sensibilità.
In tutti i casi l'aggiornamento costante, contenutistico e tecnico, è sicuramente fondamentale per chi si occupa dell'offerta alla propria utenza di questo tipo di servizi. I contenuti e le informazioni offerti dalla rete sono in costante aumento e l'aggiornamento difficilmente può essere lasciato al singolo utente. Su questo argomento c'è una certa unanimità e la biblioteca comincia a essere vista sempre più spesso come uno dei luoghi fondamentali deputati alla mediazione fra l'utente e la rete. Senza di essa, infatti, gli utenti si sentono piuttosto smarriti e a volte sono tentati di rinunciare alle loro ricerche per l'eccessiva abbondanza di informazioni e la difficoltà nel riconoscerne l'effettiva pertinenza. È sempre attuale la legge di Ranganathan: «save the time of the reader».
Un'ultima considerazione sulla necessità della formazione del personale riguardo alle possibilità offerte dalle reti e al loro pieno utilizzo: personalmente ho avuto a disposizione mezzi e risorse per tenermi sempre aggiornato, ma dubito che questa sia una situazione che si verifica spesso. Di qui la necessità di corsi di formazione per il personale fatti in maniera sistematica e supportati poi dalla messa in rete locale, o magari proprio nel Web, delle informazioni di aggiornamento.