Paolo Federighi. Le condizioni del leggere: il ruolo della biblioteca nella formazione del lettore. Milano: Editrice Bibliografica, 1996. 132 p. (Il cantiere biblioteca; 1). ISBN 88-7075-466-9. L. 25.000.
Il libro prende corpo da un'esperienza di promozione del servizio di pubblica lettura a cura del Consiglio di quartiere 4 del Comune di Firenze e del Dipartimento di Scienze dell'educazione della locale università, al quale afferisce, come docente, l'autore della pubblicazione.
L'occasione si colloca nel solco di esempi della "biblioteca fuori di sé": complesso di esperienze di per sé già meritevoli - ricordiamo quelle, storiche, di Castelfiorentino -, ma che in questo libro si irrobustiscono di una rigorosa impostazione scientifica.
Le premesse teoriche, sviluppate largamente dall'autore nei primi due capitoli con il conforto di un ottimo apparato bibliografico, vanno verso un'integrazione delle prospettive della sociologia dell'educazione con quelle della biblioteconomia e dell'intervento culturale in senso lato.
La biblioteca viene definita come un "oggetto complesso", per studiare il quale occorre una sintesi di diversi apporti disciplinari, che «si realizza non solo nell'oggetto, ma nel soggetto che studia, e quindi nel processo di costruzione di interpretazioni e teorie».
Dal punto di vista biblioteconomico l'apporto forse più interessante del libro è la riconsiderazione del ruolo attivo che nella gestione dello spazio (o sistema) biblioteca deve svolgere il pubblico, inteso come agente di mutamento delle condizioni di distribuzione del libro: «la scelta di questo punto di vista va oltre la considerazione delle funzioni meramente culturali della biblioteca in quanto istituto che conserva, distribuisce o partecipa alla produzione del patrimonio culturale di un paese. Tale superamento si fonda sulla rinuncia a un modello che affidava all'educazione compiti applicativi di principi definiti in sede filosofica. Esso comporta uno spostamento del fuoco dal contenuto all'educazione (il principio), o dal contenitore (la biblioteca), al soggetto in formazione (il pubblico)». In base a queste premesse nel pubblico viene riposto il ruolo di principale soggetto di impulso e controllo delle condizioni di produzione della cultura, distribuzione del libro e accesso alla lettura. Secondo Federighi «la biblioteca non può celarsi dietro una presunta neutralità tecnica. Essa, in quanto collocata nel momento della distribuzione, dovrà verificare in che misura il proprio ruolo tende a favorire la riproduzione dei rapporti preesistenti o la ricomposizione del processo produttivo dal punto di vista degli interessi del pubblico»
Nei rimanenti capitoli Federighi passa poi ad analizzare il "dispositivo formativo" della biblioteca, che deve tenere conto della ricollocazione di un certo sapere astratto dentro una griglia di bisogni reali della collettività. Il concetto di sistema vede la biblioteca inserita in un tutto produttivo organico. Sistema "stellare" è appunto quello che ha preso corpo nelle esperienze più avanzate di distribuzione del libro di questi ultimi venti anni. Esso «fa a meno delle prediche e degli incitamenti all'amore per il libro e per la cultura»; non è alternativo ma integra il «sistema bibliotecario territoriale».
Il libro si conclude col rapido, conciso rendiconto degli interventi condotti al quartiere Isolotto di Firenze, in ambienti preselezionati: il supermercato, il parrucchiere, la sala d'attesa, l'azienda, i cortili raggiunti col bibliobus, col corredo di interessanti, e a volte sorprendenti, rilievi statistici. Tuttavia, anche se Federighi, nella impostazione analitica del lavoro, sembrerebbe volersi tenere lontano da una semplice riproposizione, magari aggiornata, delle "biblioteche circolanti", rivolte magari a singole categorie emarginate dalla lettura, negli esempi addotti riscontriamo la mancanza proprio di quel famoso "pubblico" quale agente reale della ridistribuzione del libro.
Renato Nisticò, Biblioteca della Scuola normale superiore di Pisa