Cataloging and classification standards and rules, John J. Riemer editor.  Binghamton: The Haworth Press, 1996.  235 p.  ISBN 1-56024-806-8.  $ 34.95.  Pubblicato anche in «Cataloging & classification quarterly», 21 (1995/96), n. 3/4.


Questo volume prosegue la tradizione della Haworth Press di pubblicare alcuni numeri monografici della propria rivista «Cataloging & classification quarterly» anche come volume a sé. Stavolta si tratta per antonomasia di corda in casa dell'impiccato. Il titolo potrebbe fare pensare a un codice di regole o a una raccolta antologica di norme, a un'anagrafe o a una mappa che presentino, elenchino, situino gran parte degli standard del settore dell'indicizzazione bibliografica, oppure a un'antologia di testi cruciali e già pubblicati. Si tratta però di altro: Riemer raccoglie e presenta qui undici contributi originali, talora scritti a più mani, con l'intento di fornire un quadro generale sullo stato dell'arte in materia di catalogazione descrittiva e semantica.

Non è certo naturale e facile pervenire a fornire uno sguardo d'insieme che coniughi la trattazione non superficiale con la copertura di tutti gli aspetti principali. L'omogeneità nel livello specialistico della trattazione è mantenuta grazie al contributo dato da autori che hanno lunga e diretta esperienza delle cose di cui parlano e scrivono per addetti ai lavori. C'è meno omogeneità per il taglio dei contenuti: sono presenti ricostruzioni storiche e inquadramenti della situazione presente, analisi di fenomeni vasti e analisi di soggetti estremamente particolari. In generale il volume non costituisce un'introduzione ai problemi, ma un serrato resoconto e aggiornamento tecnico fatto da e per professionisti, che illustra problemi e soluzioni più che esporre opinioni al riguardo e tentare teorie.

L'indice comprende la presentazione del curatore e undici saggi dedicati, nell'ordine, a: gli standard come genere e tre casi particolari; il lavoro dell'IFLA quanto a elaborazione di standard; la traduzione delle AACR2; le Library of Congress Rule Interpretations (LCRI); il MARC; un tipo di catalogazione essenziale; metadati per i documenti elettronici; gli archivi di autorità per nomi e titoli di serie; l'indicizzazione per soggetto; la computerizzazione della classificazione della LC; i collegamenti fra descrizioni bibliografiche. Da quest'indice e, presto, dalla lettura si evidenzia come la sfera geografica d'interesse graviti sugli USA: il mondo è questo e Internet, ci sono sì riferimenti alle diversità linguistiche e culturali che incombono su cooperazione e scambio, ma nello specifico degli altri paesi non si entra, se non per la traduzione delle AACR2.

Uno sguardo più ravvicinato ai contributi: McCallum schizza una classificazione degli standard sotto il profilo della fonte da cui promanano, dell'autorevolezza che li marca, delle procedure di formazione e di diffusione, e alla luce di ciò ne raggruppa vari dei più famosi e considera poi MARC, SGML ed EDIFACT.

Holley illustra l'articolazione e la difficoltà del lavoro svolto nei gruppi dell'IFLA per arrivare a produrre standard, fa capire quanto ciò sia complesso, anche fragile e costoso, al punto che è in dubbio se in futuro si potrà continuare così e se, per prendere l'esempio più noto e felice, l'ISBD sia ormai storia del passato quanto a procedura di elaborazione.

Spicher traccia una cronistoria del MARC e ci riporta indietro di trent'anni, quando nel 1967 prese forma e funzione ufficiali il MARC II ancora ampiamente, mirabilmente, in vigore.

Stern illustra la vicenda della traduzione delle AACR2 in quattordici lingue - fra cui l'italiano - e il lavoro di adattamento che rinforza la posizione delle AACR2 in quanto standard internazionale de facto per la catalogazione descrittiva.

Williamson è autrice dell'unico, cospicuo contributo dedicato all'indicizzazione per soggetto e riesce a fare il punto sulla situazione generale. Individua la carenza, forse naturale, di standard per la fase costitutiva dell'attività, quella dell'analisi e della comprensione, ribadisce che quando si cercano principi generali si finisce sempre col tornare a Cutter e Ranganathan e che gli strumenti correnti di lavoro - le realizzazioni in vivo più diffuse, come il soggettario della LC e la classificazione Dewey - finiscono col porsi come standard. Addita il problema non risolto dell'attrito fra standardizzazione per la cooperazione e differenze linguistiche e culturali da rispettare o valorizzare.

Palowitch e Horowitz affrontano la questione della catalogazione delle risorse digitali in rete. Analizzano le istanze cruciali legate ad alterabilità, mobilità fisica e dislocazione multipla dei dati e come a ciò rispondano, oltre al MARC, tre modelli descrittivi, propendendo infine per l'ipotesi che il documento stesso rechi come intestazione i dati salienti per identificazione e descrizione, ossia un'intestazione del file a mo' di frontespizio.

Intercalati con questi, ci sono poi altri cinque saggi, nell'insieme diversi perché focalizzati su argomenti molto particolari, illustrati, in almeno tre casi, con una meticolosità da rapporto tecnico. Guenther ci parla dell'informatizzazione integrale della classificazione della LC, Kuhagen dei record e file di autorità - già LC - di nomi e titoli di serie, Guiles Ewald e Tillett delle LCRI: sono saggi che reclamano un'attenzione particolare e un interesse specifico, non comune al di fuori del contesto statunitense. Nessuna concessione stilistica per cattivare il lettore: «come descritto nel Proposal No. 95-6: Linking Code for Reproduction Information dell'American Library Association Machine-Readable Bibliographic Information Committee (MARBI), il campo 665 (Storia del rinvio), sottocampo $j, non doveva venire più usato, ma il Sub-Committee Double-Check del Joint Working Group on Serials Publications dell'IFLA propose di mantenerlo associandogli un accesso supplementare. Dell'integrazione in una LCRI, e del recupero di record SAR pre-AACR2, si fece carico il PCCR della LC con un draft presentato al workshop di Atlanta 1994 del NACO, ma il sottogruppo SCT dell'ALA ne votò la pubblicazione come rapporto LC 342/95 invece che come LCRI». Se un'irriverente parodia come questa, di cui sono interamente responsabile, vi respinge senz'appello, saltate a piè pari i tre pezzi citati e accontentatevi dell'abstract.

In confronto il respiro si distende coi contributi, comunque concentrati, di Leazer e Thomas. Leazer tratta dei legami fra documenti e fra descrizioni bibliografiche, riprende i punti di vista di Gorman, Smiraglia e Tillett, illustra l'approccio lineare - ad esempio il MARC - e quello globale - ad esempio un display ipertestuale; perviene a conclusioni che francamente non sono, oggi, un enigma né una novità, ma piuttosto un punto di partenza. La descrizione granulare dei dati che si realizza con standard come il formato MARC consente soddisfacenti identificazione, recupero e prelievo dei dati, anche in modo parcellare, ma mortifica la pervietà delle relazioni, privilegia la molecola rispetto alla struttura dei nessi. Un modello relazionale, tabellare, permette la visualizzazione e l'esplorazione delle connessioni come unità significative, ma rende molto meno agevole il trattamento dei record come unità in sé chiuse.

Thomas descrive il progetto di uno standard per la catalogazione ridotta volta a fronteggiare l'esigenza di recuperare l'arretrato non catalogato, formatosi in parte anche a causa della cooperazione in rete condita con l'attesa di molti per il lavoro originale svolto da pochi. Il progetto si ispira a obiettivi di economicità per lavoratori e utenti, alla valorizzazione del più importante rispetto al meno: non inseguire dovunque precisione e coerenza totali, temere i rendimenti decrescenti, apprezzare l'insieme più delle parti. Per raggiungere gli obiettivi si sceglie il metodo della cooperazione. La catalogazione originale non avrà più come perni la LC e i suoi pochi partner illustri, il decentramento mirerà a includere biblioteche minori comunque detentrici di documenti non trattati dalle agenzie maggiori. In un paese con decine di migliaia di biblioteche come gli USA, c'è l'obiettivo di pervenire a 200 partner nel 2000; nel progetto non si parla di software, scontatamente vario; il record dovrebbe essere riutilizzabile così, senza alterazioni, comunque previste e da studiare; da subito la catalogazione deve includere almeno una voce a soggetto, un codice di classificazione e le necessarie intestazioni, tutte in forma controllata.

In conclusione, della scaletta che mi ero fatto a priori sui punti che avrei voluto vedere inclusi in una trattazione panoramica e specialistica come quella promessa dal volume in oggetto e dalle positive recensioni in esso pubblicate, direi che alcuni non hanno trovato risposta adeguata. In parte ciò è dovuto alla propensione anglosassone a non fare presto teoria, soprattutto quella che si appaga più del porre domande che del dare risposte. Per questo, forse, non ho trovato, e dunque ancora cercherei volentieri, contributi su: qual è il livello (alto-medio-basso...) su cui vengono posizionati gli standard in regime di cooperazione; tensione fra scambio e cooperazione da una parte e adeguatezza, funzionalità locale dall'altra; (non) comunicazione fra standard bibliotecari e mondo di chi scrive e di chi pubblica. Più in particolare: la catalogazione di materiali nuovi e l'estensione dell'ISBD, il futuro del MARC, i formati a video, il disegno degli OPAC nel mondo Web.

Il volume è confezionato accuratamente, come modello anch'esso, e di tipo didascalico: introduzione generale, indice generale e analitico, e, per ogni contributo, abstract, introduzione particolare, conclusioni, bibliografia, tutte formalmente marcate. Non è roba per studenti o dilettanti, ma può loro servire per sbirciare la mensa degli addicts. L'edizione come solo numero monografico di rivista o come atti di un seminario mi sarebbe parsa più appropriata di quella come volume.

Francesco Dell'Orso, Servizio per la documentazione bibliografica, Università di Perugia