Un intreccio di avvenimenti per nulla eccezionali: la vita di una famiglia affatto normale (ancorché privilegiata) e le vicende che hanno animato le stanze della sua dimora sono all'origine della mostra in occasione della quale è stato pubblicato questo volume, mostra tenutasi a Genova nello stesso Palazzo Spinola che è fra i protagonisti della storia, tra il settembre 1996 e il gennaio 1997. Se proprio si vuole rintracciare un che di straordinario, probabilmente lo si può trovare nelle circostanze che hanno permesso l'appassionata indagine di Graziano Ruffini sui libri e i documenti sopravvissuti alle secolari vicende della casa e della famiglia. Il fondo di cui si dispone oggi è il risultato dell'accumulazione di volumi e carte posseduti dagli Spinola delle varie generazioni: una famiglia in cui l'abitudine alla lettura non si è mai trasformata in bibliofilia. Tutti i particolari rintracciati nelle carte d'archivio - note delle spese sostenute, liste di beni trasmessi in eredità - o sui volumi stessi (un solo membro della famiglia ha fatto uso di un ex libris) concorrono a testomoniare un tranquillo uso della carta stampata per appagare i propri interessi di studio, di informazione, o anche più frivoli, senza che mai questo uso diventasse qualche cosa di più: passione o collezionismo. In questa storia senza storia interviene la catastrofe: un bombardamento nel 1942 colpisce il palazzo, e provoca un incendio che colpisce anche il "salone della libreria". I libri della famiglia vengono gravemente danneggiati, prima dal fuoco e poi dall'acqua usata per spegnere l'incendio. Quello che ne rimane viene accantonato, e al momento in cui il palazzo viene donato allo Stato nel 1958 non se ne fa neppure menzione, così poca importanza si attribuiva a quei pacchi di carte in gran parte bruciacchiate e fradice.
Aprire i pacchi dopo più di mezzo secolo e descriverne il contenuto è stato il compito affidato a Graziano Ruffini: dev'essere stato un desolante gioco di pazienza riunire i brandelli recuperati dai vari pacchi nell'unità delle pubblicazioni originarie, contemplare "larve di libri" accartocciate o smangiate dalle fiamme. Ma da quest'opera di ricostruzione sono emerse anche alcune meraviglie, in parte recuperabili, alcune già restaurate. E anche quando le condizioni dei volumi sono talmente gravi da impedire perfino la semplice apertura delle pagine, lo sconforto per il danno viene attenuato dalla constatazione delle cure alle quali questi volumi sono stati finalmente sottoposti.
I risultati dell'indagine sono illustrati dettagliatamente nelle due parti principali del volume: un saggio sulla formazione del fondo, con interessanti notazioni storico-biografiche e un corredo di documenti tratti dall'archivio della famiglia, e un catalogo dei volumi recuperati, ampiamente illustrato. Poiché quest'ultimo segue l'ordine di esposizione dei volumi in mostra, si sente forse la mancanza, se non di un indice generale dei più di 350 titoli citati, di un sistema di riferimento che permetta di recuperare nel catalogo la descrizione dei documenti citati nel saggio. Nella mostra genovese i volumi sono stati esposti insieme ad alcuni arredi del medesimo palazzo legati all'uso dei libri: scaffali, scrittoi e perfino due casseforti, descritti nel contributo di Farida Simonetti. Dall'insieme dell'iniziativa si ricava dunque un bel ritratto di famiglia - una normale famiglia genovese, come si è detto, una famiglia patrizia con le consuetudini del suo ceto: l'interesse per la cultura illuminista e la lettura della stampa periodica, l'uso delle opere di meditazione e di devozione come degli spartiti per pianoforte, delle illustrazioni di moda, delle guide turistiche o dei manuali per il gioco del whist. A ciò si aggiunge il tema doloroso della distruzione talvolta definitiva di tanti volumi e quello confortante del recupero finalmente intrapreso: somiglia ad un autoritratto nascosto la scelta del curatore di riprodurre fra le illustrazioni quel che rimane di una pagina secentesca, dove l'immagine di un torchio tipografico è coronata da un cartiglio col motto ex fumo in lucem.
Giulia Visintin, Sommariva del Bosco