La collana "Foundations in library and information science" edita dalla statunitense Jai Press si è arricchita nel 1996 di un altro contributo di rilevante interesse. Si tratta di una raccolta curata da Thomas W. Leonhardt che raccoglie gli atti del convegno "Cultivating the electronic landscape: teaching and learning in a climate of constant change", svoltosi alla Willamette University di Salem, nello Stato dell'Oregon, nei giorni 9 e 10 giugno 1994. Scopo del convegno era quello di riunire bibliotecari, informatici e docenti universitari per discutere in maniera informale delle proprie esperienze nel campo dell'educazione dell'utenza all'uso dell'informazione elettronica. I risultati dell'incontro, qui riuniti, risentono dell'impostazione pragmatica tipica delle pubblicazioni di questa collana e frutto sicuramente del carattere stesso dell'occasione all'interno del quale sono maturati. Non si disquisisce, infatti, se, come e a chi spetti l'educazione all'uso dell'informazione elettronica, ma si ragiona, attraverso la condivisione delle esperienze in atto, sulle strategie di intervento in un settore ritenuto vitale e cruciale nella professione bibliotecaria. Già questo rende il libro di estremo interesse, inserendolo nel solco di una consolidata tradizione di stampo anglosassone di attenzione concreta ai temi del training e della didattica nei confronti dell'utenza. L'accento è messo in particolare sugli aspetti di progettazione dell'istruzione, sullo studio dei diversi stili di apprendimento, sul pensiero critico come asse su cui impostare il lavoro, dando quindi risposte concrete all'invito rivolto da Todd S. Hutton, Vice President for Academic Administration della Willamette University nel suo indirizzo di saluto ai bibliotecari partecipanti all'incontro. Hutton infatti li invita a comportarsi come un'avanguardia della società dell'informazione elettronica, a prenderne risolutamente la leadership culturale e a compiere azioni decise per aggredire i cinque punti che egli individua come cruciali.
1) Garantire l'eguaglianza nell'accesso, messa in pericolo dalla spinta alla privatizzazione della rete che potrebbe dividere il mondo in "haves" e "have nots", aggravando così le distanze già presenti nella società; compito dei bibliotecari è quello di battersi sul piano politico generale, ma anche quello di agire attraverso la gestione delle proprie risorse per allargare, per quanto possibile, la concreta possibilità di accesso all'informazione.
2) Assumere sempre di più il ruolo di educatori al pensiero critico. È questo un tema di riflessione "caldo" del dibattito professionale nel mondo anglosassone. Con l'espressione "Library instruction as critical thinking instruction" si intende l'assunzione del compito di formare le nuove generazioni a un uso consapevole e quindi critico degli strumenti dell'informazione elettronica. Questa necessità educativa nasce e cresce tanto più avanza il processo di smaterializzazione della biblioteca e la diffusione in rete di una quantità enorme di informazioni che richiede il raffinarsi di strumenti di analisi e valutazione a disposizione dell'utente.
3) Sottoporre quest'attività educativa a un processo di revisione critica continua basato sull'analisi delle modalità e degli stili di apprendimento, quindi volto a migliorare il rapporto insegnante/discente e in ultima analisi l'efficacia dell'intervento didattico.
4) Utilizzare le potenzialità della rete per aumentare l'efficacia dell'attività dei bibliotecari nel proporre nuovi servizi, offrendo magari anche pacchetti educativi utilizzabili a distanza.
5) Progettare un sistema educativo coerente dalla scuola materna all'università nel settore dell'istruzione bibliografica. Le biblioteche pubbliche e quelle universitarie vengono esortate a diventare i luoghi privilegiati dell'apprendimento degli strumenti di analisi e valutazione dell'informazione.
Questi i punti essenziali dell'intervento introduttivo, che focalizzano l'attenzione su temi culturalmente stimolanti e che danno poi origine a un intrecciarsi del dibattito serrato e produttore di spunti teorici e pratici di rilevante interesse. Già il primo contributo di Lizabeth A. Wilson, infatti, illustra gli indicatori che marcano i mutamenti nel panorama attuale dell'informazione globale (gli utenti, la tecnologia di distribuzione dell'informazione, il quadro di riferimento sociale, i bisogni educativi, la realtà economica) e le risposte possibili in campo educativo per trasformare i mutamenti in corso in opportunità di crescita culturale.
L'insieme dei contributi può comunque essere suddiviso grosso modo in due filoni principali, spesso intersecantisi, data la loro obiettiva contiguità. Un primo gruppo infatti si presenta più focalizzato su una riflessione teorica sul processo educativo, sui meccanismi di apprendimento, sui cambiamenti che induce nell'approccio all'educazione un quadro di riferimento sempre in mutamento come quello dell'information technology, sulla valutazione critica dell'impatto che sulla diffusione della cultura ha oggi lo strumento informatico. A questo ambito di riflessione appartengono i contributi di Randall Hensley e Mary Ellen Litzinger sulle difficoltà di progettare l'istruzione in riferimento in particolare agli stili di apprendimento; di Lori Arp, John Culshaw e Keith Gresham sui criteri di impostazione di un percorso educativo che sia capace di intervenire nel posto necessario e nel momento necessario, tenendo conto delle difficoltà di muoversi in un quadro di mutevolezza costante; di Billie Joy Reinhart e Gary B. Thompson sulle difficoltà di valutazione della qualità dell'informazione circolante su Internet; di Craig Gibson e John Meade sul valore dell'educazione al pensiero critico per crescere nuove generazioni capaci di sapersi muovere con sufficiente consapevolezza e capacità di analisi e valutazione nella ragnatela Internet; di Thomas W. Leonhardt che mette in discussione le radici stesse dell'eccesso di euforia intorno ai benefici che la trasmissione di informazioni via rete sta suscitando, attribuendo tale atteggiamento alla cultura americana dominata dal mito del progresso come processo di continuo miglioramento.
Un nutrito gruppo di contributi scende invece sul piano più pragmatico dell'illustrazione di esperienze in atto nelle diverse realtà, per lo più universitarie.
Scorrendo questi saggi colpiscono soprattutto due elementi: il quadro di riferimento accademico radicalmente diverso da quello di cui abbiamo esperienza in Italia, dove si investe con dovizia di fondi in attività educative volte a sviluppare le capacità degli studenti di utilizzare a fini di documentazione scientifica le risorse elettroniche; la naturalezza (almeno apparente) con la quale le biblioteche vengono investite di questa parte della didattica e, di conseguenza, la ricchezza di sperimentazioni, anche molto diverse fra di loro, nello sforzo di creare dei moduli efficaci di insegnamento che sappiano adattarsi a una realtà tecnologica in continua evoluzione. Così nei saggi di Vicki Pengelly e Barry Brown possiamo trovare l'illustrazione di un'esperienza originale di collaborazione nella didattica fra i computing and information services e lo Science librarian della University of Montana, e altrettanto forte è l'impronta sperimentale nell'esperienza descritta nel contributo di Jeris Cassel e Beth Ann Zambella e portata avanti alla Rutgers University, dove è stata costituita un'apposita commissione formata da bibliotecari e responsabili dei servizi in linea con lo scopo di preparare un programma di seminari da offrire agli studenti per istruirli all'uso delle fonti elettroniche di informazione. Breve, ma istruttivo, il contributo di Gale Burrow e Cynthia Snyder sui corsi per docenti tenuti ai Claremont Colleges, con alcuni suggerimenti pratici per rendere più efficaci le presentazioni, così come stimolante risulta l'esperienza riportata da Hélène Lafrance e Bonnie Gratch del Saint Mary's College di Moraga, California, riguardante l'elaborazione di un corso per studenti adulti, e quella riferita da Linda Friend e Bonnie Osif relativa alla esperienza maturata nelle biblioteche della Pennsylvania State University, per l'organizzazione di training all'uso di tutte le risorse informative elettroniche disponibili nei 21 campus dell'ateneo, rivolto sia al personale che agli studenti. Tre contributi infine ci riferiscono delle possibilità dell'uso delle tecnologie per organizzare corsi di library instruction: così nel paper di Naomi Lederer si illustra l'uso del mezzo televisivo per istruire a distanza gli studenti dell'Arizona State University, nel contributo di Fred Roecker si descrive la creazione di un sistema informativo computerizzato che assiste attraverso la rete gli utenti dell'Ohio State University nell'uso delle varie risorse informative e infine Paul T. Adalian jr. descrive l'uso di strumenti multimediali applicati all'insegnamento.
Da una prospettiva italiana il panorama che questo volume ci tratteggia appare abbastanza insolito. Un'opera di questo tipo è frutto di una realtà accademica e professionale completamente diversa: un libro di questo tipo non sarebbe possibile scriverlo in Italia. La scarsa attenzione ai temi della library instruction (forse non è un caso che non esista una reale traduzione italiana di questa espressione) è un dato di fatto e la responsabilità non possiamo soltanto scaricarla su istituzioni accademiche sicuramente sorde a questo tipo di esigenze, ma forse sarebbe anche il caso di fare una serena autocritica per le troppe volte in cui l'avere messo a disposizione strumenti ci è sembrato sufficiente per esaurire i nostri compiti nei confronti degli utenti. Certo non mancano sforzi anche generosi e intelligenti di creare occasioni di didattica della biblioteca, ma non si è riusciti ancora a creare percorsi didattici coerenti.
Lucia Maffei, Università di Siena