La raccolta dimostra fino a che punto la comprensione degli aspetti giuridici legati alla distribuzione della conoscenza stia diventando essenziale per bibliotecari, consulenti editoriali e responsabili di strutture educative. La limitazione all'ambito statunitense non diminuisce l'interesse dei saggi in questione: le tensioni che vediamo già maturare nel più avanzato "mercato delle idee" americano non tarderanno infatti a manifestarsi nei paesi europei, mentre la crescente portata sopranazionale delle attività produttive e di scambio impone un ricorso sempre maggiore a strumenti normativi internazionali. Anche senza sottovalutare la distanza tra la situazione europea, dove l'Unione ha da tempo preso l'iniziativa della ridefinizione degli aspetti giuridici del mercato dell'informazione (si pensi all'attività del Legal Advisory Board), e un sistema come quello americano (in cui le norme sono chiamate a fissare un quadro di riferimento essenziale, ricapitolativo dell'esperienza dei tribunali) non va dimenticato come attraverso l'adesione alla Convenzione di Berna gli Stati Uniti hanno integrato alla loro legge sul copyright aspetti tipici della tradizione europea, quali la tutela dei diritti morali degli autori.
È appunto a partire dal sistema di garanzie venuto affermandosi su scala internazionale fin dall'Ottocento che viene affrontato il primo dei temi intorno ai quali sono organizzati i contributi, e cioè l'ownership: Paul Gleason - attraverso la ricostruzione dell'ininterrotto conflitto tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo intorno alla posta in gioco dell'accesso alla conoscenza - e Philip G. Altbach, con una disamina più "politica", illustrano molto efficacemente lo scambio ineguale su cui è imperniato il mercato mondiale dell'informazione. Scrive Gleason: "In what appears to be a hangover from the colonial period, [...] publishers essentially refuse to view developing countries as anything but markets for their own products, apparently in the hope they can avoid making the adjustments that will be required when these countries develop viable publishing industries of their own". Per Altbach "the legal structures set up to protect intellectual property benefit the owners. There is no consideration of the user".
Questa citazione può introdurre anche alla sezione sul fair use, in cui viene mostrato il permanere dei problemi posti dalla contrapposizione tra interessi dei produttori (autori ed editori) ed esigenze dei fruitori in tutto il continuum dei media editoriali: se il saggio di Todd S. Parkhurst fornisce un esempio del tutto interno all'ambito delle tecnologie consolidate (rigetto da parte di un tribunale dell'applicazione del fair use alla fotocopiatura di articoli da riviste scientifiche, effettuata a fini documentari da ricercatori della Texaco Inc.), l'ampio articolo di Laura N. Gasaway è incentrato sulla necessità di garantire alle biblioteche e alle strutture di insegnamento un fair use ampliato e adattato alle nuove condizioni poste dalla tecnologia digitale, sulla falsariga del Position paper on copyright in the electronic environment, approvato nella Conferenza IFLA di Pechino del 1996.
Gli scenari con i quali le nuove tecnologie, più o meno mature, ci obbligano a confrontarci, e soprattutto l'esplosione dell'online attraverso Internet, ricevono una trattazione approfondita nei saggi dedicati al licensing, sistema ormai da molte parti considerato come il più consono alla complessità dell'editoria elettronica: Glen M. Secor, esaminando i problemi contrattuali implicati dal copyright delle pubblicazioni elettroniche, fa notare che "electronic publishing is essentially the marrying of content and software", ciò che lo porta a proporre lo strumento dei contratti di sviluppo, molto simili a quelli adottati con successo in campo informatico, e più idonei da un lato a garantire la multilateralità, dall'altro ad adattarsi alla peculiare dimensione temporale dell'edizione elettronica.
Nel saggio di Charisse Castagnoli viene analizzato il problema delle licenze implicite e della possibilità di estenderne l'efficacia a nuovi media editoriali non espressamente indicati (o esistenti) al momento della redazione del contratto, mentre Rebecca T. Lenzini e Ward Shaw, della CARL Corporation, delineano un possibile ruolo economico per le agenzie di intermediazione (indicizzazione di basi di dati e fornitura di documenti) all'interno di un sistema che equilibri le garanzie richieste dagli editori con i diritti di accesso degli utenti.
Il conflitto tra editori e utenti, ma anche tra editori e autori, è implicito in tutti i saggi confermando come sia questo il vero nodo da sciogliere, sia rispetto alle esigenze dei paesi in via di sviluppo, sia in rapporto ai mercati interni: non si può fare a meno di pensare agli esiti della WIPO Diplomatic Conference on certain copyright and neighboring rights questions, tenutasi a Ginevra il 20 dicembre 1996, che sono stati visti da molti come un temibile tentativo di prendere a pretesto le nuove tecnologie per minare l'intera filosofia del fair use, con risultati che potrebbero avere disastrosi effetti di ritorno sull'accesso alla stessa informazione cartacea. Per i "moderati" delle tre parti in gioco, autori, editori e utenti, attenersi al vigente sistema del copyright sembra essere la via più ragionevole per gestire con prudenza una transizione di imprevedibile durata. Secondo I. Cox, "copyright law continues to provide the best - indeed the only - regime where information providers are able to protect their investments of time, skills and finance. The issue, as ever, is not one of legal principle but of economic balance".
Leonarda Martino, Biblioteca dell'Istituto giuridico "A. Cicu", Università di Bologna