Françoise Gaudet - Claudine Lieber. Désherber en bibliothèque: manuel pratique de révision des collections, avec la collaboration de Jean-Marie Arnoult ... [et al.]; préface de Michel Melot. Paris: Cercle de la librairie, 1996. 262 p. (Collection Bibliothèques). ISBN 2-7654-0632-4. FF 195.


Désherber, da cui désherbage, corrispondente all'inglese weeding, significa letteralmente diserbare, togliere le erbacce e, in ambito biblioteconomico, è quanto in italiano rendiamo con "scarto" o "revisione del patrimonio". Anche la lingua francese avrebbe formule paragonabili a quelle italiane (ad esempio élimination dans les bibliothèques) ma esse non renderebbero al pari delle altre l'idea dell'obiettivo che attraverso lo scarto bibliografico si vuole raggiungere: ottenere cioè una biblioteca che non sia infestata da una quantità di opere non solo inutili (perché nessuno le legge) ma addirittura dannose, in quanto finiscono per soffocare e rendere invisibile anche quanto di valido essa contiene.

Questo lavoro a più mani, molto completo, è il frutto della più che decennale esperienza specifica compiuta da Françoise Gaudet e Claudine Lieber, coautrici di sette degli undici capitoli che ne compongono il corpo principale: risale infatti al 1986 la pubblicazione sul medesimo argomento di una loro precedente opera, una sorta di dossier tecnico, a sua volta risultato di una lunga pratica condotta in seno alla Bibliothèque publique d'information di Parigi, parte del Centre Georges Pompidou, brevemente detto Beaubourg, che conteneva la descrizione del metodo americano CREW, ridenominato in francese con la sigla IOUPI (e qui ripresentato nel quarto capitolo), che prende nome dall'acronimo ideato allo scopo di aiutare il bibliotecario nella memorizzazione dei cinque criteri adottati per selezionare le opere da scartare (che analizzano per esempio se il libro è deteriorato, o non più corrispondente al fondo in cui si trova, o se riporta informazioni di livello mediocre), in aggiunta all'età del documento e al periodo trascorso dall'ultimo prestito.

Sono, questi ultimi due, i criteri base che caratterizzano tutti i metodi presentati nel volume, che non lascia inesplorato alcun aspetto delle procedure legate alla revisione del patrimonio bibliografico, a partire dalla loro posizione in seno all'iter del libro, dalla trattazione di cui lo scarto è stato fatto oggetto nella letteratura professionale, di cui viene presentata una rassegna retrospettiva, e da uno sguardo ai vari approcci metodologici esistenti, con particolare attenzione a quello dell'americano Stanley J. Slote, autore di Weeding library collections, un'opera che negli Stati Uniti ha avuto non poco successo e che qui viene adattata dall'inglese e presentata in un'appendice accanto al sistema che A.W. McClellan ha messo a punto per valutare le raccolte dal punto di vista quantitativo e della logistica della loro complessiva disposizione nel magazzino.

Viene quindi proposto un modello di programmazione delle operazioni di scarto basato sulla tecnica della gestione per progetti e che può quindi essere molto utile come esempio, seppure embrionale, di project management applicato alla biblioteconomia.

Il quinto capitolo è dedicato all'analisi di come lo scarto debba variare in relazione a vari tipi di materiale bibliografico: monografie, periodici, documenti sonori, videocassette, CD-ROM e, genericamente, opere ricevute in dono. Segnaliamo qui solo la trattazione del problema particolarmente complesso dello scarto dei periodici, in riferimento ai quali in ambito anglosassone si preferisce spesso ricorrere al termine deselection (da cui il francese désélection) che aiuta a mettere in evidenza come, ancora di più per questa tipologia di materiale, l'acquisto e lo scarto non siano che due facce della stessa medaglia, l'opposto risultato di una serie di valutazioni quasi sovrapponibili: per effettuare il taglio di un abbonamento si prenderanno quindi in considerazione, fra gli altri elementi, il costo del periodico in rapporto al costo medio delle altre pubblicazioni del medesimo settore disciplinare, il numero delle consultazioni annue, il fattore d'impatto del periodico così come calcolato dal Journal citation report dello Science citation index.

Cosa fare dopo lo scarto è l'argomento del sesto capitolo: si aprono infatti a questo punto diverse possibilità, dal ritorno sullo scaffale, magari dopo un intervento di restauro o una nuova rilegatura, allo spostamento a un altro magazzino, per esempio un deposito chiuso all'utenza, alla distruzione fisica del documento. È qui che viene anche trattato un altro interessante argomento pertinente allo scarto, ossia quello della revisione del patrimonio in relazione ai software di gestione della biblioteca: dall'indagine compiuta dagli autori, parziale ma utile a mettere sull'avviso quanti siano impegnati nella scelta di un nuovo sistema informatizzato di gestione della propria biblioteca, risulta che solo alcuni programmi includono nella loro versione standard la possibilità di ricavare dati utili per l'effettuazione dello scarto (ad esempio l'elenco delle opere non richieste in prestito a partire da un certo anno, oppure liste di opere ritirate dagli scaffali), mentre altri programmi contemplano questa possibilità solo su richiesta e altri ancora non la prevedono affatto. Così come non si tralascia di sottolineare che certe possibilità che alcuni sistemi informatizzati teoricamente possiedono sono poi talmente onerose e complesse da renderne ardua la pratica applicazione.

Il settimo capitolo, a firma di Hubert Dupuy, compie un rapido excursus delle principali biblioteche di deposito e riserve centrali nazionali sia europee sia americane, che hanno più antica e consolidata tradizione, nel vecchio continente, nei paesi dell'Est e del Nord: dalla Finnish National Repository Library di Kuopio, alla Danish Repository Library, alle Speicherbibliotheken tedesche (dalla rassegna parrebbe che, ancora una volta, solo l'Italia non possegga istituzioni simili, centralizzate almeno a livello di sistema bibliotecario locale).

Jean-Marie Arnoult svolge nell'ottavo capitolo il tema delle opere che in seguito alle procedure di scarto devono essere destinate non all'eliminazione ma al restauro o alla sostituzione: è dunque qui affrontato anche il problema della trasposizione del documento originale in altro formato, sia attraverso la riproduzione fotografica sia, più modernamente, con la riduzione al formato elettronico e la masterizzazione di CD-ROM.

Il nono capitolo, a firma di Henri Comte, docente di diritto pubblico all'Université Lumière-Lyon-2, è dedicato a un argomento particolarmente spinoso, quello degli aspetti legali dello scarto bibliografico e in particolare del concetto di demanialità applicato al patrimonio bibliografico.

Ancora di Françoise Gaudet e Claudine Lieber è il decimo capitolo, nel quale il tema del volume è trattato in rapporto alle diverse tipologie di biblioteche, mentre è di Viviane Ezratty e Françoise Lévêque l'ultimo capitolo, l'undicesimo, dedicato allo scarto nelle biblioteche di letteratura giovanile.

Come spesso accade con libri composti a più mani, anche questo non è esente da ripetizioni e da qualche imperfezione nell'apparato delle note (per le quali, peraltro, si è compiuta l'opinabile scelta di non indicare mai la pagina esatta alla quale il passo del testo si riferisce). Osservazioni, queste, che nulla tolgono al valore del volume, eccellente risultato di un lungo lavoro teorico e pratico e di un'opera di coordinamento certo difficile e molto impegnativa.

Paolo Bellini, Biblioteca di ateneo, Università di Trento