Claudie Tabet. La bibliothèque "hors les murs". Paris: Cercle de la librairie, 1996. 277 p. (Collection Bibliothèques). ISBN 2-7654-0624-3. FF 195.


A partire dagli anni Settanta le biblioteche pubbliche francesi hanno compiuto sforzi cospicui per migliorare i servizi, selezionare personale qualificato e sviluppare politiche coerenti di animazione della lettura; un tale dispiegamento di risorse, tuttavia, non è stato sufficiente ad attirare stabilmente in biblioteca nuovi strati di pubblico. I dati del 1994, infatti, parlano di un tasso medio di utilizzo delle biblioteche pari a circa il 18% della popolazione.

Come accrescere questo plafond, come esplorare i nuovi territori abitati dal non-pubblico, come rendere la biblioteca un effettivo strumento per l'esercizio dei diritti di cittadinanza sono i quesiti da cui prende le mosse questo libro, nel quale Claudie Tabet condensa riflessioni ed esperienze dei tanti professionisti francesi impegnati a far uscire la biblioteca dalle proprie mura, con interventi specifici rivolti a segmenti di pubblico ai margini del consumo culturale. Bibliotecari e operatori sociali, professionali e volontari, hanno sperimentato negli ultimi dieci anni la vocazione a punti di lettura e prestito di luoghi che a tutta prima appaiono refrattari all'uso culturale, come prigioni, ospedali, strade, piazze, caserme, case di riposo, fabbriche, impianti sportivi. Tra le esperienze di "esportazione" della biblioteca, descritte con dovizia di riferimenti quantitativi, spicca quella condotta nei paesi francofoni dell'Europa e dell'Africa dall'Associazione ATD Quart Monde, impegnata da oltre dieci anni nell'animazione delle biblioteche di strada, che hanno attirato verso la pratica della lettura migliaia di ragazzi delle periferie urbane e delle zone pił degradate della provincia.

A garanzia del successo di tali esperienze la Tabet pone da un lato l'arricchimento del bagaglio formativo del bibliotecario con i temi pił squisitamente sociali dell'accoglienza e della convivialità, e dall'altro la scelta strategica di evitare la giustapposizione fra "dentro" e "fuori"; l'intera architettura del servizio bibliotecario deve essere ridisegnata in base a un progetto condiviso di radicamento nella comunità locale, che mira ad amplificare in tutti gli operatori la funzione di mediazione culturale e di accoglienza individualizzata, e a rafforzare l'alleanza operativa con gli altri soggetti locali, pubblici e privati, interessati a far crescere la pratica della lettura.

Terreno di coltura della biblioteca fuori dalle mura è il dibattito sull'illettrisme, che in Francia ha impegnato intellettuali e operatori culturali a partire dagli anni Ottanta, dopo la pubblicazione del Rapporto Pingaud-Barreau e il lancio dei progetti di sviluppo della lettura voluti dal Ministero della cultura per il tramite della rinnovata Direzione del libro e della lettura.

Ciò che caratterizza l'azione delle biblioteche francesi, rendendola del tutto esemplare agli occhi del lettore italiano, è il livello di integrazione raggiunto fra gli interlocutori coinvolti nei singoli progetti: qualunque sia il soggetto istituzionale che prende l'iniziativa di catturare un nuovo segmento di pubblico (la biblioteca municipale o dipartimentale, una associazione di volontariato, lo Stato attraverso i suoi organismi decentrati), il motore del progetto è un gruppo di lavoro interistituzionale, a cui partecipano tutti i partner variamente coinvolti nel raggiungimento dell'obiettivo, che stendono collettivamente un piano di intervento e ne definiscono i tempi di realizzazione, le finalità operative, le risorse da destinarvi, le modalità di verifica. Tutti questi elementi strategici sono fissati in un protocollo d'azione (noi lo chiameremmo "accordo di programma"), che fornisce ai diversi soggetti una chiara percezione del compito da svolgere. La biblioteca locale non si trova dunque a giocare da sola contro il resto del mondo, ma si pone come centro operativo di una rete di relazioni che rafforzano le azioni dei vari partner grazie alla condivisione di risorse tecniche, materiali e umane: una cooperazione nella quotidianità, che richiede ai bibliotecari lo sviluppo di nuove competenze, in termini di conoscenza e rispetto dell'altro, di apertura mentale per la necessità di mediazione tra differenti obiettivi, di identificazione delle diverse responsabilità.

Molteplici sono i partner delle biblioteche presentati nel libro: la ricchissima rete del movimento associativo (dalla già ricordata ATD Quart Monde alla Federazione delle Università della libera età, dalla Rete delle biblioteche dei consigli di fabbrica al Movimento per l'educazione popolare), le agenzie regionali di cooperazione, le librerie e gli scrittori, e soprattutto lo Stato, nelle sue articolazioni interministeriali e decentrate, specificamente dedicate alla lotta contro l'analfabetismo e all'integrazione sociale. Questi ultimi organismi sono gli alleati della biblioteca locale per la gestione delle centinaia di biblioteche presenti nelle carceri, negli ospedali, nelle caserme, nei centri di accoglienza, per la realizzazione di interventi a domicilio rivolti ad anziani e handicappati, e per la attivazione di programmi specificamente rivolti ai bambini in età prescolare; i protocolli interministeriali che costituiscono l'architettura di tali interventi rappresentano l'elemento di maggiore novità nella gestione dei progetti di promozione, da cui i bibliotecari italiani non possono far altro che trarre utili spunti di lavoro.

Emerge dal libro, corredato di schemi e modelli di protocollo, una esemplare pratica di partnership del tutto sconosciuta in Italia, che segna il punto di massima lontananza dalle "biblioteche fuori di sé" italiane, che perseguono i medesimi obiettivi operativi affondando le proprie radici in un terreno ben poco irrorato dalla cultura della cooperazione e della condivisione delle risorse.

Maria Stella Rasetti, Biblioteca comunale Vallesiana, Castelfiorentino