RECENSIONI E SEGNALAZIONI

Maria Luisa Ricciardi. Biblioteche dipinte: una storia nelle immagini. Presentazione di Alfredo Serrai. Roma: Bulzoni, 1996. 103 p.: 63 tav. (Il bibliotecario. N.s.; 12). ISBN 88-7119-921-9. L. 35.000.


Singolare trasposizione in chiave bibliotecaria dell'affascinante tematica del rapporto fra l'immagine e la parola scritta, il volume di Maria Luisa Ricciardi si presenta come un'indagine interdisciplinare sul nesso che lega gli elementi decorativi delle biblioteche storiche all'esistenza stessa e al significato degli edifici che li contenevano.

Partendo, come esplicitamente affermato nelle Conclusioni, da un passaggio di Alfredo Serrai sulla capacità di "autotestimonianza" della biblioteca - una caratteristica specifica del sistema bibliotecario che "mantiene e incorpora perennemente gli elementi "mentali" [...] che vi sono affluiti" - l'autrice ha costruito il suo saggio assumendo le decorazioni pittoriche presenti in alcune antiche biblioteche italiane a riprova della loro integrazione con la filosofia del fondatore e con la cultura dell'epoca.

Il percorso attraverso il quale viene ridisegnata la storia di queste biblioteche è parte integrante del fascino che circonda le pagine della Ricciardi. Il punto di partenza è una rapida, colta occhiata sulla funzione delle arti visive e sul rapporto di queste con la parola scritta: un tema complesso e antichissimo che qui viene sciolto dall'oraziano ut pictura poësis e portato direttamente sul terreno pragmatico rappresentato dalla capacità delle immagini di comunicare, integrandoli nelle figurazioni simboliche, i messaggi scritti, e di esortare i lettori all'esercizio delle virtù, attraverso la raffigurazione degli uomini illustri e delle loro grandi imprese.

L'indagine iconologica che segue è condotta all'interno della biblioteca di Federico di Montefeltro, di quelle veneziane di San Marco e di San Giorgio Maggiore, di quella di San Giovanni Evangelista a Parma, dell'Alessandrina e della Corsiniana di Roma: una lettura interdisciplinare che "con la dovuta prudenza" guida il lettore alla scoperta di "come il mondo dell'arte figurativa possa essere influenzato dalla cultura corrente e come, viceversa, l'evolversi del pensiero - persino il più legato alla parola scritta come quello biblioteconomico - possa essere documentato anche dall'arte figurativa" (p. 20).

Senza entrare nei dettagli della ricerca (anche se è difficile immaginare un lettore di questo volume che non sia attratto dai suggestivi passaggi in cui elementi pittorici e documentari apparentemente lontani fra di loro convergono a formare le tessere di uno stesso mosaico) possono servire da esempio, in conclusione, alcune acute considerazioni dell'autrice. Il modello di biblioteca rinascimentale, rappresentato dalla "libraria" di Federico di Montefeltro e da quella di San Marco di Venezia, non può non rispettare l'ideologia che vede l'uomo al centro dell'universo e i reggitori dello Stato come i più sapienti fra gli uomini: ecco dunque che la biblioteca conquista il posto d'onore nell'architettura di Palazzo Ducale, "per impressionare ospiti illustri e visitatori occasionali", ed ecco comparire il duca Federico, tramite lo stemma della famiglia e le sue iniziali, al centro della volta della sala a perenne memoria di chi ha avuto "il ruolo simbolico di dispensatore della sapienza" contenuta nei codici disposti non più sui plutei ma negli scaffali lungo le pareti a rappresentare l'ideale "prosecuzione delle fiammelle simboliche che, percolando dalla volta nel muro, si materializzano in tanti frammenti variopinti di sapienza concreta e disponibile" (p. 31). L'insieme rimanda ai fondamenti del pensiero platonico secondo cui la sapienza divina "condensatasi nei libri, risale poi da essi all'animo umano e riconduce questo a se stessa".

Il programma iconografico della libreria di San Marco è anch'esso ispirato ai principi platonici, esemplati nel ciclo decorativo della biblioteca, in cui si mescolano complicati elementi ermetico-cabalistici, tipici della cultura veneziana dell'epoca. Per di più in questo caso il "tempio della sapienza" viene direttamente progettato "nella medesima area occupata dalla basilica di S. Marco - tempio della religione - e dal Palazzo Ducale - tempio della giustizia -": e se i marmi all'esterno fanno sfoggio di mitologia classica, dopo avere salito i tre gradini che conducono nell'edificio, ci si trova coinvolti in un vero e proprio "programma numerologico" che si snoda fra rampe e cupolette, sia a livello aritmetico che geometrico, volto a simboleggiare "un cammino ascesa/ascesi " attraverso l'incontro con la conoscenza dei fenomeni naturali, delle arti liberali, delle virtù cardinali, fino alla raffigurazione della sapienza divina.

Gli affreschi che decorano la biblioteca di San Giovanni Evangelista a Parma furono ideati dall'abate Stefano Cattaneo e la loro esecuzione commissionata nel 1574. Grande linguista, il Cattaneo volle che alcune fra le pitture più significative che ornano la biblioteca fossero tratte dalle incisioni contenute nell'ottavo volume della Biblia poliglotta del Montano, che rappresenta il tentativo di tradurre in immagini luoghi e passi delle sacre scritture. Ugualmente la decorazione delle volte è ispirata alle quattro lingue della Bibbia del Montano, con le vele dominate da geroglifici egiziani.

Il rifacimento secentesco della biblioteca di San Giorgio Maggiore è totalmente dedicato al tema della Sapienza, personificata nelle sembianze di Pallade, e gli uomini illustri che vi sono effigiati non sono più modelli di virtù, ma "vengono utilizzati come rappresentanti della disciplina in cui hanno scritto e posti a coronamento degli scaffali, ad indicare che nelle scansie sottostanti si contengono testi di quella disciplina" (p. 81).

Il nascente razionalismo non trova tuttavia applicazione nell'elegante sala della Alessandrina di Roma, nei cui affreschi prevale la celebrazione del potere temporale della Chiesa, né sono rintracciabili - come ci si sarebbe aspettato - presenze illuministiche nell'impresa voluta da Neri Corsini, dove però si precisa, al di là delle intenzioni encomiastiche, l'idea della struttura di base della biblioteca: "Nel programma iconografico della Corsiniana, infatti, si riconosce la sistematizzazione di un doppio catalogo figurato: classificato, nel soffitto di ciascuna stanza; per Autori, nei fregi delle pareti" (p. 77).

Il ricco apparato delle immagini, tutte scelte in modo da costituire una vera e propria guida per la migliore comprensione dei passaggi più tecnici del volume, costituisce il più immediato complemento all'accurata bibliografia delle opere citate a sostegno della ricerca, che era stata anticipata nei numeri 29 e 30/1991 e 31/1992 della rivista "Il bibliotecario".

Simonetta Buttò, Biblioteca nazionale di Roma