RECENSIONI E SEGNALAZIONI
Giuseppina Zappella. Manuale del libro antico: guida allo studio e alla catalogazione. Milano: Editrice Bibliografica, 1996. xi, 1265 p. (Bibliografia e biblioteconomia). ISBN 88-7075-431-6. L. 180.000.
Nell'accettare di recensire il volume della Zappella non è mancato un attimo di sgomento dinanzi alla mole di questo "monumento", come lo definisce Romeo De Maio nella presentazione. In effetti è molto difficile addentrarsi in una così complessa problematica senza essere specialisti in materia. Ho quindi deciso di esaminare l'opera dal punto di vista di un normale bibliotecario addetto al materiale retrospettivo, lasciando ai veri studiosi del libro antico le indagini sui più aggrovigliati risvolti della bibliologia che qui vengono ampiamente illustrati.
Il volume, piuttosto che come un manuale, si presenta come un appassionato e approfondito studio sulla struttura materiale del libro antico, di cui vengono affrontate tutte le fasi di composizione e di stampa. I capitoli più corposi sono del resto dedicati proprio agli elementi strutturali che concorrono a formare un volume e di ogni elemento sono analizzate e chiarite tutte le problematiche che possono indurre in errori o inesattezze quanti prendano in esame un libro di fattura artigianale per ragioni di lavoro.
I capitoli relativi al foglio di forma, alla filigrana, ai filoni, alle plicature, alla fascicolazione e imposizione e alla formula collazionale forniscono puntuali e analitiche informazioni a chi voglia approfondire studi e ricerche o a chi abbia la necessità di identificare e descrivere esemplari che presentano particolari difficoltà. La sezione più ampia è una vera e propria enciclopedia di tutti i tipi di formato possibili e immaginabili utilizzati nei secoli della stampa manuale, accuratamente descritti e illustrati dai relativi schemi grafici. Utilissime tabelle riepilogano, per ogni formato, la posizione di filoni, filigrana, contromarca e chiariscono le plicature e i tagli effettuati.
Questa notevolissima quantità di notizie storiche e bibliografiche, di commenti, definizioni, puntualizzazioni e scoperte fornisce altrettanti punti di partenza per ulteriori esami che renderanno possibile l'individuazione dei tipi di imposizione e di stampa meno conosciuti e dell'eventuale sostituzione o aggiunta di fogli, fino a permettere una precisa identificazione di ogni esemplare. Ci si potrà in tal modo addentrare con maggior sicurezza e con una guida autorevole nei meandri più complessi degli studi bibliologici.
Potrà interessare invece gli storici del libro il capitolo dedicato al rapporto tra produzione e formato nella tipografia italiana dal Quattrocento all'Ottocento: vi troveranno dati utili a chiarire i rapporti tra formato e genere delle pubblicazioni e fra queste e il tipo di pubblico cui erano destinate; tutti spunti che aprono un nuovo angolo di visuale da cui esaminare l'evoluzione dell'industria editoriale.
Ma torniamo al bibliotecario catalogatore di libri antichi. Non sarà necessario che egli legga tutte le circa mille pagine dedicate ai formati per imparare a riconoscerli correttamente, ma gli sarà certamente di valido aiuto averle sottomano al momento di dover risolvere un problema di descrizione. In tal modo, procedendo di pari passo tra la catalogazione e la consultazione del Manuale, si potrà fare un po' della sterminata esperienza che l'autrice mostra nella sua trattazione. Ne avranno da guadagnare le future campagne di valorizzazione del patrimonio bibliografico antico, dato che molte biblioteche italiane attendono ancora che le loro collezioni pregiate siano fatte conoscere e siano rese disponibili per il pubblico.
La catalogazione del libro antico richiede dunque, per l'autrice, oltre a un buon codice di regole, soprattutto la conoscenza del procedimento di fabbricazione del libro stesso, dal foglio di carta fino ai fascicoli stampati. Non si può non essere d'accordo su questo e bisogna anche ammettere che in Italia non abbiamo un codice di catalogazione che, come è avvenuto in altri paesi, si sia occupato in particolare della catalogazione retrospettiva (ad esempio, le AACR2 hanno un supplemento dedicato alla catalogazione del libro antico: Descriptive cataloging of rare books, 2nd ed., Washington: Library of Congress, 1991). L'avvento dell'automazione ha comunque ormai spostato l'interesse verso gli standard internazionali di descrizione, tramite i quali si cerca di dare uniformità al trattamento dei dati bibliografici informatizzati. Non che l'uso dell'ISBD(A) abbia fornito la soluzione ideale, in quanto le varie incongruenze e i molti adattamenti non sono bastati a rendere lo standard realmente efficace e universalmente accettato. Per quanto riguarda i cataloghi a stampa, negli ultimi anni in Italia se ne è avuta una notevole produzione, che ha fatto conoscere collezioni pubbliche e private, ma ha messo contemporaneamente in luce la mancanza di una guida uniforme evidenziata dalla discontinuità e varietà delle tecniche di descrizione utilizzate.
È quindi evidente la necessità di una normativa ufficiale e specifica, che per la parte della descrizione fisica potrà trovare una valida base in quest'opera e per quella più propriamente catalografica dovrà prevedere una revisione delle RICA. Potrà essere utile, per quanto attiene alla catalogazione automatizzata, un vasto e diffuso utilizzo, con tutti i perfezionamenti che ne deriveranno, della Guida alla catalogazione del libro antico in SBN recentemente edita dall'ICCU.
Nel frattempo concordo con l'autrice sulla necessità di dedicare una costante attenzione a quella che all'estero viene definita bibliografia materiale e dalla quale viene richiesto un attento esame della "costruzione" del libro che si va descrivendo, oltre ad accurate ricerche bibliografiche che permettano l'identificazione dell'edizione e una sua precisa descrizione, il cui livello dovrà essere adeguato alle necessità della biblioteca, del catalogo o del volume da pubblicare. Concordo anche sull'opportunità che vengano generalmente adottati dai catalogatori simboli univoci e costanti, sia all'interno di una formula collazionale standard che per indicare formato, paginazione, ecc.
In conclusione, pur riconoscendo che l'aver organizzato e seguito per un decennio il Censimento delle edizioni italiane del XVI secolo mi ha permesso di acquisire una certa esperienza di catalogazione retrospettiva, non mi ritengo una studiosa in questo campo e quindi in grado di apprezzare o discutere le finezze dell'imposizione diretta o invertita, a mezzo foglio o a foglio intero, piegato dall'alto o dal basso; devo dire però che sono rimasta affascinata dalle innumerevoli possibilità di approfondimento di tali tematiche che la Zappella offre a quanti ne abbiano bisogno o soltanto interesse.
Quanti si trovano nella situazione di dover catalogare un fondo antico e vogliono ottenere un risultato corretto, quindi, possono utilizzare come supporto la documentazione fornita dal Manuale, per giungere alla soluzione dei vari problemi che puntualmente si presenteranno. Ne ricaveranno non solo un valido sostegno per l'introduzione ai misteri della stampa manuale, ma soprattutto uno stimolo per un maggiore arricchimento personale.
Maria Sicco, Osservatorio dei programmi internazionali per le biblioteche