Associazione italiana biblioteche. Bollettino AIB 1996 n. 4 p. 466-468
RECENSIONI E SEGNALAZIONI

La revisione del patrimonio tra teoria e realtà: atti del seminario svoltosi a Milano, 31 marzo 1994, a cura di Paolo Galimberti e Loredana Vaccani. Milano: Regione Lombardia, Settore trasparenza e cultura, Servizio biblioteche e beni librari e documentari: Associazione italiana biblioteche, Comitato regionale lombardo, 1996. 80 p.


Il volume raccoglie gli interventi presentati al seminario promosso dal Servizio biblioteche e beni librari e documentari della Regione Lombardia e dal Comitato regionale lombardo dell'AIB e coordinato da Loredana Vaccani e Ornella Foglieni (a quest'ultima si deve la presentazione degli atti). L'opera si divide in due sezioni: la prima è costituita dall'ampio intervento di Loredana Vaccani, che è divenuta un punto di riferimento in materia per i bibliotecari lombardi.

Il tema dello scarto del materiale bibliografico vi è affrontato innanzitutto in una prospettiva storica, che evidenzia peraltro come - ancora una volta - sia stato prima di tutto nel mondo anglosassone (e non solo nelle biblioteche di pubblica lettura, per le quali comunque l'argomento resta di primaria importanza) che si è cercato di dare a questo problema una soluzione razionale. Loredana Vaccani fa notare come i criteri che sono stati messi a punto per valutare quale sia il materiale da scartare siano almeno in parte sovrapponibili a quelli elaborati a supporto della scelta delle acquisizioni (e non potrebbe essere altrimenti, dal momento che si tratta sempre di individuare una griglia valutativa dell'opera in rapporto alle caratteristiche della biblioteca).

A questa parte introduttiva segue la presentazione dell'esperienza compiuta a partire dal 1987 dalla Regione Lombardia, con particolare riguardo agli aspetti amministrativo-burocratici della questione che, sottolinea la relatrice, non dovrebbero mai essere sottovalutati. Un capitolo a parte è dedicato agli aspetti legali del problema: come Loredana Vaccani ricorda, a norma del codice civile le raccolte delle biblioteche provinciali e comunali, al pari di quelle statali, appartengono a pieno titolo al pubblico demanio e come tali sono eliminabili solo seguendo una precisa procedura secondo la quale, in primo luogo, l'ente cui la biblioteca fa capo deve deliberare che il bene librario cessa per varie ragioni (ad esempio perché materialmente deteriorato, o in quanto di contenuto invecchiato e dunque non più rispondente alle esigenze degli utenti) di essere adibito ad uso pubblico; con ciò il bene da demaniale diventa patrimoniale e può quindi essere scartato.

Viene in seguito affrontato il cuore del problema scarti: come decidere quale sia il materiale da eliminare? Sei sono i metodi di valutazione presentati dalla Vaccani e quattro gli elementi ricorrenti, anche se non necessariamente presenti contemporaneamente in ognuno di essi: il contenuto del libro, l'utilizzo, la data di pubblicazione, la specificità dell'argomento.

La seconda parte del volume riporta quattro interventi che descrivono alcune esperienze compiute. Il primo di essi, Inventario e scarto: la revisione del patrimonio per una nuova biblioteca automatizzata, porta la firma di Nerio Agostini e prende appunto in esame l'eventualità che lo scarto venga introdotto in coincidenza di un momento critico della vita di una biblioteca (nel caso specifico quella di Garbagnate Milanese), e cioè il trasferimento in una nuova sede contestualmente all'introduzione dell'automazione. Segue l'intervento di Annalisa Bemporad, Lo scarto nella sezione ragazzi, nel quale viene presentata l'esperienza compiuta nella biblioteca di Monza, dove lo scarto viene effettuato annualmente. In questa sezione della biblioteca di pubblica lettura lo scarto, secondo gli standard internazionali, in particolare inglesi e danesi, dovrebbe essere estremamente rigoroso e frequente, portando a una sostituzione integrale del patrimonio addirittura ogni due anni. L'intervento di Giorgio Lotto, Ecologia informativa della rete: la cooperazione nello scarto, si sofferma invece su quello che è definito lo scarto di rete, lo scarto cioè attuato in una raccolta libraria collettiva. È qui sottolineata una cosa solo apparentemente ovvia, ovvero che lo scarto non necessariamente deve condurre all'eliminazione definitiva del volume: quando gli spazi a disposizione lo consentono l'opera scartata dalla biblioteca a scaffale aperto può essere trasferita in un magazzino. Infine Letizia Valli nel suo contributo Quando lo scarto diventa uno scandalo: l'esperienza di Cavriago, un piccolo comune del Reggiano riporta un'esperienza che servirà di monito a quanti pensano di poter attuare lo scarto senza un'accurata preparazione che tenga conto non solo degli aspetti burocratici e legali ma anche dell'impatto psicologico che il fatto di distruggere libri può avere sulla comunità locale e di come l'evento possa essere facilmente strumentalizzato.

Forse anche perché influenzati dalla tradizione delle grandi biblioteche di conservazione, veri sacrari della cultura nazionale, i bibliotecari italiani hanno sempre mostrato grande riluttanza a misurarsi col tema dello scarto, mentre poi uno dei gravi problemi da affrontare quotidianamente è quello dell'insufficienza degli spazi, che potrebbe senz'altro essere in parte risolto introducendo la pratica dello scarto fra quelle ordinarie delle nostre biblioteche, inserendola in un circuito integrato di acquisti, catalogazione, messa a disposizione del pubblico, revisione e svecchiamento delle raccolte cui segue nuovamente l'acquisto. Si tratta, in conclusione, di un'opera certamente utile e stimolante, alla quale fa un po' difetto la veste piuttosto modesta. Sarebbe forse stato inoltre opportuno, in vista della pubblicazione, rivedere i testi degli interventi, sia perché evidentemente concepiti per un'esposizione orale, sia in quanto non sempre pienamente comprensibili a un pubblico non soltanto o preminentemente locale.

Paolo Bellini, Biblioteca di ateneo, Università di Trento