Giorgio Montecchi - Fabio Venuda. Manuale di biblioteconomia. Milano: Ed. Bibliografica, 1995. 268 p. (Bibliografia e biblioteconomia; 50). ISBN 88-7075-439-1. L. 25.000.
Un altro Manuale? Ce n'era proprio bisogno (e con un titolo così definitivo)? In realtà l'impresa si presenta meno temeraria di quanto si possa credere, perché già nella prefazione viene definito con chiarezza il pubblico al quale essa è rivolta e gli scopi che si prefigge: "un manuale di base per quanti desiderano essere avviati a una conoscenza non superficiale delle biblioteche e della biblioteconomia, per accedere alla professione bibliotecaria, oppure, semplicemente, per rendere più robusto il proprio bagaglio culturale". Fra questi potenziali lettori sono considerati in primo luogo "gli studenti dei corsi di biblioteconomia attivati presso le università e in qualsiasi altra sede istituzionale che offra una prima preparazione al lavoro in biblioteca" e anche "quanti, senza aver seguito corsi specifici, si accingeranno, con le loro sole forze e con molta buona volontà, ad affrontare concorsi ed esami per la professione del bibliotecario". A proposito dell'esistenza tanto di varie sedi formative quanto di candidati autodidatti a concorsi ed esami il discorso sarebbe lungo, complesso per non dire spinoso, e certo non è il caso di aprirlo qui. La situazione della formazione professionale - accademica o meno - è nota: non è da biasimare (anzi) che un testo didattico ne tenga conto.
L'impostazione del lavoro è appunto marcatamente didattica, con una prima parte (fino a pagina 177) scritta dai due autori e un apparato di testi e documenti che occupa altre 65 pagine, seguito da una nota bibliografica di discreta entità - anche se limitata, fatta eccezione per un titolo, a opere disponibili in italiano - e da un glossario.
Il testo vero e proprio è a sua volta abbastanza chiaramente ripartito fra i capitoli dal primo al quinto, di Montecchi, e i successivi otto, di Venuda. Nei primi sono descritte caratteristiche e funzioni della biblioteca, con particolare riguardo per le sue varie dimensioni pubbliche: la biblioteca come istituzione dello Stato, come istituzione della comunità, come istituzione della comunicazione e della memoria. La prospettiva è più critica che prettamente storica, anche se sono frequenti accenni non banali a significative esperienze del passato. Si possono considerare ad accompagnamento di questi capitoli, in appendice, il Manifesto sulle biblioteche pubbliche dell'Unesco, la formulazione delle cinque leggi della biblioteconomia di Ranganathan e due passi tratti da scritti di Luigi Crocetti e di Alfredo Serrai.
Si nota un certo stacco passando ai capitoli dedicati all'organizzazione e alle varie funzioni assolte nel lavoro di biblioteca, anche questi corredati in appendice da prospetti e documenti. Sono offerti anche alcuni testi a carattere normativo (ma limitati alle parti ritenute utili), come ad esempio il recente Regolamento per le biblioteche pubbliche statali, il protocollo d'intesa Ministero-Regioni per SBN, le stesse RICA. In questa seconda parte il tono si conforma più strettamente a una esposizione didattica, esaminando a una a una le attività svolte dai bibliotecari, nei servizi interni e al pubblico. _ apprezzabile che non sia dato eccessivo risalto - come succede sovente nella manualistica e come si nota altrettanto sovente nelle aspettative degli allievi - alle tecniche di catalogazione, che invece sono accompagnate qui da notazioni sugli altri servizi tecnici. Qualche cosa di meglio, sicuramente, del vieto iter del libro di buona memoria. In un materiale impostato con chiarezza, appare tuttavia eccessiva la dipendenza dell'esposizione dalle procedure seguite nelle grandi biblioteche pubbliche: terminologia e prassi magari consolidate ma certo non immodificabili prevalgono sull'illustrazione dei criteri ai quali s'informano e dei principi che le governano. Anche considerando le necessità di sintesi (questa parte del testo copre soltanto un centinaio di pagine), risultano un po' scarne - ad esempio - le due paginette sul prestito, precedute poco prima da altrettante sulla scaffalatura aperta. E dal punto di vista formativo non pare accettabile che i problemi della descrizione siano ripartiti fra un capitolo limitato all'ISBD(M) e una parte del capitolo intitolato La gestione dei periodici, dove si tratta di descrizione e punti di accesso per questo tipo di documenti. Non convince, peraltro, la scelta di riassumere punto per punto l'ISBD(M), dandone pure in appendice il prospetto originale. Di un documento che è già alquanto essenziale sarebbe stato più utile offrire una presentazione magari meno aderente ma complessiva e chiarificatrice, soprattutto per quei lettori che ancora non conoscono i principi generali della catalogazione. Non si mantengono nella parte pratica, insomma, la stessa visione d'insieme e gli spunti critici che erano fra le attrattive del primo contributo.
Se si ammette la possibilità di realizzare uno strumento che possa tornare utile a tutte le categorie di lettori citate nella prefazione, allora questo Manuale si avvicina in misura apprezzabile all'obiettivo. Ma viene da chiedersi se sia proprio vero che si possano illustrare i fondamentali di questa pratica professionale in un così ridotto giro di pagine, o se non sarebbe piuttosto il caso - mantenendo queste proporzioni al testo - di esporre la materia su linee ancora più generali, dimostrando nel contempo come la molteplicità dei materiali e delle funzioni implicate nel lavoro bibliotecario non possa venire ridotta a poche prescrizioni, per loro stessa natura di portata ben limitata.
Non tutte le buone intenzioni sembrano realizzate, dunque, perlomeno in ugual misura per tutta la lunghezza del testo. Sarà da attribuirsi alla diversa provenienza dei due autori? Forse, anche se non se ne fa cenno nel volume (a proposito, non sarebbe inutile se la Bibliografica corredasse le proprie pubblicazioni di una breve nota biografica sugli autori, che compare soltanto, talvolta, nei prospetti pubblicitari). A fronte del successo riscosso da questo lavoro, che ha già avuto una ristampa, non è comunque possibile considerarlo un testo sufficiente - preso da solo - a una preparazione generale. Se invece di sostenersi su pacchi di fotocopie, come se le materie insegnate non fossero neppure degne di vera e propria carta stampata, i corsi di addestramento che si organizzano presso biblioteche e amministrazioni locali e regionali prevedessero l'uso regolare di libri di testo, questo di Montecchi e Venuda potrebbe costituire una base per le lezioni sui temi generali della disciplina. Chi invece lo studiasse in solitudine - e senza ricorrere ad altri strumenti - ne ricaverebbe nozioni non sempre complete, col rischio di non connetterle coerentemente alle ragioni che vi stanno a fondamento.
Giulia Visintin, Sommariva del Bosco