RECENSIONI E SEGNALAZIONI

La biblioteca legge, leggere la biblioteca: la biblioteca nella riflessione dei bibliotecari e nell'immaginario degli scrittori / a cura di Claudia Berni e Giuliana Pietroboni. Milano: Ed. Bibliografica, 1995. 148 p. (Atti e documenti; 22). ISBN 88-7075-438-3. L. 16.000.


Non sarebbe giusto sommergere nella marea che circonda di scritture, di effusioni e riflessioni la lettura e i comportamenti connessi gli atti del convegno di Roma, organizzato dal Centro sistema bibliotecario provinciale. Non solo perché la data del convegno (5-6 maggio 1994) conferisce a quell'iniziativa il vantaggio della tempestività: certo di lettura si scriveva già, ma non quanto si sia fatto in seguito. L'originalità dell'incontro è consistita nel tenere la biblioteca come fuoco di una visione della lettura. Legge chi usa la biblioteca, chi vi trascorre i pomeriggi e chi vi entra senza fermarsi più del necessario a prendere in prestito un paio di volumi, legge chi la biblioteca la fa, la crea, la cura, la offre. Di più, si può leggere la biblioteca stessa, quando se ne trovino tracce negli scritti letterari o nei manuali tecnici, o quando la si consideri tutta intera come un documento da percorrere con lo sguardo.

Che intorno alla biblioteca si siano elevate selve di metafore (quante volte sono state portate a illustrazione e divulgazione anche del fenomeno di Internet?) non esclude che il leggere sia atto intrinseco all'esistenza della biblioteca, anche quando sia visto nella luce un po' variegata, e un poco sfuggente, che era nell'assunto di questo convegno. Ognuna delle tre mezze giornate è stata dedicata ad un gruppo di interventi raccolti intorno a temi piuttosto diversi: la biblioteca nella riflessione dei bibliotecari, la biblioteca come luogo reale e immaginario di lettura, le biblioteche del bibliotecario a Roma.

Parole e argomenti che non siamo abituati a leggere sullo stesso piano si mescolano. Visioni poetiche e problemi di identità professionale, "leggere la biblioteca con gli occhi del lettore" (p. 80) e leggere con una "nuance professionale" (p. 44) tanto i ferri del mestiere quanto i libri ai quali ci si accosta disinteressatamente.

Ad immagini abusate e anche ad altre meno note, tratte dalla letteratura, si accostano interventi schiettamente tecnici: i progressi verso la definizione della professione, i recenti orientamenti della comunità bibliotecaria in fatto di organizzazione e amministrazione.

Spiccano, nella sessione finale del convegno, i resoconti dei meritori sforzi compiuti in un gruppo di biblioteche romane per avviare alcune iniziative di cooperazione. Da esse sono sortite tre pubblicazioni - presentate e diffuse durante i due giorni dell'incontro - che testimoniano dell'esistenza nelle biblioteche della capitale di un invidiabile numero di fondi specializzati in biblioteconomia. Non pare proprio che a queste opere si attagli l'affermazione di Gabriele Mazzitelli: "Siamo costretti a volare basso" (p. 130). Se "basso" significa obiettivi circoscritti, ragionevoli, raggiungibili, allora ben vengano simili bassezze, che in questo caso hanno prodotto strumenti di indubbia utilità e si spera - grazie alla gratuità dei tre volumetti - di buona diffusione.

A voler guardare alla raccolta degli atti nella sua interezza, differenze e affinità dei temi ne sfumano i rispettivi confini: non è solo perché Luca Ferrieri è un bibliotecario che lo spirito del suo Leggere in biblioteca (presentato nella seconda sezione, quella più letteraria) ha molto in comune con la vena quasi amara di Luigi Crocetti, su Cosa e dove leggono i bibliotecari. Né risulta invalicabile l'apparente distanza fra il quadro realistico tracciato da Giovanni Solimine in Biblioteconomia, biblioteche, bibliotecari in Italia: sta cambiando qualcosa?, o negli interventi altrettanto concreti di Rossella Caffo, La crescita professionale dei bibliotecari, e di Nicoletta Longo Campus, La formazione e l'aggiornamento nel quadro della politica bibliotecaria regionale, e le visioni - in un certo senso ancora più reali - de La biblioteca protagonista di un romanzo tracciate da Ermanno Cavazzoni.

Proprio questi accostamenti possono rendere ancora gradevole la lettura (!) del volumetto e suggeriscono qualche riflessione che potrebbe raccogliersi intorno all'unità della figura del bibliotecario, al di là delle sfaccettature anche molto diverse sottolineate in uno o nell'altro di questi interventi. Oscillanti tra il noto anagramma "beato coi libri" rappresentativo della categoria e il paradosso di Musil che ci vuole refrattari alla lettura integrale dei volumi che ci circondano, "un po' stanchi, specie di pomeriggio" (p. 105), ma capaci anche di offrire al lettore il libro non cercato, quello che potrebbe rivelarsi più utile e buono di quello desiderato, il nostro posto è lì, fra i libri che si parlano e parlano anche di noi.

Giulia Visintin, Torino