RECENSIONI E SEGNALAZIONI

Associazione italiana biblioteche. Quando valgono le biblioteche pubbliche?: analisi della struttura e dei servizi delle biblioteche di base in Italia: rapporto finale della ricerca Efficienza e qualità dei servizi nelle biblioteche di base, condotta dalla Commissione nazionale AIB "Biblioteche pubbliche" e dal Gruppo di lavoro "Gestione e valutazione". Coordinamento del gruppo e direzione della ricerca: Giovanni Solimine; gruppo di lavoro: Sergio Conti, Dario D'Alessandro, Raffaele De Magistris, Pasquale Mascia, Vincenzo Santoro. Roma: AIB, 1994. II, 81 p. (Rapporti AIB; 4). L. 25.000.

Associazione italiana biblioteche. Biblioteche e servizi: misurazione e valutazioni: atti del XL Congresso nazionale dell'Associazione italiana biblioteche, Roma, 26-28 ottobre 1994. Progetto scientifico di Giovanni Solimine; redazione a cura di Maria Teresa Natale. Roma: AIB, 1995. 138 p. ISBN 88-7812-031-6. L. 30.000.

Arrivare buoni ultimi a segnalare un rapporto di ricerca può essere per molti versi inutile: tutti coloro che se ne potevano servire l'hanno già scorso, ne hanno apprezzato le novità d'impostazione metodologica o, al contrario, ne hanno già discusso le improprietà, le carenze, le inesattezze. C'è immancabilmente il rischio di ripetere concetti già espressi da altri, o di far ritenere la rivista che ospita la segnalazione come ampiamente tardiva sulle novità che implacabilmente riempiono i pochi spazi rimasti nella nostra biblioteca professionale. Però, per contro, ci sono dei concreti vantaggi qualora quel rapporto sia stato di grande interesse: la ricerca è stata "assimilata" da molte realtà, se ne conoscono pregi e difetti, si può dar conto, se si vuole, del dibattito che ne è scaturito.

È un po' quello che succede a chi deve riferire dell'ormai citatissimo Quanto valgono le biblioteche pubbliche?, uscito proprio in occasione del XL Congresso dell'AIB, ma già anticipato su queste stesse pagine da un articolo di Raffaele De Magistris e di Pasquale Mascia nel n. 1 del 1994. Una ricerca grazie alla quale, per usare le parole di un altro membro del gruppo di lavoro, Sergio Conti, "da questo momento in poi nella discussione sulle questioni gestionali e organizzative, sui nuovi modelli e i nuovi servizi delle biblioteche italiane, qualcosa è cambiato in modo irrevocabile" (Biblioteche e servizi: misurazione e valutazioni, p. 91). E non possiamo certo dargli torto: per chiunque si occupi di valutazione, questa ricerca così meritoriamente sostenuta e pubblicata dall'AIB costituisce un punto di riferimento obbligato per tutti coloro che vogliono capire quanto la propria biblioteca pubblica funzioni davvero o quale sia il quadro di riferimento regionale in cui collocarla, ma anche per chi voglia analizzare una determinata (circoscritta o molto più allargata) realtà bibliotecaria. Tante ricerche statistiche che si continuano a pubblicare (ultima fra di esse una promossa dalla Provincia di Udine, uscita affrettatamente nel 1995), mostrano impietosamente i loro limiti di impostazione metodologica, ma fanno anche capire quanto sia arduo valutare se prima non si sia sufficientemente misurato: misurando bene non solo i servizi che si vogliono analizzare, ma anche quelli per così dire territorialmente limitrofi, che costituiscono una fondamentale pietra di paragone per qualsiasi successiva valutazione. E rimanendo all'esempio appena accennato, quale utilità c'è nel conoscere il numero dei prestiti per abitante delle biblioteche comunali della provincia di Udine, se questo dato non lo si confronta almeno con quello delle province contermini di quella Regione, o lo si scorpora - se quei dati ancora non li si possiede - per aree geografiche omogenee all'interno della provincia analizzata? Chi mi dice se quel dato è fortemente positivo o è invece appena discreto, chi può effettivamente valutare la concretezza e la validità di quel rilievo statistico se non si istituisce subito un confronto con altri dati omogenei, o non si conoscono né mai si applicano i principali standard di riferimento? In fondo, non mi si condanni se affermo che la prima lettura di questo rapporto AIB è simile alla prima lettura di tanti altri rapporti, che possono riguardare tematiche anche molto diverse da quella biblioteconomica: si corre subito al dato della Regione di appartenenza, lo si confronta con quello di altre Regioni, per porlo alla fine accanto allo standard ritenuto, a torto o a ragione, "ideale". È un po' quanto raccomandava Nick Moore al XL Congresso AIB (Biblioteche e servizi: misurazione e valutazioni, p. 45) quando sosteneva: "Si può imparare qualcosa da un'unica misurazione del rendimento di una biblioteca, ma il valore dei dati aumenta enormemente se è possibile un confronto con altri risultati".

Ma faremmo un torto ai ricercatori dell'AIB se mettessimo in dubbio l'applicabilità di questo elementare schema di lettura. Accertato che, in altre indagini statistiche, questo schema così semplice e intuitivo non è sempre attuabile, merita di riflettere sulla parte più originale e innovativa della ricerca, ovvero l'individuazione degli indici di accessibilità, vitalità, efficienza ed efficacia di una biblioteca. Con pochi dati a disposizione, ricavati da un campione su cui forse meritava di porre maggiore attenzione (la scelta delle migliori biblioteche delle varie Regioni non è stata, mi sembra, immune da vizi, con qualche grossa sorpresa nelle classifiche finali rispetto a quanto ci si poteva attendere), si è creato un macroindicatore di qualità che ora fotografa con buona approssimazione la situazione bibliotecaria "pubblica" italiana. Un'Italia delle Regioni, essenzialmente, che può contare ora su una classifica che, dopo il felice ma isolato caso della Valle d'Aosta, ha ancora una volta la Lombardia come regione con il migliore risultato complessivo, e il Molise come regione che, all'opposto, ha i dati di gran lunga meno positivi. Nel mezzo, a partire dalle meglio classificate, si qualificano le tre regioni del Nord-Est, cui segue la Sardegna (che può vantare, insieme alla Basilicata, un discreto piazzamento rispetto alle più povere regioni del Sud), seguono poi le altre regioni del Nord, per finire in fondo classifica con il Centro e le rimanenti regioni meridionali: Abruzzo, Puglia, Campania e, appunto, Molise. Regioni, queste ultime, che per quanto riguarda il dato più particolare dell'efficienza dei propri servizi, ovvero l'insieme dei carichi di lavoro e del costo del servizio prestiti, avevano ottenuto risultati nettamente negativi rispetto alla media. Ma, a parte qualche legittima curiosità statistico-geografica che potrà essere finalmente soddisfatta, la ricerca coordinata da Giovanni Solimine si fa apprezzare anche per altri motivi: non tanto per i "voti" assegnati alle Regioni (dal computo, per una valutazione più obiettiva ma che avrebbe evidentemente reso ben più complessa la ricerca, mancano infatti le biblioteche pubbliche dei capoluoghi di provincia), ma per la metodologia qui applicata che ha portato dapprima alla correlazione dei dati per la formulazione dei principali indicatori parziali, e poi a quel dato sintetico finale, il "macroindicatore sintetico di qualità" che qui abbiamo ricordato per tracciare questa sorta di graduatoria finale. Il rapporto, insomma, pur partendo da dati piuttosto scarni o addirittura ridotti rispetto a tante altre indagini recenti (si è dovuto rinunciare, per esempio, a calcolare le consultazioni e le presenze in sede, nonché i molti possibili servizi informativi dedicati agli utenti, per non appesantire eccessivamente il lavoro di raccolta dei dati), offre dei risultati molto significativi sia di carattere propriamente "storico" - nel senso di offrire una immagine molto sintetica ma sostanzialmente esatta dello stato dell'arte delle biblioteche pubbliche italiane di base agli inizi degli anni Novanta - che più propriamente metodologico. Una metodologia empirica che - lo ricordava Solimine (Valutare: come e perché, "Biblioteche oggi", 12, 1995, n. 5, p. 15) - "ha preso corpo a mano a mano che si procedeva nel lavoro, per aggiustamenti successivi, provando e riprovando, cercando di esprimere in modo sintetico il risultato di un insieme di misurazioni", in uno sforzo di adattamento alle esigenze specifiche dei bibliotecari italiani sia delle "più generali metodologie di management, spesso nate in un contesto aziendale assai diverso da quello delle biblioteche", sia dei "contributi che ci vengono dalla biblioteconomia anglosassone, che resta un punto di riferimento importantissimo".

Quasi a rafforzare questo evidente empirismo anche dal punto di vista editoriale, il volume che raccoglie gli atti del XL Congresso nazionale dell'AIB, incentrato sul tema della misurazione e valutazione in biblioteca, esce ad un anno esatto dalla pubblicazione del rapporto: così, anche in questo caso, la discussione per gran parte metodologica su questi temi, giunta a livelli di buon approfondimento critico, segue la ricerca effettiva sul campo, anziché precederla. Segno che comunque la necessità di sistematizzare un'esigenza di ricerca ormai matura, attraverso lo strumento di un congresso, può avere facilmente luogo a posteriori, almeno in Italia, dove - come è noto - questo genere di studi è ancora nuovo e non proprio familiare.

In questo testo abbiamo già ricordato l'intervento molto efficace di Nick Moore, uno tra i massimi specialisti del settore. Ma dovremmo ricordare almeno quello di Giuseppe Burgio, se tralasciamo invece chi si è già proposto nel rapporto. Burgio, che insegna al Dipartimento di studi geoeconomici, statistici e storici dell'Università degli studi "La Sapienza" di Roma e il cui testo, Carichi di lavoro e produttività dei servizi pubblici: il caso delle biblioteche, era già stato pubblicato sul "Bollettino AIB" (34, 1994, n. 4, p. 409-420), affronta il tema con un'ampia articolazione prospettica che, partendo dal d.l. 546/1993 sull'istituzione dei servizi di controllo interni alle pubbliche amministrazioni che ha spostato per la prima volta l'attenzione dagli aspetti di mera legittimità "alle più ampie valutazioni dell'efficienza e del rendimento da valutare attraverso il controllo di gestione", giunge a determinare le varie tipologie dei costi di una biblioteca e l'analisi delle sue attività, fino ad esemplificare quali potrebbero essere i vari indicatori di efficienza ed efficacia in una biblioteca, mettendo in guardia dagli errori di valutazione causati dal sommare entità non omogenee oppure dal fare "confronti tra biblioteche con differenti strutture".

L'analisi degli altri contributi apparsi nel volume degli atti, in specie quelli pubblicati nella seconda parte, ci porterebbe molto lontano. Si passa dalla rilevazione dei costi della Biblioteca d'ateneo dell'Università di Trento (Rodolfo Taiani) a una ricerca collettiva sull'attività di un servizio di informazione in linea e su CD-ROM, a valutazioni sull'uso dei periodici in biblioteche specializzate (Emilia Lamaro e Franco Nasella), per finire con un contributo di Maurizio Caminito sulla rilevazione dei carichi di lavoro nel sistema bibliotecario del Comune di Roma. Una serie di contributi indubbiamente ricchi che, almeno a questo livello, contribuiscono ad attenuare, anche se solo in piccola parte, quel tradizionale gap che ci allontana dalle esperienze degli altri paesi d'Europa.

Coniugare la ricca tradizione storica e umanistica delle nostre biblioteche e dei nostri studi con una nuova metodologia di valutazione dei risultati ispirata ai più recenti contributi del management è una sfida difficile, già difficile soltanto ad essere immaginata. I due testi qui presentati, pubblicati entrambi non a caso dall'AIB, ci invitano a capire quale deve, o almeno dovrebbe, essere la nostra strategia nel prossimo futuro.

Romano Vecchiet, Biblioteca civica "V. Joppi", Udine