Vent'anni di letteratura professionale italiana
1. La storia
La Letteratura professionale italiana del "Bollettino AIB" ha da poco compiuto vent'anni: la rubrica infatti apparve per la prima volta nel fascicolo di gennaio/marzo 1975 dell'allora "Bollettino d'informazioni". Alle 57 schede della prima puntata se ne sono aggiunte, fino ad oggi, oltre 8000.
La ricorrenza è passata inosservata, ma la pubblicazione, con questo fascicolo, di una prima versione elettronica sperimentale della nostra bibliografia offre l'occasione per una riflessione su passato, presente e futuro di uno "strumento per la professione" che ha accompagnato con puntualità e discrezione il "Bollettino" per gran parte della sua storia e che forse non è stato adeguatamente conosciuto e utilizzato.
Fino a tutto il 1988 la Letteratura professionale italiana è stata curata da Vilma Alberani (dal 1979 insieme ad Elsa Renzi); vi collaborarono fin dal principio Maria Pia Carosella (a cui dal 1985 subentrò Emi Morroni) e Ludovica Mazzola. Alla raccolta delle segnalazioni, inoltre, contribuirono in alcuni fascicoli altri colleghi: Maurizio Festanti e Gabriella Ulivieri Guaragnella dal 1975 al 1979, Maria Gioia Tavoni nel 1977, oltre alle stesse Renzi e Morroni prima del loro stabile inserimento nella redazione. La cura della rubrica passò nel 1989 (e precisamente dal n. 2/3, dato che il primo numero non la conteneva) a Carlo Revelli, coadiuvato da un gruppo di collaboratori della Sezione Piemonte dell'Associazione: Irene Bin, Maria Letizia Sebastiani, Giulia Visintin, Marco Melloni (per i primi due anni) e Franco Dionese (dal 1990). Con il cambiamento di titolo e veste della rivista, nel 1992, la rubrica, sempre curata da Revelli con la collaborazione di Dionese, Sebastiani e Visintin, rinnovò lo schema di classificazione e, in parte, le norme redazionali (altri piccoli aggiustamenti sono avvenuti in seguito). Dal 1993, infine, la rubrica è stata curata da Giulia Visintin, con la collaborazione di Maria Letizia Sebastiani.
Questi vent'anni di schede - che chi scrive ha avuto occasione di scorrere più volte nell'attività di conversione e revisione in corso - non costituiscono solo un patrimonio informativo molto ricco e comunque senza eguali nel suo ambito; raccontano, a chi abbia la pazienza di riguardarle, storia e cronaca, desideri e impegni, di due o tre generazioni di bibliotecari italiani. Emergono (come del resto da un altro lavoro in corso che speriamo di concludere presto, gli indici cumulativi del "Bollettino" dal 1955), stagioni importanti di crescita culturale e - diciamolo - anche politica della professione, nel "Bollettino" di Barberi degli anni Sessanta e dei primi anni Settanta e poi in quello di Maria Valenti (sotto la sua direzione iniziò ad uscire la Letteratura professionale italiana). Colpisce per esempio, nei primi anni della rubrica (e, nello stesso periodo, nelle recensioni del "Bollettino"), l'attenzione alla letteratura allora sicuramente ostica dell'informatica e dell'information retrieval, letteratura che certo oggi ha perduto la sua funzione tecnica ma ha già un sapore di storia che non dovremmo trascurare, oltre a testimoniare la spinta di svecchiamento a cui cooperava, discretamente, anche un semplice lavoro bibliografico come quello della Letteratura professionale. Colpisce, ancora, l'ampiezza e la pertinenza delle segnalazioni relative alla politica culturale, al decentramento regionale, alle tematiche allora cariche di rilievo politico della tutela e valorizzazione dei beni culturali (il Ministero è esattamente coetaneo della LPI), ma anche, per esempio, al dibattito sull'informazione (è del 1976 la nascita della rivista "Problemi dell'informazione", attentamente seguita nei primi anni). Particolarmente preziosa - ed è oggi invece la più lamentata lacuna - era la copertura dei provvedimenti legislativi, nazionali e regionali, con uno spettro molto ampio (cultura, istruzione, editoria, ordinamento amministrativo, ecc.) e puntuali annotazioni che chiariscono la pertinenza delle segnalazioni e spesso sintetizzano l'informazione essenziale (per esempio scadenze, stanziamenti di bilancio, denominazioni degli uffici).
Del resto, è ancora all'impostazione iniziale della rubrica che risale, nonostante dislocazioni, riordinamenti e mutamenti terminologici, la delimitazione dell'ambito da coprire: già nel primo schema del 1975 alle classi centrali della biblioteconomia seguivano quelle "di confine" dedicate alla lettura, all'editoria e alla storia del libro (ma la bibliografia, che apriva lo schema originale, venne spostata solo nel 1987 dopo la biblioteconomia).
2. Il progetto
L'idea di una versione elettronica della Letteratura professionale italiana risale ormai a qualche anno fa e il dischetto allegato a questo numero del "Bollettino AIB" è solo il primo risultato di un lavoro iniziato da tempo. Già nelle Proposte di programma per il triennio 1991-1993 elaborate dal Comitato esecutivo nazionale e approvate al Congresso AIB di Pisa si accennava al proposito di potenziare gli strumenti d'informazione, anche in forma elettronica, menzionando proprio la Letteratura professionale; nel Rapporto annuale 1992 dell'Associazione un paragrafo era dedicato ad informare sul lavoro già avviato. In quell'anno, infatti (dopo la buona riuscita, nonostante la stampa molto ostica, di un primo esperimento fatto alla fine del 1991 con gli indici 1955-1981 del "Bollettino" curati da Giorgio De Gregori e Paola Manca), si era provveduto a convertire in forma elettronica, tramite scannerizzazione, tutte le puntate della LPI dal 1975 al primo numero del 1992 (col n. 2 era iniziata la redazione con un wordprocessor), per un totale di 6015 schede e relativi indici, contenuti in quasi seicento fitte pagine di stampa. Vennero utilizzate le attrezzature della Biblioteca della Facoltà di ingegneria dell'Università di Genova, gentilmente concesse dall'allora direttore, il professor Erminio Raiteri. I risultati, non ottimi soprattutto nelle prime annate per le idiosincrasie dei caratteri tipografici allora in uso, vennero riveduti da Antonio Scolari e da chi scrive; Scolari elaborò anche un semplice programma per cumulare e fondere gli indici degli autori, che viene usato tuttora (per esempio, per l'estrazione in forma riveduta e aggiornata degli indici delle annate 1993 e 1994 presenti nel dischetto).
Nel Congresso di Rimini del novembre 1992 venne dato l'annuncio del progetto in corso, ma la ricerca di un software adeguato e abbordabile per mettere i dati a disposizione di tutti si è rivelata molto più difficile del previsto. I più semplici prodotti disponibili mancavano delle capacità adeguate a gestire una base dati non grande ma piuttosto complessa, mentre quelli di buona qualità e sufficiente flessibilità avevano costi, e soprattutto prevedevano diritti su ciascuna copia, tali da doverli escludere. Dopo alcuni sondaggi, non si sono rivelate concretamente percorribili, in tempi e con oneri ragionevoli, né la strada della concessione di un software di proprietà pubblica, né quella della realizzazione di un software ad hoc.
È infine emersa, grazie a Luca Burioni, la possibilità di ricorrere alla collaborazione della H&T di Firenze, una società con una invidiabile esperienza di sviluppo di software di ricerca, di uso molto semplice e di notevole efficacia, per grandi e piccole banche dati bibliografiche. La H&T ha subito offerto la propria disponibilità per la conversione dei dati e la personalizzazione del sofware Zetesis, e si è quindi generosamente offerta di sponsorizzare la produzione del dischetto, in maniera da dare all'iniziativa la più ampia diffusione. Si è trattato di un'esperienza piacevole, oltre che interessante, per l'ottima intesa con Andrea Tacconi e Stefano Minardi, che hanno seguito il lavoro per conto della H&T con grande competenza ed entusiasmo. È stato possibile convertire in maniera completamente automatica, dopo una minima revisione, le nostre schede, contenute in un semplice file di testo, in una base dati riccamente articolata e strutturata, in maniera da accogliere tipologie molto diversificate di notizie (monografie anche in più unità e seriali, spogli da periodici e da monografie, sia descritte che non descritte nella base dati stessa). Ma molto, naturalmente, resta ancora da fare.
Intanto, anche se nei ritagli di tempo, è andata avanti la revisione delle schede pubblicate dal 1975 ad oggi, per uniformarle sotto il profilo dello "stile" e particolarmente della coerenza (per esempio, nei riferimenti a uno stesso periodico), per fondere quelle inavvertitamente duplicate, e soprattutto per controllare e integrare i dati sulla base di varie fonti, dalla Biblioteca dell'Associazione ai cataloghi di alcune raccolte specializzate. Si tratta di un lavoro ovviamente in progress, che ha prodotto consistenti integrazioni (finora circa 2500 schede, in buon parte relative a materiale secondario o "di confine", ma talora anche a lacune rilevanti, che naturalmente sarebbe stato molto difficile individuare senza gli enormi vantaggi offerti dal calcolatore), e che speriamo possa proseguire anche con altre collaborazioni. Ma sulle prospettive - sia per l'informazione corrente sia per la pubblicazione della parte retrospettiva, che a mio avviso ha in parte mutato ma non perduto la sua funzione ed utilità - il dibattito è aperto.
3. Le ragioni
Anche se pubblicata da vent'anni sul "Bollettino", forse la Letteratura professionale italiana non è abbastanza conosciuta, anche perché indubbiamente la sua consultazione su carta risulta presto farraginosa. Non si tratta semplicemente di una bibliografia degli scritti italiani di biblioteconomia, ma piuttosto di una bibliografia delle biblioteche e dei bibliotecari italiani, che ne documenta in maniera unica, per quanto non totale, l'attività.
La sua copertura si estende, fin dall'origine, alla bibliografia generale (in particolare alla saggistica, e solo in maniera molto parziale ai repertori), oltre che ovviamente alla documentazione, alla storia del libro a stampa e dell'editoria, alle ricerche e al dibattito sul libro, l'editoria, la lettura. Anche altri ambiti sono stati rappresentati più o meno ampiamente nel passato o al presente, dalla politica dei beni culturali alle problematiche generali dell'archivistica e della normalizzazione. Quantitativamente, le notizie hanno oscillato intorno a 300/400 all'anno, con un forte incremento (sostanzialmente un raddoppio) negli ultimi due anni.
Taglio e limiti dell'iniziativa, naturalmente, sono da discutere. Nella consapevolezza che è comunque necessario porre dei limiti e che le risorse umane disponibili sono veramente esigue, vorrei spezzare una lancia in difesa delle scelte che negli ultimi anni hanno portato a un consistente incremento dell'"informazione" complessivamente prodotta e diffusa dalla rubrica, mantenendone l'ampio spettro tematico e ampliandone cautamente la copertura (oltre che la "profondità", per esempio con la sistematica elencazione del contenuto degli atti di congressi).
La segnalazione, per quanto fortemente selettiva, degli interventi che appaiono in strumenti d'informazione immediata (come "AIB notizie") o locale (a partire dai bollettini regionali dell'Associazione) mi sembra rispondere allo scopo di richiamare l'attenzione sui temi di dibattito attuale; almeno una parte di questo materiale, in forma elettronica, non perde retrospettivamente il suo interesse (penso per esempio alle "schede" su singole biblioteche, magari minori, su cui è difficile trovare informazioni, o ai resoconti di convegni di cui non vengono pubblicati gli atti).
Per quanto riguarda la copertura del materiale di tipo storico (storia del libro e dell'editoria, storia delle biblioteche, storia della bibliografia), non solo al livello dei contributi più importanti o d'ambito più generale, vorrei osservare - senza riprendere considerazioni già fatte altrove - che competenze di questo genere mi sembrano tuttora importanti, in un paese con la nostra storia e il nostro "paesaggio" bibliotecario, nel bagaglio professionale di base, e hanno un ruolo significativo nel lavoro quotidiano di una parte non marginale dei bibliotecari italiani. Resta comunque il fatto che le fonti bibliografiche che esistono in questo campo sono carenti, al di là delle monografie più importanti e dei saggi che escono nelle maggiori riviste bibliografiche o storiche, e che invece proprio per chi opera professionalmente sui libri antichi mi sembra particolarmente utile la segnalazione di contributi anche minori, con carattere piuttosto bibliografico che storiografico (su un singolo tipografo, sulla stampa in un piccolo centro, su una singola biblioteca conventuale o privata dispersa, ecc.), che possono fornire le informazioni e i riscontri che inutilmente si cercherebbero altrove. Non è un caso, del resto, che le bibliografie d'uso sul libro italiano del Cinquecento e del Seicento si debbano all'Istituto centrale per il catalogo unico e facciano riferimento agli obiettivi - ancora molto lontani - della bibliografia nazionale retrospettiva e di una catalogazione esauriente del patrimonio librario antico delle biblioteche italiane. Allo stesso modo mi sembra importante, nel bagaglio professionale e quindi nell'ambito della nostra bibliografia, la conoscenza dell'editoria contemporanea, delle sue radici e delle sue problematiche attuali, coerentemente alla convinta attenzione rivolta negli ultimi anni alle "professioni del libro". In questo campo del resto mancano del tutto strumenti bibliografici alternativi, ed è stata proprio l'AIB a pubblicare la bibliografia degli studi dal 1980 al 1990 sull'Editoria libraria in Italia dal Settecento a oggi.
Più in generale, credo che l'Associazione, quindi la sua rivista e la sua bibliografia corrente, abbiano un ruolo importante da svolgere nella e per la cultura professionale, accanto alle maggiori istituzioni bibliotecarie e ai tuttora gracili insediamenti accademici. Se il "Bollettino" ha scelto di concentrarsi sulle tematiche più strettamente biblioteconomiche, per colmare una lacuna e stimolare l'orientamento alla ricerca e alla sperimentazione, sempre più necessario per tenere il passo con l'innovazione e inserire il nostro paese nel contesto europeo e mondiale, nelle sue rubriche, nelle recensioni e - più ampiamente - nella bibliografia vorremmo che si rispecchiassero gli orizzonti più vasti e meno ben delimitati di cui comunque una cultura professionale si alimenta. Questo è del resto un tratto tipico, che forse meriterebbe conoscere e apprezzare meglio, della biblioteconomia europea (più precisamente, se si vuole, "continentale"), tratto che traspare chiaramente, per esempio, nei periodici e in generale nella letteratura professionale francese o tedesca.
Personalmente credo anche nell'importanza di un solido insediamento della formazione professionale nelle università, con la diffusione e soprattutto con lo sviluppo qualitativo dei corsi di laurea in Conservazione dei beni culturali, e in particolare dell'indirizzo biblioteconomico e documentario, che sicuramente darà impulso alla ricerca nel nostro campo alimentando, e nello stesso tempo sollecitando e utilizzando, strumenti d'informazione bibliografica. Accanto a quelli internazionali (di cui il maggiore, è il caso di ricordarlo, è stato pubblicato fino a pochi anni fa dalla Library Association), la Letteratura professionale italiana può costituire, in ambito nazionale, un primario strumento di ricerca e una testimonianza della presenza dell'Associazione nella crescita della cultura biblioteconomica.
4. Qualche avvertenza sul "numero zero"
Il dischetto allegato a questo numero è soltanto una prima prova, una sperimentazione, in cui abbiamo raccolto le 1617 schede pubblicate negli anni 1993 (793, meno un numero omesso) e 1994 (825). Tuttavia, bisogna avvertire che le schede sono state largamente rivedute rispetto all'originale pubblicazione a stampa, integrando per quanto ci è stato possibile quelle incomplete o non verificate (che nella versione a stampa sono contrassegnate dall'asterisco), aggiungendo numerose note di contenuto ed altre annotazioni, così come segnalando ulteriori recensioni. Sono state inoltre fuse le schede dedicate in fascicoli diversi a una stessa pubblicazione (in genere per la segnalazione di recensioni), il che spiega la presenza di numeri di LPI anteriori al 1993 e di numeri che rinviano ad altri. Di conseguenza, anche gli indici sono notevolmente ampliati rispetto a quelli pubblicati a stampa, e naturalmente più numerosi sono i canali di ricerca, che oltre alla classe e agli autori comprendono tutti i titoli (anche quelli elencati nelle note di contenuto), le serie, i numeri standard e, per gli spogli da periodici, il titolo del periodico e quello dell'eventuale rubrica o sezione. Ma la maggiore potenzialità offerta dalla versione elettronica è, ovviamente, quella della ricerca libera tramite qualsiasi parola o combinazione di parole, che speriamo possa ovviare in parte alla mancanza di un accesso specifico e controllato per soggetto (che rientra fra i desiderata futuri, e comunque tra i punti in discussione).
D'intesa con la H&T, abbiamo scelto di impiegare per questa sperimentazione la nuova versione del software Zetesis, disponibile solo da pochi giorni, ma ricca di nuove interessanti funzioni e con un'interfaccia completamente ridisegnata. Molte sono quindi le questioni che non abbiamo avuto ancora il tempo di affrontare e i particolari da sperimentare e mettere a punto. Ma ci è sembrato che la cosa migliore fosse offrire a tutti i colleghi e gli interessati la possibilità di partecipare a questa sperimentazione, pur con lo scotto di qualche rischio in più nella facilità d'uso e nell'affidabilità di questa prima prova. Sollecitiamo da tutti, non ritualmente, osservazioni e suggerimenti, e a questo scopo troverete in questo stesso numero un breve questionario da compilare e spedire all'Associazione.
Nel complesso, la presentazione dei dati in questa prima sperimentazione ricalca molto da vicino le schede a stampa, il cui formato pensiamo di mantenere per esigenze di compattezza e leggibilità sulle pagine del "Bollettino"; in forma elettronica, ovviamente, quanto si perde sul piano - per esempio - della varietà di caratteri andrà compensato, in futuro, con un maggiore sfruttamento dei legami fra le registrazioni. Personalmente mi vado persuadendo che la creazione di reticoli fra le registrazioni (qualcuno direbbe l'"ipertestualità") è forse il maggior "valore aggiunto" di un lavoro bibliografico, e questa è una caratteristica che la Letteratura professionale ha mostrato fin dall'origine: penso per esempio ai puntigliosi richiami reciproci fra le notizie di scritti pubblicati in più sedi, anche in forma modificata (qualche volta, conoscendo la curatrice della rubrica, vi si sospetterebbe una tacita stigmatizzazione dell'inutile moltiplicazione della carta stampata), o a quelli fra i successivi interventi in una discussione. Attraverso questi legami (così come quelli che segnalano edizioni diverse, aggiornamenti o aggiunte, presentazioni, recensioni, ecc.) una bibliografia speciale offre non un mero elenco di individui/monadi, ma indicazioni e piste per proseguire una ricerca e selezionare il materiale.
Altra questione non banale, come si sa, è la questione dei legami gerarchici tra registrazioni (descrizione a più livelli e di parti componenti): per esempio, nella descrizione dei numerosi atti di convegni abbiamo mantenuto la formula usata nella versione a stampa, che offre una nota di contenuto il più possibile esauriente e ordinata, qualcosa di analogo, insomma, all'indice del volume stesso. Si tratta di un servizio che nessun'altra fonte offre per questo materiale e che ci sembra possa essere particolarmente utile per la frequenza, da noi, dei convegni, e perché contributi importanti su argomenti specifici spesso non vengono riproposti in altra sede. D'altra parte, la lettura di schede molto lunghe è sicuramente faticosa e in ricerche specifiche sarebbe senz'altro più comoda la segnalazione del solo singolo scritto pertinente.
Vorremmo arricchire, inoltre, la possibilità di esplorare la nostra letteratura professionale tramite i suoi "contenitori", soprattutto i periodici, permettendo di visualizzare ordinatamente, per annate e per fascicoli, il loro contenuto, ovviamente nei limiti in cui è stato oggetto di segnalazione. Ci sembra da considerare, infine, anche l'ipotesi di integrare in qualche misura il servizio che svolge la nostra bibliografia con quello della Biblioteca dell'Associazione (per esempio, aggiungendo le relative localizzazioni).
Con questo obiettivo, di porre in discussione caratteristiche e prospettive della nostra bibliografia in un ambito molto più ampio di quello della redazione e del Comitato scientifico del "Bollettino", abbiamo "imposto" a questa versione elettronica sperimentale un nuovo nome, non facile da portare, quello di Bibliografia italiana delle biblioteche, del libro e dell'informazione. Consapevoli delle responsabilità assai maggiori che comporta, ma anche persuasi che corrisponda allo strumento che vorremmo, anche se non forse a quanto siamo riusciti fin qui a realizzare.
In conclusione, non resta che affidarci al giudizio dei soci e dei lettori e sollecitare suggerimenti e contributi. Ai colleghi che scrivono, e alle biblioteche e agli altri enti che pubblicano letteratura professionale, chiediamo di spedire regolarmente e tempestivamente alla redazione del "Bollettino" o alla Biblioteca dell'Associazione le nuove pubblicazioni (ma anche quelle fin qui sfuggite, o segnalate in maniera incompleta o inesatta), perché la nostra bibliografia possa documentare in maniera sempre più esauriente l'attività delle biblioteche e dei bibliotecari italiani. Sollecitiamo anche ulteriori collaborazioni, per esempio per colmare lacune, tra cui la più sentita mi sembra quella dello spoglio della legislazione, ottimamente svolto fino al 1988 non solo per la (scarsa) legislazione bibliotecaria nazionale e per quella regionale, ma anche per tutti i provvedimenti d'ambito affine o comunque rilevanti per l'attività delle biblioteche.
Ringraziando la H&T della sua disponibilità e del suo impegno, ci auguriamo che questa esperienza possa continuare in futuro e dare altri e forse maggiori frutti. Vorrei sottolineare che essa si inserisce in quella che è ormai una tradizione per la nostra Associazione: la collaborazione - non la semplice sponsorizzazione o committenza - in progetti di carattere scientifico e culturale (pubblicazioni, corsi, convegni, ecc.) con le più qualificate aziende che operano nei campi dell'editoria professionale, della fornitura di documenti, della consulenza e della formazione, dell'informatica e, in generale, dei prodotti e dei servizi per le biblioteche. Un caldo ringraziamento, infine, alle molte persone a cui ci siamo rivolti nel corso di questo progetto per suggerimenti e consigli, e in particolare a Vilma Alberani e Carlo Revelli, Giovanni Bergamin, Luca Burioni, Daniele Danesi, Gabriele Lunati, Diego Maltese e Antonio Scolari.
Alberto Petrucciani