RECENSIONI E SEGNALAZIONI

Marco Santoro.  Storia del libro italiano: libro e società in Italia dal Quattrocento al Novecento.  Milano: Editrice Bibliografica, 1994.  VIII, 446 p.  (Bibliografia e biblioteconomia; 47).  ISBN 88-7075-376-X.  L. 45.000.

È proprio l'aggettivo del "libro" in questione a caratterizzare il volume appena uscito nella ormai nota collana dell'Editrice Bibliografica. Poiché sempre si sente parlare di storia del libro, genericamente e senza una specificazione anche nei più approfonditi saggi stranieri, appare in tutta la sua importanza l'aggettivo "italiano" che delimita il campo del titolo più esteso nella pagina del frontespizio. Una precisazione quasi necessaria per gli addetti al lavoro che ritrovano, in questa coraggiosa monografia, tracce ad esempio per impostare una ricerca di storia della storia del libro italiano. Non rimaniamo quindi delusi nelle nostre aspettative, che potremmo definire antiche: è un volume che tanti attendevano, un "manuale" che porge la mano a qualunque lettore curioso di avventurarsi in un terreno incognito o semplicemente poco conosciuto, magari grazie alla prospettiva bibliografica cui Marco Santoro dedica ben cinquanta pagine, non senza qualche vistosa lacuna, corredando altresì il volume con un importante indice dei nomi. Bibliografia offerta nella consapevolezza di dare spazio agli studi da lui stesso definiti "persuasivi" e che in qualche modo sostengono questo lavoro "pionieristico" che può certamente, come l'autore si augura, innescare spunti per l'approfondimento di diverse tematiche tutte ruotanti intorno alla storia del libro e che possono ora contare su un punto di riferimento generale e panoramico. Va inoltre osservato che da questa monografia scaturirà, ce lo auguriamo, un proficuo dibattito perfino sullo statuto della storia del libro, disciplina sparita, quasi per incanto, dagli insegnamenti del gruppo di Bibliografia e Biblioteconomia nei nuovi enunciati ministeriali.

Sono anche altri e numerosi i temi con cui questo libro invita a misurarsi. La periodizzazione stessa, ad esempio, in cui vengono incardinati i capitoli, prende a prestito termini di comune riferimento per un pubblico non del tutto sprovveduto, ma nello stesso tempo l'autore effettua tradimenti di citazione che portano a riflettere: la cosiddetta era del consolidamento, nella prospettiva dei Cinque secoli di stampa di Steinberg, andava dal 1550 al 1800; qui comprende il XVI e il XVII secolo. E il Seicento prolunga le sue peculiarità fino alla metà del secolo successivo, mentre la Rivoluzione francese non viene presa a discrimine per introdurre il "vento di libertà", anticipato al 1750. Inoltre, come giustamente sottolinea l'autore, è passato il tempo in cui si poteva pensare di amalgamare tutto il Novecento in quanto "modernità": per la storia del libro, infatti, e soprattutto per quella che sottolinea il ruolo di confronto dinamico della lettura, il XX secolo va analizzato molto più a fondo di quanto una storia letteraria possa pretendere.

È talmente ricca di implicazioni questa monografia da indurre perfino a pensare che non sia ancora giunto il tempo per affrontare una storia del libro italiano di così lungo periodo se non attraverso alcuni fondamentali puntelli conficcati con competenza da Marco Santoro nelle pagine sul Cinquecento. Uno storico di professione, quale è Renato Pasta, si è ad esempio limitato, in un suo importante saggio, al solo XVIII secolo in Italia mettendo in evidenza che studiosi «different by training and methods» offrono prospettive di ricerca assai diverse (Toward a social history of ideas: the book and the booktrade in eighteenth-century Italy, in: Histoire du livre: nouvelles orientations, Paris: IMEC, 1995). Mi permetto di aggiungere che gli orticelli, che molti di noi ancora scavano anche solo limitatamente al Settecento, fanno spuntare unicamente germogli del portato documentario archivistico ancora sepolto. Tanto quindi resta ancora da fare.

Premessa storica, analisi delle istituzioni, dei centri di potere, ma anche di quelli tipografici e dei gruppi culturali che li animano, quindi analisi dettagliata di ogni città importante per la stampa: ecco l'impianto che struttura e insieme crea la storia lungo il filo diacronico inseguito dall'autore. L'ordine di precedenza delle diverse città è già una spia dei ruoli culturali che esse hanno rivestito nel tempo: Roma cede il primo posto a Venezia, che a sua volta, dopo tre secoli, viene sorpassata da Torino e Milano.

Il volume di Marco Santoro ha un altro grande merito: è al di sopra delle parti e delle scuole che hanno caratterizzato le metodologie che stanno alla base delle numerose ricerche di storia del libro uscite in questi ultimi anni in Italia; usa impronte diverse senza seguire pedissequamente una traccia piuttosto che un'altra, e di tutte fa menzione attraverso la citazione degli studiosi più impegnati. Non è di tutti il corretto procedere dell'autore: anche di questa maniera neutrale pertanto gli siamo grati.

Maria Gioia Tavoni, Università di Bologna