Virgil Diodato. Dictionary of bibliometrics. New York: The Haworth Press, 1994. XIII, 185 p. ISBN 1-56024-852-1. $ 34.95.
Citando un articolo pubblicato sul «New York Times» nel 1992, Diodato scrive nella prefazione a questo Dictionary of bibliometrics che se il vecchio metodo di valutazione di una facoltà di giurisprudenza consisteva nel raccogliere le opinioni di giudici, procuratori legali e presidi, con il nuovo metodo si contano quante pagine ha pubblicato, negli ultimi cinque anni, ogni docente della facoltà: questa è una delle numerose tecniche bibliometriche entrate ormai a far parte del quotidiano. Questo dizionario nasce quindi con l'obiettivo di fornire uno strumento di consultazione veloce per quanti, sempre più numerosi, si imbattono in termini bibliometrici, siano essi bibliotecari, documentalisti, specialisti dell'informazione, studiosi di singole discipline.
Il concetto di bibliometria è stato usato nell'ultimo quarto di secolo per fare riferimento a una disciplina che utilizza tecniche matematiche e statistiche per analizzare i modelli di distribuzione dell'informazione, ed in particolare delle pubblicazioni. Se il suo sviluppo ha avuto come presupposto l'elaborazione automatica delle bibliografie secondarie, il suo notevole successo è dovuto alla ricerca, da parte della comunità scientifica mondiale, di parametri oggettivi per la misurazione, e la conseguente valutazione, della scienza e degli scienziati.
La maggior parte dei concetti e della terminologia correntemente usata per definire gli indicatori bibliometrici è dovuta a E. Garfield che, negli anni Settanta, ha messo a punto un nuovo strumento nel campo delle bibliografie secondarie scientifiche, Science citation index, prodotto dall'Institute for scientific information (ISI) di Philadelphia. L'idea originale consisteva nell'arricchire la descrizione di ogni articolo con i riferimenti bibliografici in esso contenuti, dando a questo nuovo campo di accesso il nome di cited reference (citazione).
La nuova formula ha consentito una grande quantità di elaborazioni statistiche, che hanno portato la bibliometria ad assumere il ruolo di disciplina sempre più sofisticata ed applicabile ai più svariati contesti. Mediante l'analisi citazionale, si può quindi valutare il fattore d'impatto di un articolo, di un autore, di una rivista, di un gruppo di ricercatori, di una nazione, tenendo anche conto di vari indicatori di obsolescenza (sincronica e diacronica).
Per i più entusiasti di questa disciplina, va comunque rilevato che non siamo di fronte alla panacea per effettuare delle valutazioni definitive. Volendo, ad esempio, effettuare l'analisi della produzione di un autore, i limiti da considerare sono notevoli: le citazioni vengono inserite soltanto con il nome del primo autore; non si è garantiti dalle omonimie; c'è poi il problema delle citazioni negative, delle autocitazioni e della variabilità dei parametri a seconda dei settori disciplinari. Una serie di correttivi va quindi adottata di volta in volta per ottenere dei risultati più attendibili.
In questo dizionario sono raccolti i termini più noti e di uso più recente nel campo della bibliometria; per ognuno dei 225 lemmi è riportata una definizione, generalmente breve, corredata da uno o più riferimenti bibliografici (sample reference) e da una serie di rimandi. Per le voci più significative, come la legge di Bradford, la legge di Lotka, e per molti concetti ad esse correlati, vengono illustrate le relative formule matematiche con diversi esempi di rappresentazione grafica. Di grande utilità pratica è l'indice dei nomi citati. Il volume, così dichiara l'autore, ha lo scopo di fornire definizioni non strettamente tecniche dei concetti bibliometrici e, per la sua tipologia, è destinato ad un pubblico che non vuole addentrarsi in una trattazione sistematica della materia.
Maria Castriotta, Istituto superiore di sanità, Roma