Lois Mai Chan – John P. Comaromi – Mohinder P. Satija.  Dewey Decimal Classification: a practical guide.  Albany: Forest Press, 1994.  XIV, 211 p.  ISBN 0-910608-49-0.  $ 40.

Luigi Crocetti.  Classificazione decimale Dewey.  Roma: Associazione italiana biblioteche, 1994.  54 p.  (ET: Enciclopedia tascabile; 6).  ISBN 88-7812-026-X.  L. 12.000.

Elisa Grignani – Annarita Zanobi.  Guida Dewey: introduzione all'edizione 20 della CDD.  Milano: Editrice Bibliografica, 1993.  261 p.  (Bibliografia e biblioteconomia; 44).  ISBN 88-7075-357-3.  L. 35.000.

Paola Ferro – Anna Rita Zanobi.  Esercizi di soggettazione e classificazione: due tecniche di indicizzazione a confronto.  Milano: Editrice Bibliografica, 1994 (stampa 1995).  131 p.  (Bibliografia e biblioteconomia. Fuori collana).  ISBN 88-7075-397-2.  L. 25.000.

Dewey Decimal Classification: a practical guide è, almeno parzialmente, un'opera postuma di John Philip Comaromi, editor della DDC dal 1980 al 1991, anno della sua morte. Comaromi aveva ideato il volume insieme a Mohinder Partap Satija della Guru Nanak Dev University di Amritsar, quale prolungamento di una collaborazione iniziata da tempo e che aveva prodotto un libro ogni anno: Introduction to the practice of Dewey Decimal Classification (New Delhi: Sterling, 1988), Dewey Decimal Classification: history and current status (ivi, 1989) ed Exercises in the 20th edition of Dewey Decimal Classification (ivi, 1990). Per certi versi questa guida può considerarsi un'evoluzione di Introduction to the practice of Dewey Decimal Classification o, se vogliamo, la sintesi dei tre volumi sopra ricordati. Dopo la morte di Comaromi – avverte una nota sul verso del frontespizio – Lois Mai Chan, presidente del Decimal Classification Editorial policy committee e autrice, fra le altre cose, del bel manuale Cataloging and classification (2nd ed., New York: McGraw Hill, 1994), ha completato gli ultimi quattro capitoli e ha rivisto l'intero lavoro.

Scopo di questa guida è fornire le caratteristiche generali e di dettaglio della DDC; ogni altra finalità (teoria, origini filosofiche, ecc.) è estranea. Le brevi informazioni sulla storia della Dewey hanno infatti solo il valore di una premessa. In effetti l'uso di uno strumento tecnico professionale non comporta necessariamente la conoscenza delle sue origini e dei suoi fondamenti teorici mentre esige la conoscenza della sua struttura e del suo funzionamento, ovvero dell'oggetto e delle sue metodologie d'uso. Il capitolo secondo è dunque dedicato a Struttura e organizzazione del testo, informazioni presenti parzialmente nell'introduzione e nel glossario, parzialmente in altre pubblicazioni (ad esempio nell'eccellente Dewey Decimal Classification, 20th edition: a study manual, Littleton: Libraries Unlimited, 1991 di Comaromi, il quale riprende ed elabora l'edizione pubblicata originariamente nel 1982 da Jeanne Osborne), in parte mai enunciate sistematicamente in un manuale. Non meravigli il risalto dato a questi aspetti della DDC: uno strumento di lavoro è generalmente accompagnato da un libretto di istruzioni che ne descrive i dettagli fisici e funzionali (gli autori riportano al punto 2.0 perfino la descrizione catalografica, comprensiva dell'intestazione; da notare l'uso della punteggiatura che introduce ciascuna area: punto spazio, anziché punto spazio lineetta spazio). Il capitolo terzo, Note e istruzioni, avverte che lo strumento ha precise regole. L'Analisi per soggetto e classificazione di un documento (operazione essenziale del processo classificatorio) è affrontata nel capitolo successivo con il medesimo approccio pratico che caratterizza il volume e, direi, i paragrafi 5.1-5.5 dell'introduzione della DDC. Si tratta di un taglio pratico, assai diverso da quello enunciato dalla norma ISO/DIS 5963 che invece ricorre a metodologie specifiche di analisi concettuale. Il capitolo quinto riguarda l'uso dell'Indice relativo, spiegato nella sua struttura, nella sua sistematicità e nella sua praticità d'uso. Il capitolo successivo discute dell'ordine di citazione, dei numeri di classe e della costruzione del numero (tema importante e caro a Comaromi, da lui studiato nel 1981 in Book numbers: a historical study and pratical guide to their use, Littleton: Libraries Unlimited), approfondito nel capitolo dodicesimo intitolato Costruzione del numero per soggetti complessi. I capitoli dal settimo all'undicesimo affrontano i problemi legati alle tavole ausiliarie, con ampio ricorso a esemplificazioni. I capitoli dal quarto al dodicesimo sono corredati da una serie di esercizi di varia difficoltà, con le relative soluzioni. Seguono un glossario, una bibliografia selezionata e un indice tematico.


Classificazione decimale Dewey di Luigi Crocetti, volume sesto dell'Enciclopedia tascabile edita a cura dell'AIB, è la presentazione più puntuale disponibile in italiano sull'argomento. Non poteva che essere così data la conoscenza profonda, organica e matura della DDC posseduta dall'autore. Crocetti inizia ricordando il successo più che secolare della Dewey, «fatto straordinario, poiché probabilmente nessuno strumento tecnico, nel mondo delle biblioteche moderne, è durato così a lungo» (p. 5): la DDC si adopera infatti in più di 135 paesi, dai 20 di cui già parlava Dewey, ed è usata da numerose agenzie bibliografiche nazionali. I motivi sono tre: la facilità di applicazione, la manutenzione costante («c'è chi la giudica perfino eccessiva», p. 6), la diffusione stessa che «significa scambiabilità e garantisce comprensione» (p. 7). L'autore richiama quindi la finalità dello schema con le parole di Dewey: «Il sistema è stato ideato ai fini della catalogazione e dell'indicizzazione ma, sperimentandolo, lo si è trovato altrettanto valido per numerazione e ordinamento di libri e opuscoli negli scaffali». Suo scopo primario non è, come gran parte dei suoi utenti crede, «dare un nuovo e diverso ordinamento al materiale che la biblioteca presenta sugli scaffali», ovvero liberare bibliotecario, utente e documento dai lacci della collocazione fissa a favore della collocazione relativa: «studξ recenti – commenta Crocetti citando Stevenson – non lasciano dubbξ in proposito. Emerge la convinzione deweyana della superiorità del catalogo classificato su ogni altro tipo di catalogo» (p. 8). La struttura della Dewey è «fondata su una classificazione dei modi del sapere (filosofica, dunque) che, pur modificata (anzi 'invertita')» risale a Bacon; la «Classificazione non si occupa del mondo, ma dei documenti che ne trattano (principio della garanzia bibliografica [literary warrant]; perciò non è una classificazione del sapere, ma del sapere come s'incarna nei documenti» (p. 10-11). Anche l'editor dell'edizione italiana (un'edizione, non una traduzione) incentra la sua trattazione sullo strumento Dewey: composizione fisica, struttura della pagina delle Tavole (titolo corrente, colonna dei numeri, intestazioni, note), funzione delle Tavole ausiliarie, dell'Indice relativo (relativo perché «mette in relazione» i soggetti con le discipline) e del Manuale, la cui attenzione «rimane concentrata soprattutto sui tre punti già enunciati nel 1982: i problemi riguardanti la scelta della disciplina, i problemi di precedenza e ordine di citazione, i soggetti specifici di collocazione disputata» (p. 46-47). Infine l'autore rammenta alcune regole applicative generali: regola dell'applicazione, regola dell'approssimazione all'intero, regola del primo dei due, regola del tre, regola dello zero.

Crocetti dedica grande attenzione alla tipologia e funzione delle note, elencando ed esemplificando le principali e più frequenti. Esse infatti «forniscono informazioni essenziali» e «gran parte dell'operazione di classificare si svolge sul fondamento delle istruzioni contenute nelle note» (p. 18). Le note, insieme all'Introduzione e al Manuale, fanno parte integrante di quegli aiuti forniti da questo sistema di classificazione e possono definirsi istruzioni e meccanismi di orientamento al suo uso corretto, ovvero alla necessità di classificare rigorosamente in modo gerarchico. Le note sono assenti nei sistemi che hanno una struttura più disarticolata, nei quali, in genere, la migliore collocazione del soggetto all'interno dello schema di classificazione (con la conseguente individuazione del numero esatto) si ottiene per il meccanismo stesso della costruzione dei numeri. In questi sistemi più flessibili, formalmente più snodati (come la CDU o la Colon Classification, la cui filosofia è quella dell'aggregazione "libera" di elementi), sono sufficienti solo istruzioni di carattere generale.

Il volume contiene numerose citazioni di brani tratti dalla letteratura più autorevole e una sintetica bibliografia. Lo stile narrativo elegante e fluido rende la lettura di questa voce di ET un piacere in sé.


Guida Dewey è l'aggiornamento – questa volta all'edizione 20 – del manuale introduttivo di Elisa Grignani e Annarita Zanobi, pubblicato originariamente nel 1984 con il titolo Classificare con la CDD e nel 1988 con il titolo Guida alla Classificazione Dewey, volume cui fa pendant il Quaderno Dewey del 1986, successivamente riveduto e ampliato nel 1990. L'impianto di questa edizione è parzialmente simile alle due precedenti: vengono presentati nuovamente, ma in una stesura originale, i capitoli La classificazione bibliografica e La Classificazione decimale Dewey (assenti nell'edizione immediatamente precedente, che iniziava direttamente con il capitolo sulle Tavole ausiliarie) e viene adottata la terminologia dell'edizione 20. Il capitolo finale, Le note della CDD: esempi, è nuovo e si caratterizza per il taglio concreto, tipico della manualistica statunitense. Esistono quattro (più tre) categorie di note: note che «A) definiscono ciò che si trova nella classe e nelle sue suddivisioni; B) identificano soggetti cui non è stato assegnato – ma potrebbe essere assegnato in futuro – un numero distinto (soggetti "nei posti in piedi"); C) descrivono ciò che si trova in altre classi e D) spiegano i cambiamenti delle Tavole e nelle Tavole ausiliarie», e inoltre note che «E) danno indicazione sulle modalità di costruzione dei numeri; F) indicano l'ordine di precedenza e di citazione e G) segnalano le opzioni» (p. 215). Il capitolo contiene anche una spiegazione della struttura delle Tavole attraverso la riproduzione di loro parti evidenziate opportunamente.

Il lavoro presenta tuttavia alcune inesattezze: nel flow chart per la letteratura la sequenza corretta dei quesiti sotto 808.8 e 809 dovrebbe essere forma definita, caratteristiche o soggetti, tipi di persone, periodo definito, anziché periodo definito, forma definita, tipi di persone, caratteristiche o soggetti. Inoltre sotto 808 manca, in terza posizione, tipi di persone?; se sì classifica in 809.89*°; l'omissione dei tipi di persone è presente anche nel testo, a p. 177, dopo il secondo paragrafo. Ancora, sotto 809, il quarto quesito, periodo definito contiene un errore; la formulazione corretta dovrebbe essere 809.01-05. Ancora, alle pagine 186-187 si legge: «se l'autore non si identifica con un genere in particolare, ma ha prodotto opere in vari generi letterari, si classificano con la miscellanea (-8) la biografia critica, la critica e le opere complete o antologiche. [...] Per esempio per Pirandello, scrittore di narrativa e letteratura drammatica si userà 858'.91209 per classificare la biografia, gli studi critici e l'edizione completa e antologica delle sue opere». Le opere di Pirandello possono invece ricondursi a due generi letterari ben precisi, letteratura drammatica e narrativa. Le sue opere complete saranno dunque classificate a 852.912, come correttamente fa la BNI (cfr. ad esempio BNI 88-9827), ovvero si applicherà la regola del primo dei due.

Al di là di questi dettagli, che però non dovrebbero comparire in un'opera introduttiva come questa, viene da chiedersi per quale ambito abbia ancora senso un manuale del genere, il cui impianto era ben giustificato dieci anni fa, ma forse lo è un po' meno adesso, dopo la pubblicazione dell'edizione italiana della DDC.


Esercizi di soggettazione e classificazione di Paola Ferro e Anna Rita Zanobi ha anch'esso un carattere divulgativo. Alcuni brevi capitoli iniziali (Il documento e la sua descrizione, dove si parla di una fantomatica «Bibliografia Nazionale Inglese»; Analisi concettuale del documenti; La soggettazione; La Classificazione decimale Dewey nella versione ridotta) precedono la parte esemplificativa costituita dal capitolo quinto, Esercizi di soggettazione e classificazione. L'eserciziario ha una struttura molto chiara: sulla pagina pari compare la riproduzione del frontespizio di un libro e di altre sue parti significative (ad esempio il sommario o la quarta di coperta) e talvolta una scheda di presentazione dell'opera, mentre sulla pagina dispari compaiono e il risultato dell'analisi concettuale, la voce di soggetto, la notazione classificata e un commento chiamato «errori da evitare». Questa dimensione didattica deriva da una lunga esperienza come insegnanti che le due autrici (in particolare la seconda) hanno compiuto in vari corsi professionali e alla Scuola per bibliotecari IAL-CISL di Brescia.

L'esemplificazione può essere il primo o l'ultimo anello nel percorso formativo del catalogatore. La filosofia del quaderno di esercizi (come di ogni altro prontuario) è utile ma al tempo stesso pericolosa perché non tiene conto delle situazioni concrete. Il principiante può considerare l'eserciziario come un codice assoluto e perdere di vista i principi generali. Non è detto infatti che la registrazione redatta in una biblioteca abbia la stessa notazione classificata o la stessa voce assegnata dall'eserciziario. Si dovrebbe richiamare sempre la concretezza della catalogazione, ovvero ribadire che la cosa che più conta – una volta terminata la fase del laboratorio didattico – è stabilire il ruolo che un certo documento riveste in una determinata biblioteca. Da ciò può discendere, ad esempio, che certe affermazioni perentorie si dimostrino infondate: si possono infatti «inventare i termini che servono e che mancano nel Soggettario» (p. 35), purché ciò sia fatto con la stessa filosofia del Soggettario (naturalmente l'agenzia catalografica che conia termini nuovi dev'essere autorevole).

Nel quaderno manca qualsiasi riferimento alla struttura sindetica del catalogo per soggetti verbali e all'indice verbale del catalogo classificato, aspetti troppo spesso trascurati e che invece sono essenziali per garantire qualità al catalogo. Un'ultima notazione: le autrici citano nella Nota bibliografica l'edizione italiana della Dewey, edizione 12, pubblicata dall'AIB nel 1994. Non siamo a conoscenza di questa edizione fantasma!

Mauro Guerrini, Università di Udine