Languages of the world: cataloging issues and problems, Martin D. Joachim editor.  New York: The Haworth Press, 1993.  292 p.  ISBN 1-56024-520-4.  $ 39.95.  Pubblicato anche in «Cataloging & classification quarterly», 17 (1993), n. 1/2.

In questa raccolta l'angolazione proposta è quella del catalogatore chiamato a cimentarsi con il trattamento di materiale documentario prodotto negli idiomi più svariati e lontani. Il testo propone una casistica che spazia dalle lingue degli indiani d'America a quelle delle isole del Pacifico, del Medio Oriente, dell'Asia centrale ad altre ancora, fino ad affrontare specifiche problematiche legate alla tipologia di alcune raccolte come, ad esempio, la documentazione giuridica in lingua cinese o le opere teatrali in lingua spagnola appartenenti al genere della comedia chica, e a spingersi nell'interpretazione dei contesti culturali ed etnici in cui le tradizioni delle diverse civiltà si sono affermate.

L'ingresso in biblioteca di materiale così connotato determina complessità di gestione che rischiano di incidere negativamente sugli indici di produttività dei servizi di indicizzazione, ma che d'altra parte, se trascurate, possono costituire condizioni discriminanti nel recepimento di istanze culturali con pieno diritto di cittadinanza in una società che si gloria di proclamarsi multietnica. A fianco del languire ormai cronico di budget, personale e risorse temporali, voci tradizionalmente critiche della contabilità di una biblioteca, si schierano, nel caso in esame, le peculiarità di un materiale che all'estraneità della lingua in cui è prodotto aggiunge la scarsezza se non la carenza di controllo bibliografico e di normativa catalografica nei paesi di origine, nonché di letteratura professionale a riguardo.

Questi inconvenienti si traducono in operazioni estremamente laboriose per il catalogatore tenuto ad operare, a seconda dei casi, il riconoscimento delle caratteristiche fisiche di documenti inconsueti (come accade, ad esempio, per le indicazioni riportate sulle scatole dei rulli armonici con i motivi folk degli indiani d'America), l'individuazione di fonti accessorie a documenti che si presentino sprovvisti di dati identificativi, la creazione di liste d'autorità per nomi personali e di enti variamente formulabili, il riconoscimento di titoli uniformi, la comprensione di sistemi di datazione diversi da quello gregoriano, la difficoltà di operare su un formato MARC privo di codici di lingua appropriati per le varie fattispecie. Non meno impegnativi si presentano i problemi legati alla espressione dei contenuti, per la frequente necessità di intervenire sulle voci di soggetto o le notazioni di classificazione ufficiali in relazione alla specificità dei concetti da esprimere, senza mancare, in alcuni casi, di imputare ad istituzioni quali la Library of Congress una certa resistenza al cambiamento. Parimenti dibattuta è la questione della traslitterazione per gli alfabeti in caratteri non latini; spesso la molteplicità dei segni diacritici ed ortografici caratteristici di alcune lingue non trova equivalenti nelle tavole standard elaborate dall'ANSI o da ALA e LC.

Prevedibile conseguenza di questo dato di fatto è l'impossibilità di registrare nei sistemi automatizzati questo materiale documentario e quindi la preclusione di ogni politica di condivisione delle risorse e di razionalizzazione del lavoro catalografico. È da considerare inoltre il carico di lavoro arretrato che si produce, in attesa di maturare la dovuta competenza nell'analisi e nella comprensione dei materiali in esame e di predisporre i mezzi più idonei per assicurarne la diffusione. Traguardo quest'ultimo che si auspica di raggiungere senza abdicare ai programmi di cooperazione catalografica, ma anzi attivandosi per la definizione di standard di livello compatibile con le difficoltà di descrizione enunciate.

Tuttavia, anche se la logica dei costi/rischi/benefici in rapporto alle variabili tempo/lavoro indirizza verso atteggiamenti allarmistici, sono proprio questi indicatori economici da riequilibrare a sollecitare la ricerca di fattori risolutivi per le difficoltà di trattamento evidenziate da un materiale sui generis. È in questa prospettiva che va interpretato l'apporto innovativo dei contributi raccolti in questo volume; ad essi si deve infatti riconoscere il primato di aver aperto nuovi varchi alla riflessione professionale su problematiche inedite o parzialmente sondate, senza adagiarsi su disquisizioni teoriche ma fornendo casistiche reali tratte dall'esperienza diretta dei singoli autori e sussidi preziosi per la ricerca e l'approfondimento dei temi proposti.

Si segnala in margine il capitolo dedicato alla politica di catalogazione seguita dalla Biblioteca nazionale di Parigi (Cataloging at the Bibliothèque Nationale, p. 233-256) relativamente al materiale non in lingua francese. Pur in piena sintonia tematica con i capitoli che lo precedono, esso può facilmente enuclearsi in forma di contributo autonomo, come review sulla fisionomia complessiva della biblioteca (finalità, tipologia di acquisizioni, sistemi di automazione), corredata di grafici e tabelle. Se ne consiglia la lettura per il buon grado di sintesi e l'utile apporto di riferimenti bibliografici.

Elisabetta Poltronieri, Istituto superiore di sanità, Roma