Quest'opera è stata realizzata per colmare una lacuna nella biblioteconomia francese. Si occupa infatti delle biblioteche pubbliche negli anni dal 1991 al 1997, evidenziando gli esiti dei processi di trasformazione avvenuti negli anni precedenti e i nuovi compiti che dovranno essere affrontati nel breve e medio termine dalle biblioteche francesi.
È un'opera collegiale che si prefigge di affrontare la totalità degli eventi che hanno caratterizzato il lavoro delle biblioteche in un determinato periodo e che presuppone una continuità negli anni per comporre una vera e propria storia delle biblioteche pubbliche di Francia. Il volume, che si può ritenere il primo di una serie, è coordinato da Dominique Arot, segretario del Consiglio superiore delle biblioteche di Francia, mentre la prefazione è affidata a Michel Melot che negli anni presi in considerazione era il presidente della stessa istituzione.
Il primo dei 13 saggi di cui è composta l'opera riguarda la recente storia dell'ideazione e della costruzione della Bibliothèque nationale de France , vero e proprio evento che segna, per molti aspetti, le trasformazioni delle biblioteche francesi in questo periodo. Dominique Arot traccia una storia minuziosa ed estremamente documentata di tutto il dibattito politico iniziale e riporta le reazioni del mondo degli addetti e dell'ambiente culturale in genere, le polemiche sull'aspetto della costruzione architettonica e dell'organizzazione delle collezioni.
Ma la creazione di una nuova biblioteca monumentale che nasce con i caratteri della biblioteca nazionale (inizialmente très grande bibliothèque, ma non ancora nationale) porta con sé pesanti cambiamenti non solo sulla preesistente biblioteca nazionale - oggi sito Richelieu - ma su tutta la rete delle grandi biblioteche tematiche parigine e coinvolge in una maggiore cooperazione le biblioteche pubbliche nazionali. Michel Melot, già nella prefazione, ritiene che la realizzazione della BNF sia solo una tappa: i sorprendenti cambiamenti verificatisi in questi ultimi anni sono, a suo avviso, originati da un cambiamento di mentalità di operatori e utenti intorno alla «diversa nozione di collezione [...], del servizio, dell'uso, del pubblico e dell'idea di territorio».
Infatti, la puntuale ricostruzione cronologica di Arot evidenzia che da quando, nel 1988, viene affidato a Cahart e Melot l'incarico di chiarire la funzione, identificare una localizzazione e l'organizzazione della nuova biblioteca, nonché definire il suo rapporto con la Biblioteca nazionale e le «altre biblioteche del paese e le grandi biblioteche europee», si apre un dibattito inatteso nella sua intensità e diffusione in vari ambienti - tutt'altro che concluso oggi che la struttura è in funzione - che è sintomo delle aspettative di un cambiamento e dell'importanza del problema dell'informazione di pubblico accesso.
I capitoli successivi illustrano i cambiamenti intercorsi nelle altre biblioteche pubbliche: dipartimentali di prestito, municipali, universitarie (autori S. Fayet e B. Dooren) e scolastiche (F. Charpon e F. Vernotte) che in questi anni hanno affrontato i cambiamenti determinati dal decentramento amministrativo o dalle riforme scolastiche e delle carriere del personale.
Dal quarto capitolo viene introdotto il problema dell'informatizzazione. È in questo periodo che nelle strutture di avanguardia l'informatizzazione comincia a produrre i suoi effetti e determina la rapida conversione delle strutture meno avanzate. A questo punto la presenza della BNF nel suo impianto di tradizione enciclopedica e la rete di tutte le altre biblioteche pubbliche del paese, compresa l'antica Biblioteca nazionale Richelieu, determinano l'esigenza di incrementare la cooperazione e ridefinire i diversi ruoli: il catalogo unico informatizzato, il prestito tra le biblioteche, la specializzazione delle collezioni che danno a un insieme di strutture sparse sul territorio la fisionomia di sistema nazionale.
In concomitanza con questa evoluzione informatica che, in buona sostanza, è comune ad altri scenari nazionali, cresce una maggiore consapevolezza di conservare e valorizzare fino alla «mania commemorativa» (Gilles Deleuze) quello che, dalla metà degli anni Ottanta, viene indicato come patrimonio scritto o patrimonio culturale dell'identità collettiva. Gli autori di questo articolo, D. Arot, J. Deville e J.-F. Seron, rilevano come, da un significato notarile della parola, che inerisce al concetto dell'avere, si passa a un'idea di identificazione tra collettività e prodotto culturale, attinente al concetto dell'essere.
In questo contesto deve essere inquadrato il nuovo ruolo degli attori dell'intera catena del libro, dagli editori ai rilegatori. Non manca la messa a punto della polemica con gli editori in relazione al costo del libro e alla diffusione delle fotocopie e delle copie elettroniche (E. Aziza). Anche in Francia il problema giuridico è ancora aperto, benché gli editori abbiamo ottenuto una legge sulla riprografia e un accordo con la BNF in relazione alla diffusione dei testi in formato elettronico.
Nella seconda parte dell'opera si delineano i cambiamenti delle figure che animano il mondo dell'informazione pubblica: i documentalisti pubblici quali costruttori dell'informazione (F. Wilhelm), gli utenti (Ch. Evans), il personale della biblioteca (Ph. Marcerou). Per quanto riguarda gli utenti è interessante l'accenno di Evans alla tipologia del pubblico della Bibliothèque publique d'information del Centre George Pompidou. Questa biblioteca pubblica e gratuita - che non trascura anche caratteristiche di mediateca - è stata il fenomeno più vistoso dagli anni Ottanta a oggi. In questo periodo la BPI è in ristrutturazione, ma non è detto che il suo pubblico si sia riversato automaticamente a Tolbiac, date le diverse caratteristiche delle due biblioteche.
La parte relativa allo statuto del personale e alla formazione è un'attenta disamina della filiera delle biblioteche. Le riforme della carriera avvenute negli anni 1991-1992 non hanno ancora prodotto gli effetti desiderati e vi sono ancora alcune incongruenze nei requisiti necessari ai passaggi di carriera e solo una migliore formazione permanente potrà permettere al personale di affrontare i concorsi.
L'ultima parte del libro è dedicata allo scenario legislativo (D. Arot e J.-L. Gautier-Gèntes), alla presenza della cultura francofona attraverso le biblioteche francesi nel mondo (J. Kériguy) e alle biblioteche speciali (S. Bouffange). Alla fine è riportata una buona appendice bibliografica e di testi legislativi.
È indubbiamente un libro utile quale strumento per la conoscenza di una realtà vicina a quella italiana soprattutto per ciò che riguarda il compito di valorizzazione del patrimonio, ma ritengo che sia utile anche da un punto di vista sistematico osservare l'impegno a redigere un'opera storiografica sulle biblioteche pubbliche che possa avere un posto nella storia della cultura e delle istituzioni nazionali.
Silvana Boschi
Biblioteca di medicina veterinaria, Università di Milano