Charles L. Smith.  Computer-supported decision making: meeting the decision demands of modern organizations.  Greenwich (Con.): Ablex, 1998.  XIV, 172 p.  (Contemporary studies in information management, policy, and services).  ISBN 1-56750-357-8.  $ 73.25.

L'esigenza di aiutare le organizzazioni a semplificare e ottimizzare il meccanismo di presa delle decisioni mediante il ricorso a programmi automatizzati è venuta ad assumere importanza crescente negli ultimi anni, sia per le grandi sia per le medie e piccole imprese, a fronte di due evenienze fondamentali:
- da un lato, un diffuso assottigliamento degli organici aziendali dovuto all'aumento generale di "povertà" delle imprese, con la conseguenza di dover distribuire, tra un numero maggiore di impiegati, la responsabilità della presa delle decisioni, in un processo, certamente, di democratizzazione delle responsabilità gestionali ma, nel medesimo tempo, anche di aumento della quota di sfruttamento imputabile a ciascun impiegato da parte dell'azienda stessa, mediante la creazione di un complesso integrato di ruoli e di funzioni non più statiche e immodificabili, ma dinamiche, come declaratorie di profili professionali ampiamente intercambiabili e ricche, ciascuna d'esse, di una pluralità di competenze non solo "orizzontali" ma anche "verticali"; è una tendenza che riscontriamo anche da noi, nelle correnti ipotesi di contratto nazionale per i pubblici dipendenti;
- dall'altro lato, la crescente difficoltà di discernere, all'interno di un aumentato flusso di dati e di informazioni disponibili, l'informazione vera e rilevante da quella falsa e non rilevante, analisi necessaria per dominare con sufficiente sicurezza il buon esito della presa delle decisioni.

Per venire incontro a questo tipo di difficoltà, da tempo (per esempio, in medicina) si è fatto ampio ricorso a sistemi esperti per risolvere in modo automatico o semiautomatico il problema della presa delle decisioni. Dove questi sistemi incontrano inefficienze o cadute di affidabilità è nel tentativo di fornire automaticamente la decisione probabilisticamente più corretta, invece di aiutare l'utente umano a prendere la decisione corretta in relazione alle circostanze. Si tratta, per la maggior parte, di sistemi impositivi, autoritari, perché la maggior parte dei loro creatori ha cercato di definire regole astratte di decisione, imponendole o sovrapponendole al comportamento umano, confondendo l'astrazione matematica con l'ottimizzazione del reale, e quindi cercando di costringere la razionalità e l'intuitività umane entro la rigidità lineare della macchina. Il cammino contrario è invece rappresentato, sempre di più, dal prender spunto dalla variabilità dei comportamenti umani, formalizzarli e, infine, istruire la macchina a comportarsi "come se fosse" un amico esperto e razionale, capace di suggerire, non di decidere. La differenza è, così, fra sistemi assolutamente decisionali e sottosistemi che aiutano l'uomo, in particolari casi, a prendere delle decisioni.

Ciò che sembra mancare è, insomma, la disponibilità di un sistema di assistenza alle decisioni che consideri (e anzi parta proprio da) i bisogni cognitivi di un responsabile delle decisioni; che, cioè, sappia prendere in considerazione una discreta varietà di decisori umani, ciascuno portatore di bagagli differenziati (e di diverso livello) di esperienze, di diversi modi di pensare, di differenti capacità di dare risposte agli stress impliciti in ogni processo decisionale, e di differente approccio ai processi decisionali stessi. Sono proprio i processi decisionali in quanto tali, il dato che deve essere studiato per insegnare alla macchina ad aiutare l'uomo, invece di, "semplicemente", farcire un calcolatore di regole di decisione, oggettivamente stratificate in una disciplina o in una tecnica, che non prendano in considerazione (e anzi non vi si fondino proprio su) i comportamenti umani. Un approccio del genere è, viceversa, quello presentato dall'opera in esame.

L'autore, attualmente imprenditore di se stesso, ha un lungo passato in organismi scientifici e militari come esperto di computer problem solving e presenta in modo pragmatico e, ci è sembrato, efficace, il suo metodo (un sistema esperto costruito "in casa" con un minimo d'intelligenza artificiale, addirittura mediante HyperCard: buona notizia per gli utenti Macintosh) per la creazione di sistemi per il supporto alle decisioni (DSS), realizzato dall'autore sul proprio PC domestico, con quel minimo di conoscenze indispensabili per la manipolazione di un semplice database.

Entrando gradatamente nel dettaglio della "sistemistica per tutti", l'opera fornisce, pur nella sua brevità e concisione, una manualistica schematica, essenziale, ma comprensibile e completa per la costruzione "fai da te" di un vero e proprio sistema esperto, che solo casualmente appare orientato alla gestione aziendale, ma che sarebbe suscettibile di essere applicato a qualsiasi altro ambito decisorio. Insomma, proprio il tipo di opere del quale c'è più bisogno e che meno abbondano nel settore.

Il volume è articolato nelle fasi della comprensione dei meccanismi mediante i quali avvengono i processi decisionali (con un'analisi degli errori umani), della comprensione di che cosa siano e di come funzionino i sistemi informatici di supporto alle decisioni, per arrivare, infine, alla progettazione, alla costruzione e all'uso (valutazione compresa) di un DSS. Tra i prontuari allegati: un'appendice esemplificativa di regole di decisione (eliminazione comparativa, valutazione sistematica e giudizio personale basato sull'esperienza), un elenco operativo di regole di decisione per sistemi esperti per il settore delle vendite, un elenco dei più comuni errori umani, e un po' di regole formali per generare senza troppi errori ipotesi alternative nella definizione dei problemi. Qua e là, ma solo dove occorre, utili e concisi glossari sul ciclo di vita dei processi decisionali, sulla validazione dei sistemi, sull'ingegnerizzazione del software e sull'architettura di rete. Concludono l'opera gli indici consueti (e tanto invidiati) nella produzione scientifica e tecnologica anglosassone, oltre a una buona bibliografia riguardante sia (ma in maggior quantità) problemi cognitivi e cibernetici sia poche letture più tecniche sulla gestione aziendale e sull'ingegneria del software, aspetti di rete e architettura client/server compresi, ma non necessari per l'utilizzo ottimale del prodotto.

È inutile seguire qui passo passo tutta l'articolazione dell'opera, che l'interessato al tema troverà modo di apprezzare qualora decida di impegnarsi in qualcosa di concreto, e che lo studioso di scienze cognitive e cibernetiche potrà comunque utilizzare come Bignami di alto livello. Ci limitiamo perciò a segnalare solo un punto significativo.

L'autore si è preoccupato di fornire un manuale comodo, pratico e accessibile a tutti coloro che hanno un problema del genere, e l'impostazione pragmatica è avvertibile già nelle prime righe prefatorie, nell'invito a non cascare nella solita palude di tentar di risolvere un problema senza prima averlo definito, ed è proprio su questo assunto, apparentemente banale, che egli fonda il suo metodo. Perciò, prende avvio proprio dagli elementi essenziali dei processi decisionali (identificare il problema, definirlo, identificarne e metterne in atto la soluzione) per compilare una rassegna dei più correnti errori umani, che riduce sostanzialmente a tre: opportunità perdute (perdere di vista un problema che avrebbe dovuto essere identificato), errori o falsi allarmi (identificare come problema qualcosa che non lo è) e definire in modo errato un problema che è stato tuttavia identificato correttamente. Presentando come paradigma il caso di un uomo che decide di prendere l'automobile per andare a fare la spesa al supermercato, descrive i possibili modelli ambientali: quelli relativi allo scopo, al "perché" inteso come ragione causale (gli elementi oggettivi della situazione), alla funzione o al "come" (compimento degli eventi situazionali) e alla struttura oggettiva, il "che cosa" (gli aspetti psichici della situazione) che, a loro volta, sono fatti variare in base alle alternative possibili. Gli errori non possono, allora, che essere fatti risalire alla mancata o insufficiente coscienza o conoscenza di sé da parte del decisore, per ignoranza, orgoglio o paura, per cui compito primario del DSS diviene quello di invitare l'utente a rispondere correttamente a una serie di quesiti la cui soddisfazione dovrebbe contribuire a fornire maggiore oggettività al problema e alle sue soluzioni.

Domenico Bogliolo
Centro interdipartimentale per il calcolo scientifico, Università di Roma "La Sapienza"